Meno ideologie più biblioteche
Il filo rosso fra Nikitin e Reverte
Nelle loro ultime opere i due autori raccontano l'Europa attraverso il crollo del comunismo e la crisi dell'Occidentedi Luca Bagatin - 23 settembre 2013
C"è forse un sottile filo rosso che lega “Istemi” di Aleksej Nikitin, celebre romanziere ucraino e Arturo Perez Reverte, autore spagnolo dell"ultimo “Il tango della vecchia guardia”. Li abbiamo incontrati entrambi, in questi giorni, a Pordenonelegge, la fiera del libro che ogni anno si tiene in settembre nella città di Pordenone. Entrambi – Nikitin e Reverte - autori di romanzi di successo che fotografano la realtà attuale, partendo dal passato.
Il primo presenta la storia di una generazione di amici, passati dal comunismo al capitalismo, ovvero dall"Impero Sovietico all"attuale realtà dell"Ucraina. Un"Ucraina che, come tutti i Paesi dell"Est, fa fatica ad abituarsi al cambiamento ed affronta problematiche del tutto nuove: dallo Stato autoritario-paternalista che provvedeva ai bisogni collettivi, ad una libertà economica e sociale che disorienta coloro i quali si trovano ad affrontare la nuova realtà, ovvero la ricerca di nuove opportunità economiche che loro si presentano.
Il secondo, ovvero il Perez Reverte de “Il tango della vecchia guardia”, racconta la fine di un mondo, dell"Europa, dell"Occidente, attraverso la storia di un uomo semplice che cerca di farsi strada nel mondo e che ricerca in particolare una cosa: l"approvazione della sua donna, incarnazione della Donna per antonomasia, eterna giudice di un uomo che voglia definirsi tale. Una storia d"amore, quella di Reverte, ma dai risvolti sociologici e politici, se vogliamo. Dal glamour della Nizza Anni Venti alla mondanità degli Anni Sessanta, si avvicendano le avventure dell"ennesimo Eroe Stanco dei romanzi classici di Reverte. Eroe che ha perduto tutto, nel suo incedere dalla giovinezza sino alla maturità, tutto tranne la dignità personale che si riscatta attraverso il giudizio e lo sguardo amorevole della sua donna.
Reverte, come Nikitin, racconta della fine di un tempo. Nikitin racconta il finire del"epoca comunista ad Est, mentre Reverte racconta la fine dell"Occidente per come la sua generazione e quelle precedenti lo hanno conosciuto. Un Occidente ed un"Europa di grandi statisti, propugnatori dei diritti e delle libertà come Churchill e De Gaulle. Un"Europa culla di cultura millenaria, depositaria del sapere di Aristotele, Platone e Voltaire e di uno stile con le sue regole di comportamento, ove l"intellettuale era realmente riconosciuto per ciò che era.
Oggi – afferma Reverte, grande appassionato e lettore di Storia – tutto è mutato. Assistiamo all"avvento di nuovi barbari, ove più che lo stile conta il danaro dei “nuovi ricchi” siano essi russi o di altra nazionalità. Assistiamo ad un"Europa ove i grandi ideali sono scomparsi ed ove a farla da padrone sono degli “analfabeti privi di morale” che siedono a Bruxelles, a politici incapaci di leggere la Storia ed i suoi continui cicli.
La vecchia Europa, secondo Reverte, dunque, non potrà mai più risorgere. Egli stesso si sente come quell"antico romano del IV Secolo che sta alla finestra, ad osservare i barbari che saccheggiano Roma, avendo profetizzato il loro avvento. Egli ritiene, ad ogni modo, che la salvezza sociale e politica sia possibile solo individualmente. Non crede alle rivoluzioni o agli sconvolgimenti collettivi. Purtroppo, oggi, aggiunge Reverte, ai giovani europei non sono stati dati gli strumenti per affrontare questo nuovo ciclo che l"Occidente, oltre che l"Europa, stanno vivendo, in quanto oggi i giovani si trovano privi di quel “rifugio intellettuale” che hanno avuto le generazioni precedenti. E tutti noi, purtroppo, chiosa Arturo Perez Reverte, ne siamo colpevoli.
E" questa, in sostanza, la realtà storica che ci troviamo a vivere, ad Ovest come ad Est, ove la globalizzazione ha mutato tutto quanto, sia nel bene – con nuove opportunità tecnologiche e sociali – che nel male, livellando un po" tutto e aprendo le porte alla mera ricerca della ricchezza materiale, fine a sé stessa. Ancora una volta Reverte (che ha annunciato anche l"uscita del suo prossimo libro, in Spagna, il mese prossimo, dal titolo "Il cecchino paziente", che racconta l"arte dei murales e dei graffiti) ci ha piacevolmente colpiti quando ha affermato, come a voler dare una chiave di lettura risolutiva dei problemi che ha evidenziato, che egli è privo di qualsiasi tipo di ideologia, ma possiede un"ampia biblioteca. E" questo, forse, ciò che manca alla gran parte dei Popoli, ormai del tutto inconsapevoli del loro stesso incedere. La riscoperta della cultura del sapere.
Il primo presenta la storia di una generazione di amici, passati dal comunismo al capitalismo, ovvero dall"Impero Sovietico all"attuale realtà dell"Ucraina. Un"Ucraina che, come tutti i Paesi dell"Est, fa fatica ad abituarsi al cambiamento ed affronta problematiche del tutto nuove: dallo Stato autoritario-paternalista che provvedeva ai bisogni collettivi, ad una libertà economica e sociale che disorienta coloro i quali si trovano ad affrontare la nuova realtà, ovvero la ricerca di nuove opportunità economiche che loro si presentano.
Il secondo, ovvero il Perez Reverte de “Il tango della vecchia guardia”, racconta la fine di un mondo, dell"Europa, dell"Occidente, attraverso la storia di un uomo semplice che cerca di farsi strada nel mondo e che ricerca in particolare una cosa: l"approvazione della sua donna, incarnazione della Donna per antonomasia, eterna giudice di un uomo che voglia definirsi tale. Una storia d"amore, quella di Reverte, ma dai risvolti sociologici e politici, se vogliamo. Dal glamour della Nizza Anni Venti alla mondanità degli Anni Sessanta, si avvicendano le avventure dell"ennesimo Eroe Stanco dei romanzi classici di Reverte. Eroe che ha perduto tutto, nel suo incedere dalla giovinezza sino alla maturità, tutto tranne la dignità personale che si riscatta attraverso il giudizio e lo sguardo amorevole della sua donna.
Reverte, come Nikitin, racconta della fine di un tempo. Nikitin racconta il finire del"epoca comunista ad Est, mentre Reverte racconta la fine dell"Occidente per come la sua generazione e quelle precedenti lo hanno conosciuto. Un Occidente ed un"Europa di grandi statisti, propugnatori dei diritti e delle libertà come Churchill e De Gaulle. Un"Europa culla di cultura millenaria, depositaria del sapere di Aristotele, Platone e Voltaire e di uno stile con le sue regole di comportamento, ove l"intellettuale era realmente riconosciuto per ciò che era.
Oggi – afferma Reverte, grande appassionato e lettore di Storia – tutto è mutato. Assistiamo all"avvento di nuovi barbari, ove più che lo stile conta il danaro dei “nuovi ricchi” siano essi russi o di altra nazionalità. Assistiamo ad un"Europa ove i grandi ideali sono scomparsi ed ove a farla da padrone sono degli “analfabeti privi di morale” che siedono a Bruxelles, a politici incapaci di leggere la Storia ed i suoi continui cicli.
La vecchia Europa, secondo Reverte, dunque, non potrà mai più risorgere. Egli stesso si sente come quell"antico romano del IV Secolo che sta alla finestra, ad osservare i barbari che saccheggiano Roma, avendo profetizzato il loro avvento. Egli ritiene, ad ogni modo, che la salvezza sociale e politica sia possibile solo individualmente. Non crede alle rivoluzioni o agli sconvolgimenti collettivi. Purtroppo, oggi, aggiunge Reverte, ai giovani europei non sono stati dati gli strumenti per affrontare questo nuovo ciclo che l"Occidente, oltre che l"Europa, stanno vivendo, in quanto oggi i giovani si trovano privi di quel “rifugio intellettuale” che hanno avuto le generazioni precedenti. E tutti noi, purtroppo, chiosa Arturo Perez Reverte, ne siamo colpevoli.
E" questa, in sostanza, la realtà storica che ci troviamo a vivere, ad Ovest come ad Est, ove la globalizzazione ha mutato tutto quanto, sia nel bene – con nuove opportunità tecnologiche e sociali – che nel male, livellando un po" tutto e aprendo le porte alla mera ricerca della ricchezza materiale, fine a sé stessa. Ancora una volta Reverte (che ha annunciato anche l"uscita del suo prossimo libro, in Spagna, il mese prossimo, dal titolo "Il cecchino paziente", che racconta l"arte dei murales e dei graffiti) ci ha piacevolmente colpiti quando ha affermato, come a voler dare una chiave di lettura risolutiva dei problemi che ha evidenziato, che egli è privo di qualsiasi tipo di ideologia, ma possiede un"ampia biblioteca. E" questo, forse, ciò che manca alla gran parte dei Popoli, ormai del tutto inconsapevoli del loro stesso incedere. La riscoperta della cultura del sapere.
L'EDITORIALE
DI TERZA REPUBBLICA
Terza Repubblica è il quotidiano online fondato e diretto da Enrico Cisnetto nato nel 2005 dall'esperienza di Società Aperta con l'obiettivo di creare uno spazio di commento indipendente e fuori dal coro sul contesto politico-economico del paese.