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L'Italia dei gazebo e quella reale

Grillo da Veltroni? Non si sa mai

L'illusione delle scorciatoie populiste

di Elio Di Caprio - 29 novembre 2007

L"Italia dei gazebo e delle spinte plebiscitarie dal basso finalmente si incontra e si confronta. Alla democrazia in diretta mancano solo i gazebo di Beppe Grillo che però difficilmente potrebbe interloquire su temi ostici (e bizantini per gli italiani) quali quelli delle riforme elettorali e costituzionali. Tutti in fila da Walter Veltroni che ha aperto le consultazioni sulle riforme, come un Capo dello Stato in procinto di risolvere una crisi di governo. Si attende con ansia il momento clou del mega incontro, foriero di chissà quale novità, tra il segretario del grande (ancora sulla carta) Partito Democratico e della grande formazione di Silvio Berlusconi (anch"essa sulla carta) che dovrebbe rappresentare, non si sa ancora, se il popolo di destra o di centro-destra.

Cosa ci sarebbe di genuinamente più democratico di un incontro risolutivo tra chi è stato eletto su piazza dal popolo dei gazebo, prima Walter Veltroni con le sue quattro milioni di firme ed ora Berlusconi forte delle otto milioni di firme ( non ci bastavano gli otto milioni di baionette del passato) contro il governo Prodi. In più Berlusconi si porta dietro il merito di aver fatto fuori in diretta, via megafono, i suoi ex alleati del centro destra. Ma proprio in termini di democrazia qualcosa non torna se, come si dice, il popolo di centro destra vorrebbe l"unità degli ex partiti del Polo perchè solo uniti si vince contro i “comunisti” e poi si trova di fronte al colpo di mano del Cavaliere che azzera tutto smentendo la sua stessa propaganda di ieri. Avevamo scherzato, quello di ieri era un bluff.

La democrazia in diretta degli italiani ci riserverà qualche altra sorpresa ancora, ne siamo certi. Mentre il governo Prodi è appeso a un filo, sballotatto tra le spinte ( di destra?) di Dini e quelle contrapposte di Rifondazione, l"eccentrico Fausto Bertinotti ammira estasiato e plaude alle mosse “rivoluzionarie” dal basso di Berlusconi che ancora una volta ha avuto il coraggio e l"audacia di scompigliare un quadro politico immobile. La sinistra “moderata” guarda invece con perplessità e diffidenza, al pari dei principali partiti di centro destra, alle iniziative del Cavaliere. A nessuno è sfuggita l"enfasi con cui da Walter Veltroni è stato accolto Gianfranco Fini , anch"egli professionista della politica, come direbbe Berlusconi, ma ritenuto dal centro sinistra più affidabile del Cavaliere-prestigiatore che non ha dietro di sé alcuna lunga storia di militanza passionale. Sono queste le stravaganze obbligate di una fase politica che paga il conto di svolte che sono state più apparenti che reali e di una transizione durata troppo a lungo. Si è generata più confusione che chiarezza, a destra come a sinistra. Per ora, prima del big bang di Prodi c"è quello accertato del centro destra, tra Forza Italia ed Alleanza Nazionale, ma le conseguenze non si fermeranno qui a giudicare dall"onda lunga messa in moto dalla “rottura” del Cavaliere.

E" rivelatore a questo proposito quanto scritto recentemente sull"organo ufficiale di AN in un editoriale di Alessandro Campi sul profilo che il partito di Fini dovrebbe assumere per essere competitivo dopo il ripudio di Berlusconi. L"elenco è quasi il contrario di quanto fatto da Alleanza Nazionale negli ultimi anni all"ombra del centro destra e spiega i malumori di quella destra che poi non ha trovato di meglio per distinguersi che correre sotto le bandiere di Storace e, paradossalmente, sotto l"ala protettrice del Cavaliere. An , secondo il professore di Perugia, deve avere l"orgoglio della sua specificità, stare dalla parte dei giudici e della legge, combattere ogni forma di concentrazione e di monopolio del potere, battersi per la valorizzazione del merito, porre un freno alla volgarità dei costumi. Infine dovrebbe battersi per il pluralismo dell"informazione e farla finita con la “bufala ideologica della Padania”.

Se il partito di Fini si fosse mosso in tale direzione la Casa delle Libertà sarebbe morta prima di nascere. Ma ora il quadro è cambiato ed il partito di Fini potrebbe raggiungere il risultato invano inseguito dalla sinistra supponente degli ultimi anni : demitizzare il personaggio Belusconi , rivelarne i limiti e scalzarne l"autorevolezza di “deus ex machina” della politica italiana. Sarebbe l"ultima stravaganza di un"Italia irreale che, nonostante i gazebo e la democrazia in diretta, è ancora alla ricerca di una classe dirigente all"altezza che la sappia guidare.

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