Nell’aria c’è una sfiducia nel cambiamento
Il sasso referendario e l’immobilismo
Poche ore prima dello stop alla raccolta firme.Parlamento incapace di provvederedi Davide Giacalone - 17 luglio 2007
Ancora pochi giorni, poche ore per firmare e chiedere tre referendum che cambino la legge elettorale. Giunti alla fine della corsa sono arrivate adesioni autorevoli, sebbene resti del tutto incomprensibile il perché si sia aspettato tanto. Non è cambiato nulla, e chi reclama governi efficienti non può impiegare sei mesi per stabilire se i referendum meritano di essere appoggiati. Credo, invece, di poter confermare quel che sostenni fin dall’inizio: i referendum (non solo questi) non sono lo strumento idoneo a far buone leggi elettorali, ma il Parlamento è fermo, incapace di provvedere, la politica è timorosa e tende a conservare l’esistente, per quanto inguardabile, quindi ben vengano le firme.
I tre mesi che ora si concludono, comunque, sono stati assai istruttivi. Al contrario di quel che avvenne all’epoca dei primi referendum “Segni”, ci sono stati meno entusiasmo e meno attenzione. Non che il sistema politico goda di maggiore consenso, ma ha preso piede una più spessa sfiducia nel cambiamento. Ci si crede meno, con quel che ne consegue. La grande stampa si è schierata a favore, ma senza troppo spingere ed utilizzando il tema referendario per porre ulteriori problemi al governo Prodi, straordinario catalizzatore dei dissensi e fisica dimostrazione di quanto sia inutile la stabilità indotta non dalla voglia, ma dalla paura di fare. La politica s’è chetata ed alimenta gli scontri reclamando un giudizio popolare del quale diffida. Le corporazioni, dai sindacati ai magistrati, rappresentano delle minoranze, ma sanno di potere bloccare il Paese, quindi, in fondo, s’accomodano bene in un sistema che rende debole la politica, intendendosi per tale la capacità di ragionare in termini d’interessi collettivi.
Siamo messi male, insomma, perché sappiamo di essere in una condizione sbagliata ma non troviamo le forze per muovere un solo passo. In fondo, anche alle ultime elezioni, la stragrande maggioranza degli italiani ha votato forze moderate e ragionevoli, che poi si consegnano ostaggio di ridicoli estremismi ideologici e pericolosi egoismi corporativi. Più che un sasso nello stagno, i referendum sono un sasso contro la vetrina. Un gesto quasi da teppisti, certo, ma quando i volenterosi producono ignavia ed i coraggiosi viltà, non c’è da piangere se il vetro si sbriciola.
www.davidegiacalone.it
Pubblicato da Libero di martedì 17 luglio 2007
I tre mesi che ora si concludono, comunque, sono stati assai istruttivi. Al contrario di quel che avvenne all’epoca dei primi referendum “Segni”, ci sono stati meno entusiasmo e meno attenzione. Non che il sistema politico goda di maggiore consenso, ma ha preso piede una più spessa sfiducia nel cambiamento. Ci si crede meno, con quel che ne consegue. La grande stampa si è schierata a favore, ma senza troppo spingere ed utilizzando il tema referendario per porre ulteriori problemi al governo Prodi, straordinario catalizzatore dei dissensi e fisica dimostrazione di quanto sia inutile la stabilità indotta non dalla voglia, ma dalla paura di fare. La politica s’è chetata ed alimenta gli scontri reclamando un giudizio popolare del quale diffida. Le corporazioni, dai sindacati ai magistrati, rappresentano delle minoranze, ma sanno di potere bloccare il Paese, quindi, in fondo, s’accomodano bene in un sistema che rende debole la politica, intendendosi per tale la capacità di ragionare in termini d’interessi collettivi.
Siamo messi male, insomma, perché sappiamo di essere in una condizione sbagliata ma non troviamo le forze per muovere un solo passo. In fondo, anche alle ultime elezioni, la stragrande maggioranza degli italiani ha votato forze moderate e ragionevoli, che poi si consegnano ostaggio di ridicoli estremismi ideologici e pericolosi egoismi corporativi. Più che un sasso nello stagno, i referendum sono un sasso contro la vetrina. Un gesto quasi da teppisti, certo, ma quando i volenterosi producono ignavia ed i coraggiosi viltà, non c’è da piangere se il vetro si sbriciola.
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Pubblicato da Libero di martedì 17 luglio 2007
L'EDITORIALE
DI TERZA REPUBBLICA
Terza Repubblica è il quotidiano online fondato e diretto da Enrico Cisnetto nato nel 2005 dall'esperienza di Società Aperta con l'obiettivo di creare uno spazio di commento indipendente e fuori dal coro sul contesto politico-economico del paese.