Se non ora quando
Immancabile TAV
Senza apertura del cantiere dovremo rinunciare ai fondi europeidi Enrico Cisnetto - 28 giugno 2011
Non c’è solo il solito “partito del no” nella complicata e rischiosa partita che l’Italia si gioca con la Commissione europea sulla Torino-Lione. Se il governo avesse avuto nella vicenda Tav – che dura da ben 21 anni! – la stessa benemerita fermezza che ha mostrato quando il 27 giugno in Val di Susa si è tentato, facendo ricorso alla violenza, di impedire l’apertura del cantiere della Maddalena, oggi non correremmo il rischio di perdere non solo la quota parte italiana dei 672 milioni che Bruxelles ha già stanziato per l’opera ma anche i successivi finanziamenti che si dovrà decidere se assegnare o meno per il periodo 2014-2020. La verità, purtroppo, è che si è andati avanti a suon di tentennamenti, finendo per accumulare un colpevole ritardo che ci è stato inevitabilmente rinfacciato dal commissario ai Trasporti Siim Kallas. Dal quale è arrivato un avvertimento che suona come una condanna del tempo perso: l’apertura del cantiere per il tunnel ferroviario è condizione necessaria ma non sufficiente per assicurarsi i fondi comunitari. Infatti, entro il 30 giugno andavano approvati i progetti preliminari, mentre al massimo ai primi di luglio Italia e Francia dovranno raggiungere una nuova intesa sulla ripartizione degli oneri finanziari legati alla realizzazione dell’opera.
Su questi due obiettivi il ministro Matteoli ha dato confortanti rassicurazioni, ma è pur vero che il Cipe non è stato ancora convocato e che ci sono molti dubbi sulla possibilità che l’accordo italo-francese possa essere firmato in occasione della riunione intergovernativa del 6 luglio, perché i costi sono lievitati e le casse dei due governi sono vuote. E a Bruxelles, nel concedere l’ennesimo rinvio, sono stati netti: “se non ci sarà un chiaro accordo parigi-Roma sull’uso dei fondi, le risorse saranno riallocate in favore di altri progetti”. Se dovesse accadere, si sappia fin d’ora che la colpa non sarà solo dei pur irresponsabili “no Tav”.
Su questi due obiettivi il ministro Matteoli ha dato confortanti rassicurazioni, ma è pur vero che il Cipe non è stato ancora convocato e che ci sono molti dubbi sulla possibilità che l’accordo italo-francese possa essere firmato in occasione della riunione intergovernativa del 6 luglio, perché i costi sono lievitati e le casse dei due governi sono vuote. E a Bruxelles, nel concedere l’ennesimo rinvio, sono stati netti: “se non ci sarà un chiaro accordo parigi-Roma sull’uso dei fondi, le risorse saranno riallocate in favore di altri progetti”. Se dovesse accadere, si sappia fin d’ora che la colpa non sarà solo dei pur irresponsabili “no Tav”.
L'EDITORIALE
DI TERZA REPUBBLICA
Terza Repubblica è il quotidiano online fondato e diretto da Enrico Cisnetto nato nel 2005 dall'esperienza di Società Aperta con l'obiettivo di creare uno spazio di commento indipendente e fuori dal coro sul contesto politico-economico del paese.