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Quando il sistema gira a vuoto su se stesso

Grillo in piazza, Fabiani alla Rai

Ma non si era detto che la musica sarebbe cambiata?

di Elio Di Caprio - 12 settembre 2007

Ci mancavano solo Beppe Grillo e le sue intemerate per confonderci su chi fa della politica lo spettacolo o chi fa dello spettacolo la politica.

La presunta discesa in campo del “popolo della rete” attraverso un comico è la rappresentazione che ci mancava come segnale ulteriore del profondo distacco che si sta ulteriormente allargando tra il comune sentire dell"opinione pubblica e una casta dirigente sempre più chiusa nel suo perimetro, incapace non tanto di intercettare il malessere collettivo quanto di proporre un nuovo stile nella conduzione della cosa pubblica che dia prova di serietà e di credibilità.

Si scuote l"albero dell"insoddisfazione generale ma poi non si sa in che direzione andranno i frutti maturi dello scontento. E" già successo in altre occasioni della storia italiana con risultati boomerang che si sono riversati su coloro che ingenuamente pensavano a scorciatoie populiste che partivano dal rifiuto corale di coloro che ci rappresentano.

E" bene quindi non farsi illusione che i soliti giochi di vertice non riescano ad assorbire e deviare una protesta che rischia di diventare indistinta se priva di obbiettivi concreti e praticabili. Del resto già si sono messi in moto i tradizionali mass media per interpretare, addomesticare, strumentalizzare quanto sembra emergere dalle viscere profonde del tradizionale ribellismo italico che ora trova espressione obbligata nel popolo della rete e dei blog. Ha un bel dire il ministro Bersani quando, a proposito delle insofferenze manifeste dell"opinione pubblica ( i sondaggi questa volta puniscono il centrosinistra di Prodi, ma pochi anni fa anche il centrodestra ha fatto le spese della sua azione di governo) afferma che si tratta di termometro e non di febbre.

La realtà è che i giochi stancano e anche se ogni notizia del teatrino della politica annulla la precedente il risultato finale è la sensazione unanime che tutto si svolga sulle nostre teste per fini e interessi sconosciuti o troppo conosciuti. E" in questa sensazione che svaporano le vecchie distinzioni tra destra e sinistra e riesce difficile e anche inutile paragonare il “fenomeno” Grillo ai girotondi arrabbiati anti Berlusconi della sinistra o alla grandi manifestazioni anti tasse del centro destra.

Come uscirne? Certo non si va da nessuna parte se si continua a non dire la verità e ad offrire l"interminabile spettacolo di nomenclature dedite alle lotte intestine soltanto per promuovere i loro interessi particolari senza che venga offerto un minimo esempio di un altro modo di condurre la cosa pubblica nell"interesse generale. Basta soffermarsi sul concomitante esempio della recente nomina governativa del settantasettenne Fabiano Fabiani nel consiglio RAI a presidio degli interessi del centrosinistra in un settore nevralgico per la gestione del consenso.

E" una mossa anti Berlusconi da parte di chi non avuto il coraggio di portare avanti una legge sul conflitto di interessi? Ritorna con l"occasione sulla scena il classico boiardo di Stato ( che peraltro può essere anche persona rispettabilissima) da prima Repubblica, appartenente a quella stessa categoria demonizzata dalla falsa rivoluzione del "92. Largo ai giovani e al ricambio: all"improvviso l"esperienza di Fabiani, di chi è stato in Rai dagli anni cinquanta, più di mezzo secolo fa, per poi diventare grande manager dell"IRI, di Autostrade, di Finmeccanica, e ora dell" ACEA romana, diventa ora insostituibile e la chiave di volta per un nuovo corso alla RAI. Nessuno fiata neanche nel partito democratico di Veltroni che l"ha sostenuto ad onta di ogni velleità di rappresentare il nuovo.

E il centro-destra cosa risponde? Stop ad ogni possibile intesa con questo centro sinistra, dalla legge elettorale alle riforme costituzionali. Come se fosse più importante rintuzzare l"ennesima occupazione di potere da parte della maggioranza di turno che pensare e fare qualcosa per concorrere a cambiare un sistema che, come testimonia anche il successo della manifestazione di Grillo, non è più in grado di dare ai consensi e alle proteste adeguati canali di rappresentanza.

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