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Quale futuro per le rinnovabili?

Il balletto delle rinnovabili

La possibile eliminazione degli incentivi è diventata stucchevole

di Marco Scotti - 05 luglio 2011

Il nuovo tormentone dell’estate non è musicale, non ha per interprete Lady Gaga o Jovanotti e non venderà milioni di copie: si tratta, piuttosto, dello stucchevole tira e molla sugli incentivi alle rinnovabili. Mentre la manovra sta iniziando a prendere forma a mano a mano che viene analizzata dal Quirinale, si stanno alternando una serie di voci sull’effettivo taglio degli incentivi statali alle energie rinnovabili.

Al momento, dopo il quarto conto energia approvato meno di un anno fa e con validità per il triennio 2011-2013, era previsto che il ricorso alle energie rinnovabili da parte di privati e aziende ricevesse sgravi fino al 30% del totale della somma investita. Senz’altro un bello stimolo per procedere a una riconversione energetica divenuta quanto mai necessaria dopo l’esito del referendum del 12 e 13 giugno che ha sancito la definitiva rinuncia al nucleare. Il quarto conto energia, diciamolo subito, non convinceva appieno, ma aveva il merito di spingere la produzione di energia attraverso le fonti rinnovabili – solare fotovoltaico su tutti, ma anche solare termico – che dovranno produrre, entro il 2020, il 17% del totale dell’energia.

Se ciò non dovesse avvenire, andremmo incontro all’ennesima procedura di infrazione da parte dell’Unione Europea.

Fin qui sembra tutto abbastanza chiaro e consolidato. Invece sembra di essere protagonisti di una Candid Camera. Ieri mattina le agenzie di stampa iniziano a battere notizie che parlano dell’inserimento nella manovra di un provvedimento che abolisce gli incentivi per le rinnovabili. Il governo – su tutti i ministri Romani e Prestigiacomo – smentisce categoricamente. Eppure la voce continua a circolare, indisturbata. La tesi più accreditata vuole che nella bozza iniziale della manovra il blocco degli incentivi fosse previsto, ma che pressioni da chi l’energia la produce avessero indotto il governo a modificare la norma. Oggi però, da fonti vicine al Quirinale, arriva la conferma (o la smentita a seconda di come si vuole guardarla) che effettivamente gli incentivi non saranno più erogati.

Inutile girarci attorno, si tratta di una figura barbina. Leggere poi il botta e risposta tra fonti del governo e agenzie in cui le prime sottolineano come i commi dell’articolo cui si fa riferimento non esistono – sarebbero il comma 10 e 11, ma l’articolo ne avrebbe solo 9 – lascia tutti con un sorriso amaro. Perché il futuro energetico dell’Italia è, ancora una volta, seriamente a rischio. Chi si prenderà la briga di investire sul fotovoltaico (che ha un costo di avvio abbastanza elevato, anche se poi garantisce la produzione di energia a costo zero) senza un adeguato sistema di incentivi? E lo Stato che ruolo vuole avere in questo processo decisionale? Quello di arbitro imparziale, che lascia ai cittadini la libertà di scegliere con un atteggiamento fintamente liberista? O preferisce invece indossare i panni del genitore che indirizza i propri figli verso la scelta più orientata al futuro, aiutando i cittadini a intraprendere un percorso virtuoso? La Gazzetta Ufficiale sgombrerà il campo da ogni dubbio.

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