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Public Policy

Le dichiarazioni ossimoriche della politica

Il Pd, l'America e l'Europa

Difficile scegliere tra le due diverse alleanze. Impossibile, però, non farlo.

di Alessandro D'Amato - 18 settembre 2007

Le dichiarazioni ossimoriche, si sa, sono particolarmente apprezzate dai nostri politici. E il motivo è facilmente spiegabile: consentendo di abbracciare l"intero arco delle opinioni - o per lo meno una buona parte di esse - permettono di trarli in salvo in molte occasioni. Quando non si sa che dire su un argomento perché non lo si conosce, ad esempio. Oppure nel momento in cui non ci si vuole sbilanciare più di tanto tra due politiche che sono a tutti gli effetti opposte. Oppure ancora nella misura in cui serve compiacere un campo quanto l"altro, perché si hanno amici in ambedue. Chissà quale di queste motivazione ha mosso Enrico Letta, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e candidato alla segreteria del Pd, nel corso del suo discorso di candidatura a conclusione della due giorni del "Festival delle Idee di Piacenza", trasmesso in diretta da LA7. "Dobbiamo fare un partito europeo ed europeista e un partito dal programma saldamente atlantico" - ha detto Letta - "e quando dico un partito europeo e un partito atlantico lo dico senza altri aggettivi. Noi dobbiamo dire con chiarezza che cosa vuol dire per noi la bussola: l"Europa e l"amicizia con gli Stati Uniti".

Che si vogliano perseguire i due obiettivi, infatti, può essere un desiderio irrealizzabile, ma non una politica estera seria. Perché i destini dell"Europa sono destinati, nel lungo come nel breve termine, ad essere antitetici rispetto a quelli degli Stati Uniti. O, per meglio dire, lo sono stati finora. I due paesi-motore, Francia e Germania, si sono schierati contro il più grande atto politico della presidenza Bush, la guerra in Iraq. Altre occasioni di contrasto non sono mancate, anche se sono state spesso presentate come dissensi tra paesi singoli (Usa-Germania sul clima, Usa-Francia su...quasi tutto, comprese le patatine fritte), invece che tra politiche in distonia. Ma di questo ha colpa soprattutto l"Unione Europea, finora incapace di avere una voce unica in politica estera. In campo economico, occasioni e motivi di contrasto dovrebbero moltiplicarsi nei prossimi anni. Dovrebbero, perché spesso i due contendenti rinunciano a farsi concorrenza per arrivare a una più praticabile spartizione del bottino. E questo non può che rappresentare un problema, visto che dalla libera competizione in molti campi - uno, ad esempio: i servizi finanziari - ne trarrebbero vantaggio sia i consumatori che gli altri concorrenti.

Poi, ovviamente, si può scegliere anche un collateralismo con gli Stati Uniti. Soprattutto nel breve, porta vantaggi, come hanno imparato nell"Est Europa. Quello che non si può fare, ed Enrico Letta non può non saperlo, è seguire due vie antitetiche. E quindi sarebbe anche ora che in politica estera gli altri candidati facessero sentire la propria voce. Spiegando proprio, nel binomio Europa-Usa, con chi preferiscono stare. Al di là degli schieramenti obbligatori, cosa pensano i pretendenti alla poltrona più alta del Partito Democratico, al riguardo? Ovviamente, e questo è un avvertimento soprattutto per Veltroni (che di questo tipo di dichiarazioni potrebbe essere campione nazionale), non vale utilizzare la formula ossimorica lettiana. Sarebbe bello che anche i potenziali elettori del PD dicessero anche la loro, così magari possiamo misurare se e quanta distanza c"è tra loro e i leader. E chiedercene il perché.

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