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Il futuro del sistema politico italiano

Il grande arrocco della bozza Chiti

L’intesa bipartisan per salvare un bipolarismo bastardo fa una sola vittima. La Politica

di Antonio Gesualdi - 06 aprile 2007

E siamo al finale di partita. Quando una classe dirigente decide l"arrocco è il segno che la partita si sta per chiudere. L"arrocco è l"unica mossa degli scacchi in cui un giocatore può muovere due suoi pezzi in un colpo solo. Ma si può fare una sola volta e, di solito, si fa quando il re è in pericolo. E" una vera e propria mossa difensiva, una mossa di debolezza. Scardinato l"arrocco il re va in scacco.

L"arrocco della classe politica di questa seconda Repubblica è la bozza di legge elettorale bipartisan. Lo scopo è quello di scavalcare il referendum popolare e di allungare la propria sopravvivenza. Ma chi cerca di sopravvivere, alla fine, non vive. Dunque la partita è al gran finale. Tutti sostengono che alle ultime elezioni c"è stato "disamore" da parte dei cittadini per colpa della legge elettorale "porcella". Di fatto è andato a votare più dell"80% degli italiani e abbiamo avuto anche un voto perfettamente consapevole se sono veri i dati sulle schede bianche e nulle. Dunque questo ipotetico disamore dei cittadini per la politica è una menzogna. Secondo: la necessità delle preferenze. Altra menzogna perché quando c"erano, le preferenze, erano additate come l"epicentro della corruzione e del voto di scambio. I politologi italiani, poveretti ormai costretti a fare spettacolo pure loro, parlano di "mattarellum", "tatarellum", "porcellum", "nanarellum" per tentare di seguire e rendere accessibile ai più il guazzabuglio di chi si è arroccato in Parlamento. Alcuni arrivano perfino a pensare che una legge elettorale possa cambiare i reali numeri elettorali. Ma gli studi di Scienza politica più avanzati (come ad esempio quelli di Hervé Le Bras) dimostrano che l"elettore non è scemo e adatta il proprio voto anche considerando la legge elettorale con quale deve fare i conti.

Dunque lo pseudo-dibattito politico portato sul tecnicismo elettorale è solo un espediente difensivo per omettere il vero dramma: questa seconda Repubblica, questo bipolarismo, questo sistema istituzionale ed elettorale non è più adeguato al Paese. Le vicende della grande finanza, delle Telecom, eccetera mostrano un"Italia invasa ora dagli spagnoli, ora dai tedeschi, ora dai francesi. Per non parlare del Papato. Un"Italia pre-rinascimentale. Un Paese fatto da mercenari, compagnie di ventura, signori e signorotti che parlano e agiscono solo in base all"appartenenza ad un qualche gruppo di protezione. Gli individui appaiono dei miserabili e la collettività in preda allo sconforto.

Si inventano premi di maggioranza, soglie variabili di sbarramento, deformazioni dei collegi che sulla carta vanno a fisarmonica. Tutto per cercare di accorpare partiti e partitini di gente che non condivide nulla se non l"ansia di potere, il tirare a campare, drenare risorse pubbliche. Più il panorama dei partiti si frammenta più si cercano espedienti per aggregare e arrangiare. Ma più i partiti diventeranno partitini più sarà probabile il governo del Paese di una minoranza intransigente, anti-democratica e fondamentalista.

Non la riforma elettorale, ma la Politica serve al Paese. E la politica che si appresta non ha altre strade che tre grandi blocchi ideali: un partito che si rifaccia all"area socialista, un partito cattolico-liberale, e un partito di tradizioni laiche e moderate che, purtroppo, in Italia non abbiamo mai avuto se non nelle sembianze di fascismo. Questo è il vero dramma nazionale e il vero dilemma di Silvio Berlusconi: che tipo di partito costruire a destra dell"Udc? Se da una parte nascerà il Partito democratico che potrà dirsi di tradizioni riformista, socialista, socialdemocratico, cattolico popolare, comunitario, come potrà dirsi un partito fatto da pezzi di Forza Italia, di Alleanza nazionale, spezzoni di socialisti, democristiani e leghisti? Altro che accordo sulle bozze di legge elettorali. Qui si tratta di fondare un"ideale!

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Terza Repubblica è il quotidiano online fondato e diretto da Enrico Cisnetto nato nel 2005 dall'esperienza di Società Aperta con l'obiettivo di creare uno spazio di commento indipendente e fuori dal coro sul contesto politico-economico del paese.