Il giorno nero della cultura
Un affronto alla sacralità del diritto alla libertà di paroladi Cesare Greco - 16 gennaio 2008
Non starò qui a ricordare quanto Voltaire, da grande vero laico, diceva sulla sacralità del diritto di ciascuno ad esprimere le proprie opinioni a prescindere dalla condivisione degli ascoltatori, ma mi limiterò a sottolineare come, da laico, non possa non essere francamente stupefatto e allarmato dalla deriva massimalista di quegli ambienti accademici che del diritto alla libertà di parola e della confutazione argomentata e non aprioristica dovrebbero fare la loro stessa ragione di vita. Ascoltare sempre, dunque, e, se si hanno idee e argomenti forti, discutere e confutare. Occorre recuperare quel senso nobile del laicismo come rifiuto dell" "essere contro" e che le contingenze storiche hanno svilito identificandolo con un anticlericalismo che, a mio parere, con il laicismo nulla ha a che vedere proprio per quell"anti, che laicamente non può essere accettato presupponendo una posizione a priori e non una contrapposizione ideale.
Il trinomio "libertà, uguaglianza e fratellanza", e aggiungerei tolleranza, ha diritto di cittadinanza sia tra i cattolici che tra i laici, e se esso è stato identificato con i secondi lo si deve alle aberrazioni che nei secoli hanno caratterizzato l"azione della componente secolare della chiesa cattolica, dimentica del fatto che la grande rivoluzione del cristianesimo era stata proprio il riconoscimento dell"uguaglianza dei diritti tra gli uomini, del diritto di ciascuno alla libertà e all"affrancamento della schiavitù, comunque intesa, e dell"affermazione della solidarietà come fondamento del vivere civile. Se oggi coloro che si definiscono laici uniformano le loro azioni a quelle di coloro che condannano come intolleranti e avversari della scienza, annullano le differenze che dicono di volere a tutti i costi salvaguardare e difendere.
Ciò che più deve allarmare uno spirito laico è il "fastidio" espresso da alcuni studenti verso l"idea stessa che Benedetto XVI potesse prendere la parola alla Sapienza. Se questo è il frutto degli insegnamenti del nostro corpo accademico avremo pure dei grandi docenti di materie scientifiche, ma dei pessimi maestri di tolleranza e valori laici. E in un paese che si appresta a divenire multietnico, multiculturale e multiconfessionale, è un pessimo segnale per il futuro.
L'EDITORIALE
DI TERZA REPUBBLICA
Società Aperta è un movimento d’opinione, nato dall’iniziativa di un gruppo di cittadini, provenienti da esperienze professionali e politiche differenti, animati dalla comune preoccupazione per il progressivo declino dell’Italia, già dal lontano 2003, quando il declino dell’economia, almeno a noi, già era evidente come realtà acquisita. L’intento iniziale era evitare che il declino diventasse strutturale, trasformandosi in decadenza. Oltre a diverse soluzioni economiche, Società Aperta, fin dalla sua costituzione, è stata convinta che l’unico modo per fermare il declino sarebbe stato cominciare a ragionare, senza pregiudizi e logiche di appartenenza, sulle cause profonde della crisi economica italiana e sulle possibili vie d’uscita. Non soluzioni di destra o di sinistra, ma semplici soluzioni. Invece, il nostro Paese è rimasto politicamente paralizzato su un bipolarismo armato e pregiudizievole, che ha contribuito alla paralisi totale del sistema. Fin dal 2003 aspiravamo il superamento della fallimentare Seconda Repubblica, per approdare alla Terza, le cui regole vanno scritte aggiornando i contenuti della Carta Costituzionale e riformulando un patto sociale che reimmagini, modernizzandola, la costituzione materiale del Paese. Questo quotidiano online nasce come spin-off di Società Aperta, con lo scopo di raccogliere riflessioni, analisi e commenti propedeutici al salto di qualità necessario