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Public Policy

Da Berlusconi a Monti

Il complotto dell'acqua calda

Quanta fuffa su quell'estate del 2011. Friedman spaccia per scoop quel che tutti sapevano già. E gli italiani ci cascano.

di Enrico Cisnetto - 14 febbraio 2014

Un “brillante pubblicista” come Alan Friedman più una squadra di 15 meticolosi giornalisti del Financial Times per scoprire che l’acqua calda. Ohibò, ecco la rivelazione: Napolitano avrebbe “addirittura” contattato Mario Monti prima di affidargli Palazzo Chigi in sostituzione di Silvio Berlusconi. Un capitolo sensazionale del giornalismo d’inchiesta: prima di assumere una decisione fondamentale il più alto rappresentante della Nazione consulta il diretto interessato, lo sonda e lo allerta circa la possibilità di un incarico di governo. Evidentemente per la stampa anglo-americana questa deve essere un’italica follia, una stramberia del Palazzo, un’oscura trama sotterranea.

Forse per loro la normalità è che i vertici degli esecutivi vengano ipotizzati a colazione e nominati all’ora del the, sperando che durante la pausa pranzo non arrivino giornalisti d’inchiesta a caccia di notizie inedite. Inedite come i numerosi articoli che ben prima dell’estate 2011 raccontavano delle possibilità che Monti prendesse la guida del governo. Inedite come le pubbliche dichiarazioni con cui Massimo D’Alema, che alla presentazione del libro del duo Geronzi-Mucchetti il 12 dicembre 2012, ben 14 mesi fa, raccontò di essere stato lui stesso il canale di collegamento fra Napolitano e il professore della Bocconi. Inedite come i consueti incontri che un Capo dello Stato svolge per non trovarsi impreparato di fronte agli eventi.

Che poi la scelta di Monti e del governo tecnico fosse “estrema”, lo sapevamo anche prima del presunto scoop. Può piacere o non piacere, la si può condannare o assolvere – io, per esempio, la considero un “golpe bianco benefico” – ma certo il giudizio non può dipendere da questa “scoperta dell’America”.

Resta da chiedersi come sia possibile che Friedman sia riuscito a vendere un piatto di pasta scotta agli italiani, visto che le ragioni promozionali di un libro e la ricerca dello share televisivo non giustificano tanto rumore per nulla. Forse c’è, da una parte, la strumentalizzazione della politica, con Berlusconi che grida al complotto dopo aver pregato Napolitano di restare al Quirinale e i pentastellari che vogliono l’impeachment dopo che nel luglio 2011 Grillo scriveva una lettera aperta chiedendo a Napolitano di “nominare un nuovo premier”. E dall’altra, c’è l’esterofilia congenita del giornalismo del Belpaese, condita ai vuoti di memoria e agli oblii fulminanti degli italiani.

Nefaste sindromi che richiederebbero di rovesciare il titolo del libro di Friedman, “Ammazziamo il Gattopardo”. (twitter @ecisnetto)

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Terza Repubblica è il quotidiano online fondato e diretto da Enrico Cisnetto nato nel 2005 dall'esperienza di Società Aperta con l'obiettivo di creare uno spazio di commento indipendente e fuori dal coro sul contesto politico-economico del paese.