L’Italia: il Paese più indebitato dell’Ue
Il tesoretto: dove lo metto non si sa!
La politica del sovra(t)tasso e dei debiti pubblici. Chi pagherà? Sempre e solo noidi Davide Giacalone - 07 giugno 2007
In assenza di politica e di ragionare politico, si pubblicano le notizie senza coglierne il nesso. Da una parte le gran discussioni sul “tesoretto”, dall’altra la non notizia (perché annunciata) dell’aumento dei tassi d’interesse, destinati, oltre tutto, a crescere ancora. Sarebbe stato più utile osservare che aumentando i tassi il tesoretto accumulato è già diminuito e la speranza di accumularne ancora svanisce. E sarebbe saggio far sapere che essendo l’Italia il Paese di gran lunga più indebitato dell’Ue, quel tipo di rialzi la colpiscono in modo particolare e pesante, diminuendone la già debolissima speranza di stare al passo con gli altri.
Un tempo, certo da non rimpiangere, regolavamo i conti del debito pubblico diminuendone periodicamente il valore con delle svalutazioni, il che rilanciava la competitività dei prodotti italiani ma ci faceva produrre ed importare inflazione. Contro gli effetti devastanti dell’inflazione usavamo un anestetico, i tassi altissimi sui titoli pubblici, che da una parte faceva crescere il debito, ma dall’altro dava l’impressione alle famiglie di guadagnare con i propri risparmi. Oggi la situazione è all’esatto opposto: l’euro continua ad apprezzarsi sul dollaro, nel mentre il cambio con le monete delle aree in più prepotente crescita è del tutto irreale, inoltre la Banca Centrale combatte prima di tutto, e fin troppo, l’inflazione aumentando la quantità di ricchezza che noi bruciamo per potere servire il debito, ovvero pagarne gli interessi. Se la politica avesse un assetto normale, questo sarebbe “il” problema, cui si legherebbero quelli della produttività, competitività e formazione sia dei nostri cittadini, specie i più giovani, che delle nostre aziende. Ma la politica, come si vede dalle prime pagine di tutti i giornali, è troppo occupata a regolare i conti con il passato, è troppo presa dal tentativo di risolvere una gara di potere tutta interna alla pozza italica, per trovare il tempo e la voglia, oltre che la capacità, di pensare al futuro.
Quindi, a breve, ricominceremo a spendere il tesoretto per consentire la soddisfazione di qualche interesse particolare e si lascerà insoddisfatto l’interesse generale, che reclama un colpo forte contro il debito pubblico. Si continuerà a parlare agli elettori come portatori d’interessi specifici, e si dimenticherà di parlare agli italiani. Magari ci si accorgerà che l’aumento dei tassi d’interesse comporta una maggiore spesa per le famiglie indebitate (vedi mutui), ma si eviterà di sottolineare che il peso finanziario più rilevante lo sopporta la famiglia più grande, con il debito immenso: gli italiani.
Un tempo, certo da non rimpiangere, regolavamo i conti del debito pubblico diminuendone periodicamente il valore con delle svalutazioni, il che rilanciava la competitività dei prodotti italiani ma ci faceva produrre ed importare inflazione. Contro gli effetti devastanti dell’inflazione usavamo un anestetico, i tassi altissimi sui titoli pubblici, che da una parte faceva crescere il debito, ma dall’altro dava l’impressione alle famiglie di guadagnare con i propri risparmi. Oggi la situazione è all’esatto opposto: l’euro continua ad apprezzarsi sul dollaro, nel mentre il cambio con le monete delle aree in più prepotente crescita è del tutto irreale, inoltre la Banca Centrale combatte prima di tutto, e fin troppo, l’inflazione aumentando la quantità di ricchezza che noi bruciamo per potere servire il debito, ovvero pagarne gli interessi. Se la politica avesse un assetto normale, questo sarebbe “il” problema, cui si legherebbero quelli della produttività, competitività e formazione sia dei nostri cittadini, specie i più giovani, che delle nostre aziende. Ma la politica, come si vede dalle prime pagine di tutti i giornali, è troppo occupata a regolare i conti con il passato, è troppo presa dal tentativo di risolvere una gara di potere tutta interna alla pozza italica, per trovare il tempo e la voglia, oltre che la capacità, di pensare al futuro.
Quindi, a breve, ricominceremo a spendere il tesoretto per consentire la soddisfazione di qualche interesse particolare e si lascerà insoddisfatto l’interesse generale, che reclama un colpo forte contro il debito pubblico. Si continuerà a parlare agli elettori come portatori d’interessi specifici, e si dimenticherà di parlare agli italiani. Magari ci si accorgerà che l’aumento dei tassi d’interesse comporta una maggiore spesa per le famiglie indebitate (vedi mutui), ma si eviterà di sottolineare che il peso finanziario più rilevante lo sopporta la famiglia più grande, con il debito immenso: gli italiani.
L'EDITORIALE
DI TERZA REPUBBLICA
Terza Repubblica è il quotidiano online fondato e diretto da Enrico Cisnetto nato nel 2005 dall'esperienza di Società Aperta con l'obiettivo di creare uno spazio di commento indipendente e fuori dal coro sul contesto politico-economico del paese.