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Un problema da porre per molte ragioni

Il viceré e il Partito Democratico

Avere Bassolino tra i fondatori del PD significa rassegnarsi al clientelismo

di Davide Giacalone - 11 gennaio 2008

Bassolino non è solo l’arrogante viceré napoletano, un Tommaso Aniello ribaltato, che incassa dalle tasse anziché abbassarle, non è solo il responsabile di una tragedia che ci svergogna in mondovisione, e non ha solo amministrato soldi finiti alla camorra, è anche uno dei fondatori del Partito Democratico. Un partito che ha un capo ma non un gruppo dirigente, non ha struttura e manca di democrazia interna, che è la somma di correnti ed individualità, mancando di un’identità realmente condivisa. Un clone di Forza Italia, insomma, con la differenza che il modello originale è già stato molte volte votato da un numero enorme d’italiani, mentre il clone mai. Il problema del viceré si pone, e per molte e serie ragioni.

Tenersi Bassolino fra i fondatori significa pensare al Sud in un modo che farà sembrare l’era laurina quale empireo del pensiero e della passione democratica. La sua capacità di moltiplicare i voti nel mentre abbandonava a se stessa la spazzatura e dilapidava ricchezze pubbliche evoca il peggiore clientelismo, con la significativa differenza che nell’italietta liberale servì anche a consolidare la democrazia, nel dopoguerra anche a distribuire ricchezza, ora solo a mantenere in vita una macchina di potere fine a se stessa. Se ci si tiene Bassolino per non perdere il suo feudo elettorale, i legami intessuti e le relazioni coltivate, il nuovo partito non puzza di vecchio, ma di morto. Se una parte del partito lo vuol tenere perché utile nelle dinamiche interne, vuol dire che la nuova cosa non nasce con le correnti, ma direttamente con la loro degenerazione. Se a Napoli non c’è una sinistra che reclama le sue dimissioni e la sua cacciata, vuol dire che s’è avvelenato il corpo, ma anche la terra e le acque. Se taluni mostrano disagio (e li capisco) per la Binetti, ma non per Bassolino, vuol dire che il moralismo senza etica li ha rincitrulliti.

Per il pd, insomma, Bassolino è un ineludibile problema politico. Ma lo è anche per gli avversari: se, in queste condizioni, non riescono ad essere credibilmente alternativi, se riescono ancora a lungo a star zitti od a gridare senza dire, vuol dire che la politica s’è ridotta a ribalta di mentecatti incapaci di far altro. E, allora, sarà il caso d’osservare che Bassolino non è migliore, ma neanche peggiore di altri.

www.davidegiacalone.it

Pubblicato da Libero di venerdì 11 gennaio

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