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Si decide male o non lo si fa proprio

I pentimenti tardivi di Passera

L'intervista a Panorama e il declino italiano: urge una cura

di Elio Di Caprio - 21 gennaio 2008

Adesso tocca al manager di centro sinistra Corrado Passera di dire la sua e scoprire le sue carte prendendo le distanze da Prodi. Anch"egli vola alto ed ora invoca l"uscita da una situazione politica sempre più immobile.

Ma se quasi tutti dicono e vogliono la stessa cosa, ora persino Passera, esponente di punta del potere bancario di marca prodiana, perchè non si va avanti e si cambia e volta pagina? Gli allarmi e le denunce sono ormai condivisi dalla gran parte della popolazione e sono fatti propri (in ritardo) da tutti i mass media, giornali e televisione compresi. I principali periodici di informazione, dall"Espresso a Panaroma, titolano insieme allo sfascio ed alla resa dei conti con le medesime foto dei personaggi simbolo del declino che sembra sempre più autoavvitarsi su se stesso. In tanta confusione e inquietudine arriva a sorpresa la presa di posizione dell"economista Corrado Passera, ora amministratore delegato di Intesa-San paolo, che nell"ultima intervista rilasciata a “Panorama” fa delle affermazioni pienamente condivisibili sulla crisi che attraversa il nostro Paese. Passera non è un personaggio qualunque, è colui che si è esposto mediaticamente andando a votare alle primarie dell"Unione per la candidatura di Prodi e gravita nell"area del Partito Democratico. Sponsorizza e fa parte della cordata di Air One che sembra ormai messa fuori gioco dalle decisioni del duo Prodi-Padoa Schioppa sul destino di Alitalia. Ovviamente è scontato che Passera ribadisca anche in questa occasione che è uno sbaglio, per non dire un segno del declino, per il sistema Italia privarsi di un avamposto strategico nazionale quale è la compagnia di bandiera per sottoporla al controllo di Air France e non di una cordata italiana.

Disorienta comunque che questa difesa ad oltranza delle radici nazionali di grosse società italiane ex pubbliche, come l"Alitalia, provenga da quegli stessi ambienti pragmatici e mercatisti di centro sinistra, di cui in passato anche Passera ha fatto parte, che hanno sempre accusato coloro che si battono per difendere i “campioni nazionali” di non volersi e sapersi adattare alle dinamiche del libero mercato. Addirittura il passaggio di Alitalia ad Air France sarebbe secondo Passera una svendita al nostro maggior concorrente. Ma a parte ciò l"esternazione di Corrado Passera va ben oltre e tocca tutti i temi più sensibili del quadro politico attuale. Secondo l"economista il governo Prodi, di cui sembra diventato un sostenitore tiepido se non pentito, fa male a privilegiare la riduzione dell"indebitamento e non pensa allo sviluppo, sa solo aumentare le spese correnti. Anch"egli avverte una sensazione generale di declino e lo dice apertamente: cresciamo poco e andiamo indietro in tutte le graduatorie mondiali, dalla tecnologia, alle infrastrutture, all"istruzione. Quali le responsabilità ? Secondo Passera è il sistema decisionale che non funziona, è lo Stato che ha completamente abdicato, le opere di pubblica utilità si bloccano per l"opposizione di un qualche centinaio di persone, non investiamo né nei rigassificatori, né nel nucleare e tanto meno nei termovalorizzatori per liberarci dell"immondizia. C"è bisogno dunque di un nuovo progetto paese in cui credere - sono parole sue – si deve porre fine alla selezione a rovescio e puntare al ricambio generazionale. Ma a monte bisogna sbloccare il sistema decisionale.

Non c"è che dire : bel programma, analisi puntuale dei mali che ci affliggono. Ma quale lo sbocco? Sono prediche già sentite. Passera dopo tante delusioni – ma pensiamo che la maggiore sia stata il mancato sostegno di Prodi ad Air One - non prende ancora le distanze dal partito democratico che lo ha visto tra i più fervidi promotori. Cambiare il sistema decisionale va bene, siamo d"accordo. Ma come? Puntando sulla nuova (?) stella di Veltroni invece che su Prodi? E" possibile che non si capisca ancora che se le istituzioni non funzionano sono queste che vanno per prima riformate? Certo il giro si chiude nell"impotenza quando si pretende che anche i partiti personali o feudali dell"1%, quelli alla Dini o alla Mastella per intenderci, contribuiscano ad una riforma e ad un cambiamento che li porrebbe fuori gioco. E" questa la contraddizione massima che viviamo a cui Walter Veltroni vorrebbe porre rimedio quando pensa ad una riforma elettorale che riduca il peso dei piccoli partiti e rinvia le riforme costituzionali al momento in cui pochi partiti siano in grado di finalmente decidere da soli.

Può essere che questa sia l"unica soluzione realistica e possibile per uscire dall"imbuto in cui ci ha messo questa scalcinata Seconda Repubblica. Ma è una corsa contro il tempo prima che il declino, ora ammesso anche dal deluso tecnocrate Corrado Passera, possa prendere una piega irreversibile.

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Terza Repubblica è il quotidiano online fondato e diretto da Enrico Cisnetto nato nel 2005 dall'esperienza di Società Aperta con l'obiettivo di creare uno spazio di commento indipendente e fuori dal coro sul contesto politico-economico del paese.