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La sfida del Pontefice tra fede e Realpolitik

Il messaggio della Chiesa

Vaticano in allarme per i nuovi conflitti per i rifornimenti energetici in Medio Oriente

di Elio Di Caprio - 15 dicembre 2006

Forse è la prima volta che in un messaggio papale, come quello annunciato da Papa Ratzinger in occasione della prossima giornata mondiale della Pace, lo sguardo ecumenico si allarga ad indicare i pericoli futuri dovuti all"ingiusta distribuzione dei rifornimenti energetici ed ai conflitti che si possono generare per la rincorsa all"accaparramento di petrolio e gas.
Nel documento pontificio non si parla solo di aborto, eutanasia, diritto alla vita , ma anche di libertà religiosa e di rilevanza pubblica della fede per il mondo dei cattolici. Non può sfuggire all"attenzione del Pontefice quella che appare già una pericolosa china di convergenza e interazione tra i conflitti religiosi strumentalizzati dal terrorismo islamico e i sempre più duri confronti per l"accaparramento delle fonti energetiche nel critico scenario del Medio Oriente e del Golfo.
La Chiesa è costretta a prendere posizione nel tentativo di compattare i suoi credenti contro ogni forma di relativismo : sembra voglia imprimere una vistosa correzione al secolarismo tradizionalmente accettato per fronteggiare l"offensiva, anche mediatica, di un Islam che si presenta nel mondo globalizzato come la vera religione alternativa che non è mai giunta ad un compromesso con l"individualismo moderno.
Ma è chiaro che non è sufficiente il fronte religioso e la conquista delle coscienze per risolvere i problemi complessi del Medio Oriente dove persino il tradizionale conflitto arabo-palestinese sta diventando la punta dell"iceberg di un confronto ben più pericoloso che riguarda tutta l"area dove sono nascoste le maggiori riserve mondiali di petrolio gas.
Il problema non riguarda soltanto l"Europa e gli Stati Uniti che per il momento si sono unilateralmente assunti l"onere e la responsabilità di assicurare nella zona un minimo equilibrio di forze che consenta comunque di salvaguardare gli interessi di lungo termine dell"intero Occidente. Cina, Giappone, India non stanno lì a guardare, sono essi stessi in gara per trovare risorse sufficienti al loro sviluppo. Cosa possono fare la Chiesa ed il suo magistero oltre a perorare in un mondo già secolarizzato l"esigenza che la religione si riappropri della sua dimensione pubblica, se non altro per prepararsi ad affrontare l"offensiva religiosa dell"Islam? Gli interessi spirituali della Chiesa non possono non tener conto della realtà politica.
Il Medio Oriente e l"intero Golfo sono una polveriera pronta ad esplodere, secondo le ultime allarmate analisi del re dell"Arabia Saudita, Abdullah, che invita a considerare gli elementi di instabilità permanente dell"area difficilmente controllabili se lasciati a se stessi. Il puzzle del Medio Oriente è dunque destinato a complicarsi sempre più per la consistenza degli interessi in gioco e la Chiesa ne è giustamente allarmata.
Di rincalzo alle posizioni del Papa è intervenuto recentemente l"Arcivescovo di Bologna, cardinale Carraffa, spezzando una lancia a favore del dialogo inter religioso tra cristiani ed ebrei che andrebbe privilegiato ed approfondito rispetto al ben più difficile confronto con l"Islam. Dice Carraffa di vedere sempre più chiaramente che non si può essere cristiani se non si è ebrei e che il rapporto del cristiano con Israele non è equiparabile a quello con altre religioni. E" un appannamento del tradizionale ecumenismo della Chiesa cattolica?
Eppure né l"Italia, né alcun altro Stato di quell"Europa che ha lungo dibattuto se inserire nella sua Costituzione le radici culturali giudeo-cristiane, ha avuto il coraggio di interrompere le relazioni diplomatiche con l"Iran o di compiere azioni eclatanti contro il regime di Ahmadinejad che ha avuto l"impudenza di convocare una conferenza internazionale per negare l"Olocausto e le sue dimensioni. Lo scrittore Irving è ancora in galera per aver negato l"olocausto.
Due pesi e due misure o non piuttosto la realistica presa d"atto che, al di là dei conflitti religiosi, il laico occidente non può fare a meno dell"energia importata dai Paesi del Golfo ed è forzato comunque a muoversi con cautela ed a trovare un compromesso? La realtà è che l"intervento anglo americano in Iraq ha ancora più destabilizzato l"area e l"Iran sciita ha assunto un"importanza strategica superiore. Non sappiamo se gli USA accanto alla guerra preventiva abbiano fatto anche i calcoli preventivi di come uscirne e in vista di quali nuovi equilibri geopolitici. Ma il tempo gioca a favore del terrorismo e di coloro che sono interessati ad acuire le frustrazioni dei paesi islamici di fronte all"Occidente imperialista.
La Chiesa lo sa, si allarma e avverte, vorrebbe che venisse percepito maggiormente il suo carattere di religione universale e non identificarsi più con il solo Occidente e la sua storia. Ma è questa la sua sfida più difficile.

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