Una tragedia politica, amministrativa e civile
I volontari non bastano, servono scelte
A Napoli non servono boy scout ma la forza dello Statodi Davide Giacalone - 13 giugno 2008
Fratelli del nord grazie, ma statevene a casa. L’idea dei volontari sarà anche nobile, ma è sbagliata. A Napoli non è capitata una disgrazia naturale, un’alluvione od un terremoto. E’ in corso una tragedia politica, amministrativa e civile. Non servono i boy scout, ma la forza dello Stato, se ancora esiste. Serve una procura che persegua i camorristi ed i corrotti, non i funzionari impossibilitati a rispettare l’irrispettabile. De Gennaro, congedandosi, ha espresso la speranza di non essere inquisito, ed ha indicato il nuovo reato: “interesse pubblico in atti d’ufficio”. Chiaro quel che significa?
Servono forze dell’ordine che non riconoscano aree di extraterritorialità. Serve una politica che non giunga a patti con il furbo ingraian-laurino, che denunci incapacità e connivenze, sperperi ed arricchimenti. A Napoli c’è, su questo, un assordante silenzio. Di tutti. Servono scelte amministrative capaci di restare ferme, perché sia chiaro che si faranno non solo le discariche, ma gli impianti necessari a smaltire. Senza questo a Napoli la spazzatura aumenterà, come sta aumentando. Senza questo anche altrove le bande di quartiere fiuteranno l’affare, tant’è che la spazzatura brucia ora anche a Palermo. Serve rompere il patto d’omertà, l’accordo di connivenza sociale.
I volontari? Servirebbero a distribuire i contenitori della differenziata. Ed è come trattare da minorati i napoletani: se li vadano a prendere in punti di distribuzione! Altrimenti mandiamo i nordici volenterosi (…trecento, giovani e forti…) a portare il sacco per l’umido o la carta in case sulla cui porta s’accumulano 3500 tonnellate di spazzatura mista, nel mentre neanche le ecoballe sono fatte nel rispetto della legge. Si ricorderanno di Pisacane. Volontari dovrebbero essere i giovani napoletani, figli del popolo avvelenato e della borghesia profittatrice e vigliacca.
Guanti e maschere, per ripulire i quartieri popolari e portare la spazzatura, in assenza di discariche, ai portoni del potere. E volenterosamente denuncino le centinaia di lavoratori a vario titolo pubblici, fra i quali hanno parenti ed amici, che di lavoro non ne fanno nessuno. Li denuncino non per rivalità sociale, ma perché è in quella pozza che sta affogando Napoli. Allora sì, che la solidarietà del resto d’Italia sarà ben data.
Servono forze dell’ordine che non riconoscano aree di extraterritorialità. Serve una politica che non giunga a patti con il furbo ingraian-laurino, che denunci incapacità e connivenze, sperperi ed arricchimenti. A Napoli c’è, su questo, un assordante silenzio. Di tutti. Servono scelte amministrative capaci di restare ferme, perché sia chiaro che si faranno non solo le discariche, ma gli impianti necessari a smaltire. Senza questo a Napoli la spazzatura aumenterà, come sta aumentando. Senza questo anche altrove le bande di quartiere fiuteranno l’affare, tant’è che la spazzatura brucia ora anche a Palermo. Serve rompere il patto d’omertà, l’accordo di connivenza sociale.
I volontari? Servirebbero a distribuire i contenitori della differenziata. Ed è come trattare da minorati i napoletani: se li vadano a prendere in punti di distribuzione! Altrimenti mandiamo i nordici volenterosi (…trecento, giovani e forti…) a portare il sacco per l’umido o la carta in case sulla cui porta s’accumulano 3500 tonnellate di spazzatura mista, nel mentre neanche le ecoballe sono fatte nel rispetto della legge. Si ricorderanno di Pisacane. Volontari dovrebbero essere i giovani napoletani, figli del popolo avvelenato e della borghesia profittatrice e vigliacca.
Guanti e maschere, per ripulire i quartieri popolari e portare la spazzatura, in assenza di discariche, ai portoni del potere. E volenterosamente denuncino le centinaia di lavoratori a vario titolo pubblici, fra i quali hanno parenti ed amici, che di lavoro non ne fanno nessuno. Li denuncino non per rivalità sociale, ma perché è in quella pozza che sta affogando Napoli. Allora sì, che la solidarietà del resto d’Italia sarà ben data.
L'EDITORIALE
DI TERZA REPUBBLICA
Terza Repubblica è il quotidiano online fondato e diretto da Enrico Cisnetto nato nel 2005 dall'esperienza di Società Aperta con l'obiettivo di creare uno spazio di commento indipendente e fuori dal coro sul contesto politico-economico del paese.