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Affidandosi ai vecchi saggi della Repubblica

Il rischio è un’ulteriore ingessatura

Largo ai giovani: dove e come? Quali esempi di attualità per le nuove generazioni?

di Elio Di Caprio - 24 aprile 2006

Fausto Bertinotti, il “guerriero” in cachemire di Rifondazione Comunista, intervistato in televisione da un"insolitamente cauta Lucia Annunziata, si schermisce dalle “provocazioni” della giornalista, promettendo che egli intende esercitare la carica promessagli di Presidente della Camera non come centro di potere, ma come uno dei tanti avamposti diretti ad estendere una certa egemonia, non si sa se politica, ideale o culturale. Bertinotti però non parla espressamente di “egemonia comunista”, forse per ritegno o perché consapevole che sarebbe, a dir poco, un"uscita irrituale nel 2006.
Ognuno è libero di pensarla come vuole, ma se sono questi gli esempi di “attualità” che le nuove generazioni vanno cercando per capire e schierarsi in un sistema bipolare che ammucchia sigle e partiti spesso lontanissimi tra loro, la confusione cresce, non diminuisce.
Bisogna puntare sui giovani e fare largo ai giovani. Ma come? Si deve farlo per un fisiologico ricambio, ma si può quando non sono neppure saltati quelli che Sergio Romano chiama i “tappi della bottiglia”, cioè a dire Prodi e Berlusconi, che hanno trasformato le ultime elezioni in un referendum sulle loro persone, riproponendosi al giudizio dei votanti come dieci anni fa?
La possibile riconferma di Azeglio Ciampi nella carica di Presidente della Repubblica e la proposizione di Giulio Andreotti come Presidente della Camera, di cui si parla in questi giorni, non sono uno scherzo del destino, ma testimoniano quanto il cambio e la selezione della classe dirigente, anche nei suoi aspetti simbolici, siano difficili e faticosi. L"equilibrio di questo sistema bipolare, che avrebbe dovuto innescare un"alternanza non traumatica delle coalizioni di governo e conseguentemente un naturale ricambio generazionale, è così fragile che si sente il bisogno di ricorrere alle vecchie figure per rassicurare i cittadini sulla continuità di un quadro politico messo a dura prova dagli incerti risultati elettorali. Sono figure che, a prescindere da ogni giudizio di merito, se ora riproposte, indicano che il periodo di transizione non è finito neppure con l"ultima tornata elettorale.
Si continua a dare un"importanza decisiva alla presunta o vera spaccatura degli italiani, chiamandoli a più riprese a confronti elettorali continui, dimenticando che il vero problema è il ricambio generazionale inceppato ancor più dall"ultima riforma elettorale che ha delegato totalmente ai partiti la scelta della loro rappresentanza, impedendo qualunque spazio di proposizione alla società civile. E" chiaro che in tale modo sarà sempre più difficile che le leve giovanili riescano ad emergere e a farsi valere, in presenza di tanti tappi di bottiglia che impediscono di esplorare e sperimentare diversi modelli di rappresentanza, magari più adatti ai tempi che non quelli risultanti dall"attuale sistema elettorale.
Il ricambio a strappi avvenuto a seguito della “rivoluzione” di Tangentopoli ha interrotto un normale avvicendamento generazionale, ponendo gli italiani nelle condizioni di una difficile scelta tra il nuovo, rappresentato dall"irruenza leghista e dalla presunta “modernità” aziendalista dei managers raccolti attorno a Publitalia e il vecchio di un sistema di rappresentanza che, senza scosse, avrebbe rischiato di autoperpetuarsi sulla base di schemi di contrapposizione politica completamente superati dalla storia e dall"evolversi della società. Lo stesso accenno di FaustoBertinotti alla sua voglia di ”egemonia” la dice lunga sul perdurare ideologico di vecchie sedimentazioni che vengono alla luce ancora oggi.
Le contraddizioni della transizione italiana sono figlie di quella storia . Se il vuoto è stato occupato dalle seconde file dei vecchi partiti riciclati con nomi nuovi e raggruppati in improbabili coalizioni di potere, come se questo fosse l"unico modo per corrispondere alle ansie di mutamento e di discontinutà dell"opinione pubblica, a quale ricambio possono mai aspirare i giovani di oggi? In base a quali valori e quali esempi? Non è dato avere una terza via da scegliere tra le vetero-nostalgie di Bertinotti e la “modernità” mediatica di Silvio Berlusconi?
Non sono neppure distinguibili come prima i moderati dagli estremisti. Tutto viene contenuto e perdonato se si tratta di far vincere la propria parte politica, anche gli atteggiamenti più arroganti o i messaggi demagogici diretti alla “pancia” dei cittadini più che al loro raziocinio.
Di fronte alle macerie di una contesa elettorale combattuta senza esclusione di colpi , così estrema nei suoi esiti da non dare un risultato di netta supremazia o di netta sconfitta, non resta dunque che affidarci ai vecchi saggi della Repubblica o della prima Repubblica...
Ma non si rischia così di ingessare ulteriormente il sistema bipolare, comprimendo ancor più quanti, tra i giovani, vorrebbero voltar pagina con un confronto politico che si svolga sui problemi reali?

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