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Che problema può essere un giornale?

Gli spioni di Telecom e Libero

Se la rete contaminata si trova sia in quell’azienda che in Pirelli, c’è la continuità

di Davide Giacalone - 26 marzo 2007

Si sentivano scoperti nei confronti di Libero, gli spioni della Telecom Italia. Ma quando si maneggia tutto quel denaro e si governano gli interessi di un’azienda così grande, che problema può mai essere un giornale, perché si vuole essere coperti? E cosa si era fatto, al punto da destare disagio? Semplice: si era cominciata a raccontare la trama del grande intrigo brasiliano, dei soldi (di una società quotata) apparentemente buttati al vento o che sparivano nel nulla, di società Telecom amministrate dalla stessa persona cui si erano affidate Cirio e Parmalat. Nessuno ha mai potuto smentire una sola parola, ma è anche vero che nessuno ha mai risposto. Noi una domanda la poniamo ancora in questi giorni: perché il ministro degli esteri sente il bisogno di dire che è bene non vendere Tim Brasil, posto che secondo i vertici di Telecom non è in vendita? Singolare. Si sappia che in Brasile è in corso un processo relativo proprio alla rete di Tim, che secondo la Tecnosistemi (amministrata dallo stesso che amministrava Tim, Cirio e Parmalat) non è stata pagata, e, in ogni caso, non c’era un regolare contratto. Ballano tanti soldi, e qualcuno dovrà pur informare il mercato. Comunque, agli spioni piacevano di più i quotidiani che tacevano, pur restando nostri affezionati lettori. Del che li ringraziamo.

Gli altri lettori non si spazientiscano nel leggermi ancora su questo tema. So anch’io di ripetermi e non ne godo. Il punto è questo: c’era una gruppo di soggetti dediti allo spionaggio, ma perché lo facevano, seguendo quale interesse? Non credo affatto che ci sia stata un’epidemia di guardonismo elettronico e credo che la ragione vada cercata in quel che di concreto, d’economico, intendevano nascondere o far valere. Da qui si giunge al problema successivo: a Telecom ripetono d’essere la parte lesa, un momento, però, è leso l’interesse della persona giuridica, della società, mica quello di chi l’amministra pro tempore. Anzi, se quel che le indagini vanno scoprendo fosse vero anche solo per la metà, delle due l’una: o gli amministratori erano degli idioti o erano i mandanti, posto che, comunque, erano i pagatori. Ed il fatto che la rete contaminata si troverebbe sia in Telecom che in Pirelli denota la continuità.

Leggo che, in vista dell’assemblea, si cerca di porre pace fra il presidente Rossi ed i tredici consiglieri “indipendenti”, ricandidandoli tutti. Forse sarebbe più appropriato restituirli tutti ai propri studi. Giacché, nel migliore dei casi, tutti loro sono riusciti a non accorgersi di nulla e, con ogni probabilità, non leggevano i giornali e, comunque, non leggevano Libero. Come si può essere, al tempo stesso, indipendenti, preparati, acuti ed incapaci? Loro, che si lamentano di non essere sufficientemente informati, hanno mai provato a chiedere ufficialmente notizie circa le cose che scrivevamo? Così, per curiosità. Alessando Profumo, amministratore di Unicredit, ha detto che sarebbe difficile spiegare agli azionisti della banca perché acquistare azioni Telecom (in Olimpia) ad un prezzo superiore al valore, lamentando, per di più, una certa nebbiosità delle prospettive industriali. Ha ragione, ma quel che lui vede, e che noi da tempo scriviamo, è terribilmente aggravato da questa situazione di galleggiamento proprietario, finanziario, industriale e penale. Nulla sta fermo, nulla si risolve ed il beccheggio dà la nausea. Una parola sull’inchiesta penale. Come si suol dire, lasciamo che gli inquirenti facciano il loro mestiere. Ma a noi stessi ricordiamo che un cittadino è innocente fino a condanna definitiva, ed è quindi auspicabile che il vasto frutto delle indagini passi presto al vaglio dei giudici. Se vi sono reati, e gravi, saranno impartite giuste condanne, mentre sapere di detenzioni cautelari che durano già da più di sei mesi, e si rinnovano, lascia, nelle nostre boccucce garantiste, un sapore sgradevole.

www.davidegiacalone.it

Pubblicato da Libero

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