ultimora
Public Policy
  • Home » 
  • Archivio » 
  • Il conio del partito democratico

Rutelli non è tanto forte in economia

Il conio del partito democratico

Una sinistra di governo, capace di riformare senza massimalismi, è interesse del Paese

di Davide Giacalone - 16 luglio 2007

Dice Rutelli: “non è possibile esaurire la missione di questa legislatura nel risanamento economico”. Si tranquillizzi, il rischio non c’è: il debito pubblico ha ora toccato il record storico di 1.609,1 miliardi ed il governo s’industria a scassare ulteriormente il sistema pensionistico. Consapevole di non essere forte in economia, torna subito alla politica politicante e dice: siamo stati eletti per governare, se non ci riusciamo, se la sinistra della sinistra ce lo impedisce “il Partito democratico dovrà proporre un’alleanza di centrosinistra di nuovo conio”. Ora, segnalato che a parlare è il vice presidente del Consiglio e che, pertanto, l’atto di morte governativa è già pronto, soffermiamoci sul diverso conio.

Una sinistra di governo, capace di riformare senza seguire i massimalismi corporativi e le ubriacature ideologiche, è nell’interesse del Paese. Sarebbe un gran bene. Rutelli, però, e quelli come lui, perdono tempo se cercano di cambiare il conio, perché il fulcro sta nella legge elettorale e nel sistema istituzionale. E aggiungo che prima si sfascia la coalizione e poi si creano le condizioni per una sinistra seria, il contrario è impossibile. Difatti, i due sistemi elettorali, che si sono succeduti in questa smandrappata seconda Repubblica, assegnano un premio di maggioranza alla coalizione che prende più voti, ottenendo il risultato di spingere tutti a far coalizioni che sommino voti appartenenti a forze politiche incompatibili. Il governo Prodi è già morto, per questo, quello Berlusconi durò un’intera legislatura, ma pagando il salatissimo prezzo di dovere rinunciare a molte riforme, pur previste dal programma originario. Tutti i sistemi maggioritari di questo mondo servono a far avere, a chi vince, più seggi che voti. Il fatto è che quel premio deve andare ai partiti, non alle coalizioni.

Tutti quelli che campano di rendita politica sono contrari e renderanno impossibile una tale riforma. Ciò significa che se si vuol farla si deve prima rompere la coalizione che vinse (si fa per dire) le elezioni. Se Rutelli ha quest’intenzione, se questo significano le parole di Veltroni, evviva. Sosterrò il loro sforzo, che avrà riflessi anche nel centro destra. Altrimenti il conio se lo diano pure sui piedi e restino la peggiore sinistra (reazionaria) d’Europa.

www.davidegiacalone.it

Pubblicato da Libero

Social feed




documenti

Test

chi siamo

Terza Repubblica è il quotidiano online fondato e diretto da Enrico Cisnetto nato nel 2005 dall'esperienza di Società Aperta con l'obiettivo di creare uno spazio di commento indipendente e fuori dal coro sul contesto politico-economico del paese.