I privilegi della casta costituzionale
In Italia il diritto si è storto e la libertà d’opinione non serve a nientedi Davide Giacalone - 19 novembre 2008
Flick, purtroppo, non è un’eccezione: è dall’inizio degli anni novanta (non a caso dall’inizio del disfacimento istituzionale) che è invalso l’uso d’eleggere presidente il più anziano per nomina, vale a dire quello che lo farà per meno tempo. In questo modo si sanciscono due principi: a. anche nella più alta Corte si fa carriera per anzianità, come in tutto il resto della scassata ed inefficiente magistratura; b. i presidenti diventano numerosi, e con l’allungarsi della vita media gli ex si moltiplicano, assieme ai costi. Due cattivi esempi, in un colpo solo.
Ora vi faccio entrare in una ristrettissima élite, comprendente i pochissimi che la Costituzione l’hanno letta e non ne cianciano a vanvera. Articolo 135, quinto comma: “La Corte elegge tra i suoi componenti, secondo le norme stabilite dalla legge, il presidente, che rimane in carica per un triennio, ed è rieleggibile …”. Flick dice che nella Costituzione non c’è un termine minimo, e deve avere un testo diverso dal mio, e sostiene che la “prassi” prevale sul dettato costituzionale. Tesi affascinante, per chi dovrebbe difendere il secondo, ma che non stupisce, visto che si tratta della persona che appose la firma sulla sentenza che cancellò la migliore legge penale degli ultimi anni, quella che prevedeva la non riprocessabilità dei cittadini assolti.
Immorale della favola: ieri si sono congratulati tutti, perché la libertà d’opinione non serve a niente in un Paese di conformisti, luogocomunisti e poveri di spirito. Nessuno avverte la lunga lacerazione costituzionale perché pochi ci guadagnano ed i più non hanno gli strumenti culturali per capire quel che succede. Il diritto s’è storto, in Italia, senza risparmiare la Corte che dovrebbe difenderlo.
Pubblicato su Libero di mercoledì 19 novembre
L'EDITORIALE
DI TERZA REPUBBLICA
Società Aperta è un movimento d’opinione, nato dall’iniziativa di un gruppo di cittadini, provenienti da esperienze professionali e politiche differenti, animati dalla comune preoccupazione per il progressivo declino dell’Italia, già dal lontano 2003, quando il declino dell’economia, almeno a noi, già era evidente come realtà acquisita. L’intento iniziale era evitare che il declino diventasse strutturale, trasformandosi in decadenza. Oltre a diverse soluzioni economiche, Società Aperta, fin dalla sua costituzione, è stata convinta che l’unico modo per fermare il declino sarebbe stato cominciare a ragionare, senza pregiudizi e logiche di appartenenza, sulle cause profonde della crisi economica italiana e sulle possibili vie d’uscita. Non soluzioni di destra o di sinistra, ma semplici soluzioni. Invece, il nostro Paese è rimasto politicamente paralizzato su un bipolarismo armato e pregiudizievole, che ha contribuito alla paralisi totale del sistema. Fin dal 2003 aspiravamo il superamento della fallimentare Seconda Repubblica, per approdare alla Terza, le cui regole vanno scritte aggiornando i contenuti della Carta Costituzionale e riformulando un patto sociale che reimmagini, modernizzandola, la costituzione materiale del Paese. Questo quotidiano online nasce come spin-off di Società Aperta, con lo scopo di raccogliere riflessioni, analisi e commenti propedeutici al salto di qualità necessario