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Comune di Milano e F2i

Il fronte del Nord attende Sea

Sea ha già un piede a Bergamo, e da Torino a Verona passando per Brescia c’è un “fronte del Nord” che aspetta solo di trovare in un’alleanza stringente i motivi di rilancio e risanamento.

di Enrico Cisnetto - 23 novembre 2012

Perché chi aveva fatto titoli cubitali sul presunto inciucio tra il Comune di Milano e F2i per la Sea, ora non rileva che il dissenso intorno ai valori di quotazione della società che gestisce Linate e Malpensa fa a pezzi quel teorema? E perché quella differente valutazione sul prezzo di collocamento dovrebbe rendere ingiustizia alla Sea, che invece si presenta al mercato con risultati a dir poco brillanti?

Il sensazionalismo non è mai una buona merce, ma quando ci sono di mezzo società destinate alla Borsa, investimenti e posti di lavoro, diventa pessima. Allora, cerchiamo di vedere come stanno davvero le cose. F2i ha comprato dal Comune di Milano una quota di Sea con l’intento di costruire sulla società guidata da Bonomi un polo aeroportuale nazionale, e del Nord in particolare. L’ha pagata tanto – e già questo era il primo segno di mancanza di inciucio – perché aveva un progetto in testa. La quotazione non era un obiettivo immediato, e i venditori lo sapevano. Ma piangendo le casse, gli amministratori locali hanno deciso di procedere ugualmente. Il mercato, inevitabilmente, ha fatto il prezzo, e la forchetta dice che potrebbe essere più basso tra il 17% e il 40% di quanto a suo tempo pagato da F2i. Ovvio e legittimo che il fondo guidato da Gamberale se la sia presa. Ma non certo con i vertici della Sea, che su questo tema non possono che prendere atto delle decisioni degli azionisti.

Tuttavia, guardiamo alla sostanza delle cose. Sea arriva in Borsa con numeri che ne sottolineano la solidità – nonostante che il dehubbing di Alitalia a Malpensa avrebbe ammazzato chiunque – e le prospettive, visto che nel prossimo triennio ha la possibilità (ma non l’obbligo) di investire quasi mezzo miliardo, confermando così la buona gestione di cui fin qui ha goduto. In più, dal punto di vista degli investitori, di quelli esistenti e di chi comprerà al collocamento, concede un dividendo che fa arrossire quelli dei maggiori competitor internazionali.

Il payout del 70% per i prossimi tre anni annunciato da Bonomi, infatti, va confrontato con il 50% di Vienna e Parigi, il 48% (dato 2011) di Francoforte, il 38% di Zurigo. Insomma, ci sono tutte le condizioni perché, dopo la quotazione, il cammino di Sea riprenda lungo la strada delle aggregazioni che non è solo l’obiettivo strategico di F2i e l’ambizione che non è mai mancata a Bonomi, ma dovrebbe essere l’interesse supremo di governo e amministrazioni locali che abbiano a cuore il rafforzamento della nostra logistica aeroportuale. Sea ha già un piede a Bergamo, e da Torino a Verona passando per Brescia c’è un “fronte del Nord” che aspetta solo di trovare in un’alleanza stringente i motivi di rilancio e risanamento.

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