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C'è molto da definire, ma il terzo polo prende corpo

Il Risiko della politica si gioca al centro

La casa dei moderati ha già le fondamenta, ma non è quella di Berlusconi, né di un Ulivo-bis

di Lorenzo Lo Basso - 13 giugno 2005

Sia il Cavaliere che il Professore rischiano di restare a bocca asciutta se non si convinceranno di essere fori tempo massimo. Uno infatti rappresenta l’alternativa obbligata dell’altro, e questa non è alternanza, ma becero oligopolio della politica.

Le cose stanno però per cambiare, e non poco. La nuova intesa politica per la nascita di un terzo polo, alternativo e non dipendente da quelli attualmente in campo, corre dai moderati dei Ds fino ai corrispondenti di Forza Italia, attivando le forze terziste nell’UdC, nei Socialisti, nella lista Di Pietro e nell’Udeur.

I problemi che una simile forza trasversale si troverà di fronte saranno molti, a partire dalla spendibilità dei nomi, dalla difficile comunicabilità con gli elettori, fino alla riconquista di un’ampia base di consenso. Ma si tratta di dettagli rispetto a quanto si potrebbe ottenere, dalla caduta di questo bipolarismo fino ad una nuova geometria dei tutta la politica. L’impresa più ardua starà nel far capire alla gente che non si tratta di mosse di palazzo, che non si tratta di spartizioni o lottizzazioni, ma dell’esatto contrario. Bisognerà far capire che senza cambiare l’attuale assetto dei partiti – cui molti si sono, per assuefazione, affezionati – non sarà possibile attuare politiche strutturali di lunga durata. Ben vengano quindi gli accordi trasversali, le convergenze e tutto quanto sarà necessario per condurre in porto l’operazione di costituzione del terzo polo. Non va dimenticato infatti che le geometrie e le alleanze in Parlamento sono e devono rimanere strumenti per migliorare la politica, con una durata ed una vita legate agli obiettivi comuni. Non possiamo più permetterci di supportare un sistema dove le alleanze stesse – al posto delle idee – sono il fine e non il mezzo dei partiti e dei loro leaders. Ed è stato questo tipo di alleanze a celare per molti anni la bugia di Berlusconi, ed è qui che Prodi trova la ragion d’essere: sono infatti stati capaci, con la propria azione – promettendo il miraggio della governabilità – di congelare totalmente lo scenario un tempo dinamico, che li aveva partoriti.

L’idea di Rutelli di pochi giorni fa – ovvero la separazione della Margherita dall’Ulivo nelle liste del 25% di proporzionale – non era altro che una mossa politica semplice e condivisibile per la margherita. Ha però generato reazioni a dir poco inconsulte. Questo affollarsi di reazioni, di distinguo, di mediazioni, finanche di controproposte ha fatto definitivamente cadere l’illusione della stabilità del sistema così come struturato oggi.

Se i grandi leader hanno finora dormito sonni tranquilli – sicuri che il giorno dopo il proprio alter ego sarebbe stato lì a giustificarne l’esistenza – adesso devono correre ai ripari, per evitare che i presunti buoi lascino in massa le stalle e si scelgano da soli un’altra casa.

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