Al Paese servono riforme serie e profonde
Il collasso giudiziario
Un'occasione da non perdere per cambiare anche la giustiziadi Davide Giacalone - 15 luglio 2008
Ottaviano Del Turco mi scuserà, ma ritengo che il suo arresto sia una buona occasione. Gli sono rivolte accuse gravi, ne è messa in dubbio l’onestà. Ai giornali, come al solito, è data in pasto la tesi della procura, che terrà banco senza alcun contraddittorio, sicché il tribunale dei bar emetterà un giudizio di condanna, salvo poi consegnarlo al dimenticatoio.
Del Turco, invece, anche da detenuto conserva intatto il suo diritto ad essere considerato innocente. Noi tutti, ed in particolare gli abruzzesi, conserviamo il diritto di sapere se quegli amministratori hanno agito secondo le regole o sono dei furfanti. I suoi ed i nostri diritti saranno violati e calpestati, perché lui perde l’onorabilità già con l’arresto e noi, per molti anni, non sapremo chi è da considerarsi colpevole di cosa. Politici e giornalisti si divideranno fra innocentisti e colpevolisti, fra amici e profittatori, fra silenti e demagoghi, e molti perderanno la buona occasione per dire che quel che conta non è il colore politico di chi è indagato, ma la certezza che non si avrà giustizia, né per lui né per noi.
Del Turco è stato segretario aggiunto di Lama, nel sindacato confederale più a sinistra, la Cgil. Parlamentare dell’Ulivo, eletto nelle liste dell’Unione, ministro delle Finanze nel governo Amato, presidente della commissione antimafia. Da ultimo ha aderito al Partito Democratico, facendo parte dei 45 costituenti. I suoi compagni della sinistra, oggi, perdono la faccia se osano prendere le distanze o mormorare un vigliacco “chi l’avrebbe mai detto”.
Neanche possono, però, prendersela con la magistratura politicizzata, o ricordare che la giunta abruzzese fu arrestata in blocco nel 1992, ed in blocco assolta (salvo il falso contestato al presidente), perché questi sarebbero argomenti e linguaggi da odiati berlusconiani. Ad essere seri, allora, non resta che prendere atto del collasso giudiziario e proporre alla maggioranza riforme serie e profonde. La maggioranza sarà tenuta a delle controproposte, o ad accogliere quel che condivide (il terreno comune, se si lavora senza strillare, è enorme).
Prodi, non lo si dimentichi, cadde per mano dei magistrati. Se il trauma degli arresti risveglierà dal coma le coscienze, travolte dal cacasottismo, saremo grati al pur non volontario Del Turco.
Pubblicato su Libero di martedì 15 luglio
Del Turco, invece, anche da detenuto conserva intatto il suo diritto ad essere considerato innocente. Noi tutti, ed in particolare gli abruzzesi, conserviamo il diritto di sapere se quegli amministratori hanno agito secondo le regole o sono dei furfanti. I suoi ed i nostri diritti saranno violati e calpestati, perché lui perde l’onorabilità già con l’arresto e noi, per molti anni, non sapremo chi è da considerarsi colpevole di cosa. Politici e giornalisti si divideranno fra innocentisti e colpevolisti, fra amici e profittatori, fra silenti e demagoghi, e molti perderanno la buona occasione per dire che quel che conta non è il colore politico di chi è indagato, ma la certezza che non si avrà giustizia, né per lui né per noi.
Del Turco è stato segretario aggiunto di Lama, nel sindacato confederale più a sinistra, la Cgil. Parlamentare dell’Ulivo, eletto nelle liste dell’Unione, ministro delle Finanze nel governo Amato, presidente della commissione antimafia. Da ultimo ha aderito al Partito Democratico, facendo parte dei 45 costituenti. I suoi compagni della sinistra, oggi, perdono la faccia se osano prendere le distanze o mormorare un vigliacco “chi l’avrebbe mai detto”.
Neanche possono, però, prendersela con la magistratura politicizzata, o ricordare che la giunta abruzzese fu arrestata in blocco nel 1992, ed in blocco assolta (salvo il falso contestato al presidente), perché questi sarebbero argomenti e linguaggi da odiati berlusconiani. Ad essere seri, allora, non resta che prendere atto del collasso giudiziario e proporre alla maggioranza riforme serie e profonde. La maggioranza sarà tenuta a delle controproposte, o ad accogliere quel che condivide (il terreno comune, se si lavora senza strillare, è enorme).
Prodi, non lo si dimentichi, cadde per mano dei magistrati. Se il trauma degli arresti risveglierà dal coma le coscienze, travolte dal cacasottismo, saremo grati al pur non volontario Del Turco.
Pubblicato su Libero di martedì 15 luglio
L'EDITORIALE
DI TERZA REPUBBLICA
Terza Repubblica è il quotidiano online fondato e diretto da Enrico Cisnetto nato nel 2005 dall'esperienza di Società Aperta con l'obiettivo di creare uno spazio di commento indipendente e fuori dal coro sul contesto politico-economico del paese.