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La vera memoria

In morte di Angelo Rizzoli

Il mio amico, pregiudicato, indagato, carcerato, ecc., se ne è andato e a me, se permettete, dispiace molto

di Giacomo Properzj - 12 dicembre 2013

Parlo di Angelo Rizzoli junior non il fondatore di quella che fu la più grande impresa editoriale italiana e di molte altre cose. Parlo di Angelo il mio amico che è morto ieri dopo aver sopportato per anni una gravissima malattia che giorno per giorno minava il suo fisico non la sua intelligenza.

Per quello che ho conosciuto, siamo stati insieme alcuni anni anche nel Partito Repubblicano, era un uomo buono e come tutti gli uomini buoni frustrato dalle vicende della vita che per lui era stata difficile fin dall"inizio. Difficile malgrado la grande ricchezza, allora per dire superiore a quella degli Agnelli e malgrado tutto quello che la sua condizione sociale poteva assicurargli. Una condizione che gli assegnava responsabilità enormi non sempre condivise dai parenti, costretto all"interno di un mondo spietato che nel giro di pochi anni riuscì a portargli via tutto quello che aveva, tutto.

Ma non voglio parlare di questi aspetti che del resto conosco poco vorrei invece salutare la sua dipartita col ricordo della sua prodigiosa memoria che gli garantiva un grande retroterra culturale, col ricordo del suo sarcasmo bonario che nascondeva un" allegria goliardica repressa dalle responsabilità e dalla cattiva salute. Il piacere di vedere gli amici, tanti, e senza discriminazione alcuna così che oggi se ne trovano pochissimi che siano pronti a dichiararsi tali pur avendo nuotato nella sua piscina e bevuto il suo champagne.

Mi spiace che se ne sia andato perché era un uomo simpatico e colto con cui si riusciva a impostare conversazioni intelligenti cosa difficile oggi dove i ragionamenti sono spesso sostituiti dalle grida e ogni progetto si riassume nei 140 caratteri di twitter: Hegel o anche S. Tommaso avrebbero difficoltà oggi a potersi esprimere.

Il mio amico Angelo Rizzoli, pregiudicato, indagato, carcerato, ecc., se ne è andato e a me, se permettete, dispiace molto. Pubblicato su www.linkiesta.it

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