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Non abbiamo nulla da imparare dai francesi

Il caso Petrella e le cadute di civiltà

Il presidente francese è bravo e coraggioso ma questa è una faccenda di casa nostra

di Davide Giacalone - 14 ottobre 2008

Il governo italiano non ha scelta, dovrà rivolgere la più dura protesta formale contro quello francese. La decisione di non estradare una terrorista, Marina Petrella, è inaccettabile sotto il profilo della sostanza ed offensivo per quel che riguarda il metodo. Noi italiani, del resto, abbiamo di che riflettere sui pregiudizi ideologici, da noi stessi coltivati, e sulle cadute di civiltà, di cui il nostro vergognoso sistema giudiziario è la monumentale incarnazione.

La Petrella è una cittadina italiana condannata all’ergastolo. La sua ferocia è costata la vita ad altri, ed è giusto, è bene, è sano che paghi con la galera. Pare stia male. In questo caso la legge italiana prevede sospensioni della pena od altri benefici, amministrati con generosità piuttosto che con troppa severità. Non abbiamo nulla da imparare dai francesi. Sarkozy, del resto, spieghi lui alla moglie che ella non è una carica dello Stato, e meno ancora sua sorella. Cerchi di farle capire che portare personalmente la lieta novella del veto maritale, recando visita non ad una combattente per la libertà, ma ad un’assassina che fu ed è dalla parte del torto, descrive un quadretto da basso impero e decadenza morale. Il presidente francese è bravo e coraggioso, ma in questa faccenda s’è dimostrato deprimente.

Dopo avere protestato, con fermezza, guardiamo in casa nostra. Petrella fu arrestata nel 1978, per banda armata e detenzione d’armi. Per quest’ultimo reato poteva essere processata e condannata nel giro di qualche settimana, ma nel 1980 fu scarcerata per decorrenza dei termini. Doppia inciviltà, in un colpo solo: due anni di carcere da presunta innocente ed una colpevole che fa marameo. Inviata al soggiorno obbligato evade, e la riprendono nel 1982, costringendo i carabinieri ad uno scontro. Ancora una volta decorrono i tempi, e quando arriva la condanna, nel 1988, la signora fa la francese. E qui la colpa è tutta nostra.

Francesca Mambro, terrorista fascista, ha scontato più di venti anni di meritatissima detenzione (non per Bologna, dove lei ed il marito sono stati ingiustamente condannati). Ha raccontato e capito i propri errori. Dal 1998 è in semilibertà ed ora si mena scandalo perché ha ottenuto la libertà condizionale. Paragonate i due casi e misurate l’eredità della guerra civile ideologica.

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