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La partita clientelare del sistema sanitario laziale

Il ruolo dell’ineffabile Governatore Marrazzo

Per creare un sistema efficiente e dare fiducia ai cittadini bisogna eliminare i partiti dalla sua gestione

di Cesare Greco - 27 ottobre 2008

Ineffabile Marrazzo. Governa il Lazio dal 2005 ma non resiste alla tentazione di riproporsi ancora come il combattivo fustigatore di “Mi manda RAI 3”. La regione affoga nei debiti della sanità e, nel tagliare con la scure l’assistenza ai cittadini, punta il dito contro i baroni universitari “padroni dei posti letto”. E per colpirli riduce i posti letto per acuti dopo avere inasprito i ticket. Non si pone neanche il problema delle spese clientelari che con i soldi della sanità mantengono gli apparati dei partiti locali. Neanche dopo che la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittima una legge, della sua amministrazione, che istituzionalizzava lo spoil system consentendo, dietro equo indennizzo, la sostituzione dei Manager delle ASL, automaticamente e senza contraddittorio.

Il presidente non si pose il problema dell’aggravio di spesa, costituito dall’equo indennizzo, e del fatto che quella legge potesse apparire un tantinello clientelare. Fra l’altro, dopo la pronuncia della Consulta, le tasche dei cittadini saranno ulteriormente gravati dalle cospicue richieste di danni da parte dei manager rimossi. Utilizzando lo stile del giornalismo di denuncia, Marrazzo ha prontamente trovato il bersaglio verso cui indirizzare la pubblica indignazione per gli sprechi sanitari, i soliti sospetti: i Baroni. Il fatto è che ormai la politica è riuscita a dare di sé un’immagine talmente squalificata da rendere tali affermazioni totalmente non credibili. In un sistema in cui nulla, dalla nomina degli amministratori a quelle dei Primari, si muove che la politica non voglia e nel quale si continuano a ridurre le spese per l’assistenza ai cittadini, mentre si continuano a gonfiare le spese per sistemare i propri galoppini, nessuno più crede ai tradizionali capri espiatori. Ma la colpa non è solo di Marrazzo.

Il presidente laziale è solo un’espressione di quella cultura politica ormai radicata in tutti gli schieramenti, che ritiene il pubblico denaro nella disponibilità dei partiti e si comporta di conseguenza. E dal momento che le competenze per la spesa sanitaria sono appannaggio delle regioni, i partiti che le governano attingono da questa, in ciò garantiti dalla lunga serie di riforme che dal 1978 ad oggi non hanno fatto altro che perfezionare questo meccanismo. C’è chi vorrebbe festeggiare i 30 anni di questa vergogna continuandola a spacciare per grande conquista di equità democratica. Sta di fatto che quanti hanno oggi almeno 50 anni cominciano a sentire una struggente nostalgia per quel vecchio sistema mutualistico, che senz’altro andava rivisto in senso più solidaristico, ma che garantiva eccellenti livelli per l’epoca, senza prosciugare le finanze pubbliche a favore di un apparato burocratico pletorico, inefficiente, spendaccione e spesso corrotto (lady ASL docet). Se realmente si vuole contenere la spesa sanitaria, ridare efficienza al sistema e fiducia ai cittadini vi è una sola cosa da fare subito: buttare fuori i partiti dalla sua gestione.

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