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Poniamo fine al paradosso di Achille e la tartaruga

In attesa del verdetto di Palazzo Koch

“Considerazioni Finali”: è l’ora della verità sullo stato dell’economia e della finanza

di Angelo De Mattia - 27 maggio 2009

Venerdì sarà l’ora della verità sullo stato dell’economia e della finanza e sulle prospettive: la Relazione della Banca d’Italia e le Considerazioni finali che svolgerà il suo Governatore, Mario Draghi. Le “C.F.”, quest’anno, giungono dopo numerosi e importanti momenti di analisi della crisi a livello interno e globale: da ultimo, l’assemblea della Confindustria, il G30, l’assemblea della Cei, il rapporto dell’Istat, oltre alle relazioni di diverse organizzazioni internazionali. Si accresce, così, l’onere per gli addetti di Palazzo Koch che, nell’ultima fase dei lavori preparatori delle Considerazioni – il mese di maggio – sono impegnati tutti i giorni fino alle ore piccole (il Governatore Baffi ricordava le albe con il cinguettio degli uccelli della vicina Villa Aldobrandini).

Il discorso che ascolteremo venerdì sistematizzerà i diversi pronunciamenti dell’Istituto di via Nazionale, ma sicuramente fornirà un quid pluris analitico e propositivo sia per gli aspetti finanziari sia per quelli “reali”. Rafforza i motivi dell’attesa il congiungersi in Draghi delle funzioni di Governatore e di Presidente del Financial Stability Board. Nell’esercizio di questi ultimi compiti si è confrontato con altri Governatori, Ministri, Capi di Stato e di Governo, responsabili di istituzioni internazionali, economisti. Altro che “esercizi congetturali”. E’ assistito dalla solidità di quell’intellettuale collettivo che è la Banca d’Italia, l’Ena italiana. La trattazione dell’economia e della finanza globale saranno di particolare pregio. Non è nella tradizione dell’Istituto produrre elaborazioni con lo scopo di conseguire effetti di immagine.

Certo, solitamente non mancano nelle “C.F.” aspetti ai quali nessuno prima aveva pensato, come i famosi “esercizi” in tema di finanza pubblica, reddito, istruzione, etc. Ma è la robustezza e asciuttezza dell’impianto che caratterizzano questo documento (e la Relazione), la sua forza tranquilla. Siamo nella fase del rallentamento del peggioramento: che fare? E, soprattutto, dopo aver ben arato, con una serie di interventi analitici in questi mesi, il campo della finanza – nel quale, però, restano ancora punti da chiarire, per es. a proposito delle esposizioni in derivati – e dopo aver affrontato il tema delle necessarie nuove regole, cominciando da quelle più concrete relative all’operatività di banche, intermediari finanziari e mercati, piuttosto che andare alla ricerca di <+corsivo>grundnorm<+tondo>, sono l’economia reale e, dunque, la politica economica, che hanno bisogno di un deciso approfondimento e di suggerimenti e proposte. E’ possibile continuare senza finalmente imprimere un impulso forte alla domanda aggregata e, nel contempo, senza por mano, dopo il fiume di dati e di stime negativi su tutto lo scacchiere economico e di finanza pubblica, alle riforme di struttura?

Ora e anche in previsione di una exit-strategy dalla crisi? Non c’è una stretta coerenza tra politica monetaria – condotta dalla Bce, ma con il contributo importante della Banca d’Italia – e un aggiustamento della politica economica, come del resto l’Istituto di Francoforte ha sollecitato, quando ha sostenuto la necessità per molti Paesi dell’Eurozona di affrontare con decisione il tema del controllo dei conti pubblici e la riforma dei fattori della produzione nonché dei mercati dei beni e servizi?

Appare difficile continuare solo nei raffronti con la situazione di altre economie, per concludere che quella italiana si trova in condizioni migliori: quindi, con un non sequitur traballante, non resterebbe che attendere che passi la nottata.

Di riforme di struttura e di ripresa delle liberalizzazioni ha parlato la Presidente della Confindustria nella recente assemblea. Ma questo tema è nel dna dell’Istituto di Via Nazionale e la trattazione ha avuto sempre una sua originalità. Sarebbe importante ascoltare un’analisi dei problemi del Mezzogiorno, scomparso dall’agenda politica, del federalismo fiscale, delle difficoltà della ricerca e dell’istruzione, un classico terreno di impegno dell’Istituto, dell’occupazione e dei redditi.

La lunga tendenza che fu definita declino o bradisismo economico, tuttora non interrotta, solleva l’esigenza di un’analisi robusta della produttività e della competitività perché, al momento del superamento della crisi, la nostra economia possa correre come quella dei maggiori Paesi europei, ponendo fine al paradosso di Achille e la tartaruga. Ma si attende anche di ascoltare come a una strategia che sia volta a passare dal rallentamento all’arresto del peggioramento, per poi iniziare l’uscita dalla crisi, possono e devono collaborare le banche.

E’ attesa anche la trattazione dell’evoluzione del sistema bancario, dopo i diversi provvedimenti governativi, di fronte alla necessità di non far mancare il sostegno alle iniziative valide, quantunque non dovessero essere assistite da garanzie reali, ma anche di tener conto del drastico peggioramento della qualità del credito, dell’aumento delle sofferenze, della riduzione della domanda.

Qual è l’identikit del “bravo banchiere” oggi in una fase cruciale della crisi, quali riforme introdurre nel sistema bancario e in quello finanziario per una più adeguata tutela del risparmio e per un più avanzato rapporto con l’utenza, quali misure di consolidamento per gli istituti delle fasce inferiori del settore bancario? Un tema che non potrà mancare riguarda la riforma della vigilanza a livello europeo, nella definizione della cui architettura occorrerà compiere passi avanti rispetto ai modesti risultati dei lavori del Comitato de Larosiére.

Ma neppure mancheranno – tutt’altro – le idee sulla necessaria riforma del sistema monetario internazionale, a partire dal Fondo monetario e dalla Banca mondiale.

Si intrecciano, nelle “C.F.”, la parte internazionale e quella italiana. Ci saranno i riferimenti, dopo l’esordio “Signori Partecipanti...” alle iniziative della Banca per migliorare efficienza ed efficacia del suo agire. Qui viene in rilievo la riforma, che è stata promossa, dell’organizzazione della rete, che non significherà distacco dalla multiforme realtà territoriale del nostro Paese.

Sulla Banca pende ancora la previsione della sua statizzazione contenuta in una norma opportunamente finora non applicata. Si tratta di una norma da abrogare.

Poi, se si riterrà di modificare l’assetto azionario, ciò dovrebbe avvenire solo a condizione del rispetto pieno dell’autonomia e indipendenza dell’Istituto e della diffusione delle quote di partecipazione a tutto il sistema creditizio e finanziario, realizzando la public company Banca d’Italia. La Banca centrale è un’istituzione fondamentale della democrazia economica.

E’ auspicabile che il dibattito che si aprirà sulle “C.F.” non si soffermi sui presunti schieramenti o sui riflessi politici ed elettorali, ma affronti sine ira ac studio (a differenza di quanto accaduto in passato) il merito dei temi sollevati, secondo una dialettica che, nei suoi giusti confini, non può che essere un apporto al progresso del Paese.

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