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Il ritorno della Destra al potere

Il gioco è fatto

Da Anfuso e Tambroni a Fini: un'operazione che trova il suo inquietante compimento

di Giacomo Properzj - 30 aprile 2008

I favolosi anni "50 furono, dal punto di vista politico, piuttosto drammatici. A partire dal 1953 fino al "60 nella Democrazia Cristiana e nei suoi partiti alleati del cosiddetto “quadripartito” si sostenne una lotta senza esclusione di colpi allo scopo di stabilire i confini di una nuova maggioranza: infatti il “quadripartito” aveva perso la maggioranza assoluta a partire dalle elezione del 1953 che non fecero scattare per lo 0,2% la legge maggioritaria. Le due fazioni che si contrastavano e che avevano il loro incerto confine all"interno della Democrazia Cristiana erano formati da coloro che volevano allargare la maggioranza ai Socialisti (il famoso centrosinistra) e, dall"altra parte, da coloro che invece volevano consolidare una maggioranza di destra anticomunista. Dietro a queste posizioni c"era il contrasto tra grandi interessi economici perchè il primo punto non eludibile del programma del centrosinistra era la nazionalizzazione dell" Industria Elettrica, la quale essendo uscita non particolarmente danneggiata dalla guerra aveva potuto sfruttare prima di tutti gli altri la ripresa economica (in quegli anni il PIL arrivò sino al 6%) e stava accumulando risorse finanziarie con le quali tendeva ad espandere il proprio potere comperando anche altre società particolarmente nel sistema finanziario.

Era urgente per i democratici di sinistra riuscire a bloccare questo processo, sostanzialmente di concentrazione capitalistica, prima che esso prendesse il controllo dell"economia italiana, posto che le altre grandi aziende non avevano una solidità finanziaria che assicurasse la loro autonomia: in particolare la Fiat che voleva fare il salto di qualità fordiano per produrre grandi quantità di automobili utilitarie a basso prezzo, aveva la necessità di una espansione dei salari e la costruzione di autostrade, provvedimenti che non potevano essere presi se non da governi che avessero buone relazioni con la sinistra. Per questa ragione la Fiat, per quello che poteva, appoggiò, per esempio, la scissione di Villabruna, deputato di Torino, dal Partito Liberale e la costituzione del Partito Radicale che allora si presentava come un partito di concentrazione democratica (Liberali di Sinistra, ex Azionisti, ecc). Nel piccolo Partito Repubblicano le posizioni di Randolfo Pacciardi, incontrastata icona di quel partito ma favorevole a soluzioni di destra, furono a poco a poco erose dalla coppia Oronzo Reale e Ugo La Malfa. Nel Partito Socialdemocratico fù lo stesso Saragat a guidare la ricostruzione dei rapporti con il Partito Socialista e con Nenni in particolare (incontro di Pralonian).

Ma il problema vero, dove si giocavano tutte le carte dell" operazione di centrosinistra era nella Democrazia Cristiana, dove la maggioranza, dopo alterne fortune di Fanfani, era detenuta dal correntone dei “dorotei”. Tra costoro, il confine di coloro che erano favorevoli o meno al centrosinistra era continuamente oscillante attraverso posizioni articolate e caute sortite, improvvisi tentativi di compromessi verbali. Fanfani era per il centrosinistra, anche se non sempre esplicito, perchè il numero due della sua corrente, Forlani, era, probabilmente, contrario. Moro, nominato segretario del Partito solo perchè sembrava debole e fiacco, era cauto ma era da sempre fortemente contrario alla destra che a Bari e sui suoi giornali lo attaccava personalmente. Un rancore forte e consolidato, mai espresso in modo esplicito ma sempre presente nella sua esperienza politica. Recentemente alla radio il segretario di Moro, Corrado Guerzoni, ha tenuto una serie di trasmissioni per raccontare tutta la vita di Moro naturalmente con particolare riferimento alla sua fine cioè al rapimento e all"assassinio da parte delle brigate rosse.

Ma rievocando un periodo precedente, la fine degli anni "50 e il governo Tambroni, Guerzoni ricorda come Moro agisse con decisione contro il tentativo, portato al massimo della pressione in quegli anni, di spostare a destra la Democrazia Cristiana particolarmente con l"assorbimento delle destre politiche ivi compreso il Movimento Sociale. Infatti sono di quel periodo le iniziative di alcuni esponenti del MSI che, con l"assenso del segretario Michelini, tentavano di raggiungere con Tambroni, che aveva la benedizione di Gronchi, un sostanziale assorbimento della destra (MSI, Monarchici e Liberali) nelle file della Democrazia Cristiana per la costituzione di un vasto fronte anticomunista: tutto ciò avrebbe permesso di avere una larga maggioranza in Parlamento e, probabilmente, anche alle prossime elezioni.

Il principale teorico di questa operazione era una figura oggi al quanto dimenticata: Filippo Anfuso già ambasciatore della RSI a Berlino ma prima grande amico e capo gabinetto di Galeazzo Ciano. In questa veste, nell"immediato dopoguerra, era stato processato dal Tribunale speciale per l"epurazione e condannato a morte in relazione alle sue responsabilità nell"assassinio dei fratelli Rosselli. Per la stessa ragione era stato processato anche in Francia dove si era rifugiato alla fine della guerra e tenuto in carcere quasi due anni. Poi inopinatamente rilasciato per non luogo a procedere e non consegnato alla giustizia italiana. Dalla Francia si era poi rifugiato in Spagna ma appena in Spagna Anfuso riprese in mano i suoi contatti sia coi fascisti italiani che stavano fondando clandestinamente il Movimento Sociale sia con i filonazisti arabi con cui in modo diretto e indiretto aveva avuto rapporti durante la guerra; si trattava di rapporti che sarebbero divenuti da lì a pochi anni molto interessanti perchè facevano capo a Nasser e Saddat cioè i generali che avrebbero preso il potere in Egitto e attraverso di loro tutti i capi della resistenza araba antioccidentale e antisraeliana.

Nel "49 Anfuso tornò in Italia e venne, dopo pochi anni, eletto deputato del MSI che era stato fino allora governato dall"ala estremista antiamericana e antidemocristiana con a capo Giorgio Almirante. In pochi anni Almirante fù messo in minoranza, i filonazisti seguaci di Julius Evola furono cacciati dal Partito e con l"elezione di Michelini e la buona affermazione elettorale del 1953 iniziò una nuova fase per l"estrema destra che si valeva a quel punto di ottimi rapporti con i petrolieri (per esempio Moratti) per via delle relazioni che aveva con il mondo arabo e altrettanto buoni rapporti con l"Eni di Mattei. A questo punto il MSI incominciò a partecipare in via diretta al potere in Italia per esempio determinando coi suoi voti in Parlamento le elezioni di Gronchi contro quella prevista di Merzagora e influendo su molte leggi soprattutto nel campo dell"energia. Gronchi aveva come suo fedelissimo, come si sa, Tambroni, per alcuni anni Ministro degli Interni e organizzatore dei servizi segreti affidati poi al generale dei carabinieri De Lorenzo e, a questo punto, tutto si tiene.

Paradossalmente il Congresso di Genova del Movimento Sociale doveva essere il congresso in cui si affermava questa linea centrista del Partito anche in polemica con altri partiti di destra come i liberali di Malagodi che invece volevano conservare una loro autonomia e che, soprattutto, mantenevano una sensibilità antifascista. Sensibilità che né Gronchi che era stato un deputato eletto nel listone del "24 né Tambroni che aveva ricoperto addirittura delle cariche nel PNF si sognavano di avere, come del resto gran parte dei notabili democristiani e dei loro quadri intermedi, fatto salvo, per esempio per Scelba, il quale era stato come seguace di Don Sturzo fortemente antifascista e perseguitato nel ventennio: Scelba era certamente un moderato e anticomunista favorevole al binomio “legge e ordine” ma su di una linea democratica e come si è detto sturziana. La città di Genova, per il Congresso del MSI, era certamente mal scelta ma si voleva evitare di fare il congresso in una città (per esempio Trieste) dove Almirante avrebbe potuto mobilitare a suo vantaggio giovani e maneschi neosquadristi. D"altronde peggio scelto era il Presidente del Congresso, Emanuele Basile, ex moschettiere del Duce ma soprattutto Prefetto repubblichino di Genova con forti responsabilità nella deportazione di operai e patrioti. Basile era sicuramente, come del resto Anfuso, coinvolto nelle tragiche vicende della RSI però era un uomo che era stato portato a certe scelte dalla sua vanità di tipo d"annunziano e dalla sua acefala fede in Mussolini. Ma in quella occasione era stato scelto perchè aveva un passato ultra fascista che gli avrebbe valso il rispetto degli almirantiani, pur essendo strettamente controllato da Anfuso.

Come si sa le cose non funzionarono come si voleva probabilmente perchè i comunisti che avevano qualche informatore nei servizi segreti (Tambroni da Ministro degli Interni li aveva potenziati e praticamemte ricostituiti assumendo uomini che avevano introduzione nell"estrema sinistra ma proprio questo, probabilmente, aveva lasciato qualche varco alla segretezza delle informazioni. Non si dimentichi che i comunisti erano riusciti già durante la guerra ad inserire loro uomini nel SIM che erano stati salvati poi per un pelo dal massacro delle forze ardeatine) erano già da tempo in allarme poiché sapevano che un governo di “grande destra” avrebbe avuto tra i suoi obiettivi quello di metterli prima o poi fuori legge, conoscevano perfettamente i maneggi e le manovre della DC e non sottovalutavano i rapporti e la preparazione del nuovo gruppo dirigente del MSI: fecero così scattare, e non fù difficile date le caratteristiche storiche e sociali della città di Genova, una rivolta in grande stile che a poco a poco, data la resistenza del MSI a cambiare sede o a rinviare il Congresso, si diffuse in tutta Italia e raggiunse punte tragiche a Reggio Emilia dove la polizia sparò e uccise due dimostranti. Tutta l"Italia settentrionale a quel punto era in rivolta perchè ai comunisti si erano uniti i socialisti e altre espressioni della sinistra anche facenti parte della stessa maggioranza di governo.

Le forze dell"ordine non erano più in grado di spostare i battaglioni mobili da una città all"altra, a Roma si dovette far uscire lo squadrone dei carabinieri a cavallo comandato da Dinzeo che era allora la massima espressione sportiva e mondana dei concorsi ippici. Insomma malgrado le dichiarazioni del generale De Lorenzo la situazione stava diventando ingovernabile. Aldo Moro chiese più volte a Tambroni di dimettersi, questi finalmente lo fece ma il Presidente Gronchi lo rinviò alle Camere. La destra democristiana ebbe paura e non osò sostenere più a lungo il braccio di ferro, i liberali si erano svincolati da tempo, tutti gli altri partiti erano per un cambio di governo. Tambroni cadde e con esso il progetto, andato avanti più di quanto non si è mai creduto, della creazione con la DC, come si direbbe adesso, di un grande blocco alternativo antisinistra. Filippo Anfuso morì il 13 dicembre 1963 (era nato nel 1901). Stava pronunciando un discorso alla Camera, fù colto probabilmente da infarto e morì sui banchi del Parlamento.

Dopo qualche anno anche Michelini scomparve e Almirante poté riprendere il controllo del partito in una situazione politica generale molto deteriorata e cominciò ad animare alla fine degli anni "60 vere e proprie spedizioni squadristiche. Gli amici di Anfuso (De Marzio, Romualdi e pochi altri) riuscirono solo nel "74, sotto la guida dell"ammiraglio Birindelli, ad organizzare una scissione dal Movimento Sociale che però ebbe poco successo. Da allora il Movimento Sociale fù guidato da Almirante che lo teneva su una posizione di autonomia rispetto a tutto il resto nelle forze politiche italiane, sostituendo con elementi giovani e spesso giovanissimi i quadri dirigenti del partito. Al Congresso Nazionale del MSI del 1982, dove nessun partito democratico partecipava ancorché invitato, andò a portare il suo saluto, a nome del Partito Radicale, Marco Pannella, che essendo anch"egli isolato nel contesto politico italiano e perdendo a frotte i deputati che aveva guadagnato nelle elezioni del "79, cercava voti nelle borgate romane e negli ambienti della protesta antipartitica. Almirante, che sospettava di questo, prima di dargli la parola per il saluto, invitò l"Assemblea a riflettere sul fatto che Pannella avrebbe detto loro che i veri fascisti in quel momento erano i partiti costituzionali e, nel linguaggio del capo radicale, di regime ma, proseguì Almirante, non è vero, perchè noi siamo e restiamo, come ha detto poco fa il segretario della Federazione Giovanile, i fascisti di sempre. Val la pena notare che il segretario dei giovani missini era Gianfranco Fini.

La concorrenza dei gruppi all"interno del Movimento Sociale che progressivamente si stringeva dal punto di vista elettorale fù dunque fino al "92 tra forze contrastanti, spesso molto articolate, che si contendevano la purezza degli ideali a cui tradizionalmente si rifacevano. Rauti, non più giovane e reduce da una vita movimentata, sosteneva tesi spesso al confine col nazismo, Fini si avvaleva della protezione della famiglia Almirante (dopo la morte di Giorgio della moglie Donna Assunta) che controllava i resti del reducismo repubblichino. All"inizio della crisi di “Mani Pulite” il MSI adottò una tattica frontale di attacco ai partiti cercando di assemblare le proprie file con un giustizialismo d"assalto ma quando Berlusconi dichiarò che avrebbe votato Fini alle elezioni amministrative per il Sindaco di Roma questi, quasi senza alcuna resistenza tra “i colonnelli” del partito, accettò di entrare nella coalizione politica che il sorridente industriale lombardo stava costituendo con la Lega Nord ed ebbe un improvviso ed imprevisto successo elettorale che ai missini non giungeva più da moltissimi anni.

A quel punto il progetto Anfuso si realizzava alla perfezione anche se furono necessari alcuni anni di tempo per metterlo a punto: si costituì una nuova grande democrazia cristiana (Forza Italia) con base catto-moderata e liberal-conservatrice fortemente anticomunista ma poiché i comunisti non esistevano più soprattutto antisinistra. I missini già trasformati in Alleanza Nazionale ma del tutto uguali nelle stesse persone a quelli di prima ancor più degli ex comunisti si presentarono lieti e sorridenti a sostegno e partecipazione ai governi berlusconiani, poi, ed è storia degli ultimissimi tempi, confluirono addirittura, come era il sogno di Anfuso e Tambroni, nel grande partito del Popolo della Libertà. Il gioco dopo più di quarant"anni era fatto. Alcuni dicono che è una razionalizzazione del sistema politico, per adesso possiamo costatare che nel grande listone del 1924, i deputati propriamenti definibili come fascisti erano una minoranza, pure i risultati furono quelli che si conoscono. Qualcosa di diverso c"è per fortuna poiché alla testa di questo schieramento non c"è un uomo spregiudicato, astuto, violento e determinato come c"era nel "24 ma un industriale brianzolo furbo, imbonitore, interessato soprattutto ai suoi affari ma, forse, incapace di palingenesi feroci.

Bibliografia:
Corrado Guerzoni: “Alle 8 della sera”, RadioRai Due, aprile 2008
Giuseppe Perlato: “La cultura internazionale della destra tra isolamento e atlantismo (1946-1954)”.

Il Mulino, Bologna
www.nuoviorizzontieuropei.com/personaggi: Filippo Anfuso Archivi di Radio Radicale, 1982

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