Le patologie di un sistema che non cambia
Gli intoccabili
Ancora Berlusconi e i giudici: due facce della stessa medagliadi Elio Di Caprio - 30 giugno 2008
E" troppo facile dire che con tutti i problemi (irrisolti) dell"Italia ha un che di grottesco il riemergere del conflitto tradizionale tra politica e magistratura riassunto ora dalla contrapposizione personale Berlusconi-Di Pietro con tutti gli improperi conseguenti. Si tratta dei due personaggi che hanno contrassegnato emblaticamente il burrascoso passaggio dalla “prima” alla “seconda repubblica” sottolineandone il carattere di svolta incompiuta.
Al di là di ogni considerazione sulle “qualità” individuali di Di Pietro e del Cavaliere, entrambi, pur di provenienza diversa, prestati alla politica e" senz"altro stucchevole la riproposizione dei vecchi conflitti che vorrebbe richiamare a raccolta le schiere di aficionados dell"uno o dell"altro. E" l"ennesima regressione, l"ennesimo messaggio sbagliato che si manda all"opinione pubblica sul fatto che non contano l"immondizia di Napoli o la crisi economica e sociale che attraversa l"Italia o i problemi energetici o di sicurezza, ma conta soprattutto la questione morale che indica in Berlusconi colui che in principio, come già diceva l"Economist di qualche anno fa, non è adatto (o degno) a governare l"Italia.
E pazienza che si dà tranquillamente per scontata la legittima ambizione di Berlusconi di concludere il suo cursus honorum con la carica di prossimo Capo dello Stato, una carica che dovrebbe rappresentare simbolicamente l"unità degli italiani tutti, berlusconiani e non. Nessuno può contestare il consenso democratico e popolare che a mo" di plebiscito ha mandato al governo il Cavaliere per la terza volta nonostante le violente campagne di delegittimazione che si sono ridotte nell"ultima campagna elettorale nella malaccorta evocazione da parte di Veltroni del “principale esponente dell"opposizione”, l"innominato Berlusconi. Come nel gioco dell"oca si ritorna al punto di partenza come nulla fosse accaduto negli ultimi quindici anni, come se non fosse evidente a tutti che, tra girotondi vari, spallate di governo, rimescolamenti poco riusciti o niente affatto riusciti, intercettazioni telefoniche in agguato, è l"Italia che si è inchiodata, si è fermata o è andata indietro.
La semplificazione forzata dell"ultima elezione politica, la sfida improbabile tra il velleitario Veltroni, quello del “ballo da solo”, e il Cavaliere del predellino che ha messo su una maggioranza numerica anti-Prodi e anti sinistra per governare, non basta per rasserenare gli animi e costringere maggioranza e opposizione a misurarsi sui problemi concreti. Del resto basta pensare che l"alfiere della delegittimazione di Berlusconi è quel Di Pietro che ha fatto la sua fortuna politica in nome e per conto della casta dei magistrati – una casta che a differenza di quella dei politici non corre alcun rischio di essere delegittimata dal voto popolare ed anzi ha un potere d"interdizione enorme persino sulla vita privata dei cittadini- ed ora chiede il conto del suo apporto a latere del PD nelle ultime elezioni.
Come fa ora il Partito Democratico a prendere le decise distanze da Di Pietro e dai giudici quando non gli resta altro che questa sponda presso l"opinione pubblica? Il bluff del “governo ombra” della sinistra non è finora riuscito ad inventarsi alcun chè di fronte al piglio decisionista del centro-destra e a convincere l"elettorato che “si può fare” altro (cosa?) per risolvere i nostri problemi più urgenti. Assisteremo ad una riedizione delle invettive alla Beppe Grillo, questa volta dirette contro l"indegno Berlusconi, ben più efficaci della guerra di posizione della magistratura contro il centro-destra? Il teatrino è pronto a ricominciare e possiamo aspettarci altri proclami del predellino da parte dell"indomito Cavaliere che si rivolge al “suo” popolo” per reclamare una persecuzione nei suoi confronti che non finisce mai.
La realtà è che stiamo ancora pagando il conto della vera e propria entrata in politica della magistratura negli anni "90 che ha prodotto il risultato imprevisto e non voluto del centro destra vincente capeggiato da Berlusconi. Ogni tentativo di richiamare all"ordine l"Ordine dei magistrati è fallito. E poi chi ha l"autorità morale di fare ciò, ammesso che sia possibile? Silvio Berlusconi, solo perchè è stato eletto sul campo come se vivessimo in un sistema presidenziale che non c"è e non è previsto dalla Costituzione? Il Cavaliere lamenta di dover passare buona parte del suo tempo a difendersi dal “cancro” dei magistrati politicizzati e per essere più attrezzato a difendersi anche in Parlamento ha fatto eleggere un manipolo di suoi avvocati personali.
La legge elettorale glielo ha consentito e gli ha permesso di crearsi una piccola casta per conto proprio. Il fronte dei magistrati- che è un Potere più che un Ordine- è difeso per interposta persona dal manipolo di Di Pietro. Per motivi diversi sono Berlusconi e Di Pietro i nuovi intoccabili, come nel sistema delle caste. Ma quello che sta diventando il vero e proprio cancro della politica italiana, al di là dello strapotere dei giudici, è il personalismo esasperato ancor più rafforzato dall"ultima legge elettorale che ha mandato in Parlamento il personale scelto e imposto dalle segreterie di partito.
Berlusconi e Di Pietro, Berlusconi contro i giudici, i giudici contro Berlusconi. E" una telenovela che dura da anni. Ma a pensarci bene si tratta del medesimo imbuto, di due facce della stessa medaglia, della comune patologia di sistema che ha reso impossibile finora di uscire da una crisi che si gioca da troppo tempo sulla pelle del Paese.
Al di là di ogni considerazione sulle “qualità” individuali di Di Pietro e del Cavaliere, entrambi, pur di provenienza diversa, prestati alla politica e" senz"altro stucchevole la riproposizione dei vecchi conflitti che vorrebbe richiamare a raccolta le schiere di aficionados dell"uno o dell"altro. E" l"ennesima regressione, l"ennesimo messaggio sbagliato che si manda all"opinione pubblica sul fatto che non contano l"immondizia di Napoli o la crisi economica e sociale che attraversa l"Italia o i problemi energetici o di sicurezza, ma conta soprattutto la questione morale che indica in Berlusconi colui che in principio, come già diceva l"Economist di qualche anno fa, non è adatto (o degno) a governare l"Italia.
E pazienza che si dà tranquillamente per scontata la legittima ambizione di Berlusconi di concludere il suo cursus honorum con la carica di prossimo Capo dello Stato, una carica che dovrebbe rappresentare simbolicamente l"unità degli italiani tutti, berlusconiani e non. Nessuno può contestare il consenso democratico e popolare che a mo" di plebiscito ha mandato al governo il Cavaliere per la terza volta nonostante le violente campagne di delegittimazione che si sono ridotte nell"ultima campagna elettorale nella malaccorta evocazione da parte di Veltroni del “principale esponente dell"opposizione”, l"innominato Berlusconi. Come nel gioco dell"oca si ritorna al punto di partenza come nulla fosse accaduto negli ultimi quindici anni, come se non fosse evidente a tutti che, tra girotondi vari, spallate di governo, rimescolamenti poco riusciti o niente affatto riusciti, intercettazioni telefoniche in agguato, è l"Italia che si è inchiodata, si è fermata o è andata indietro.
La semplificazione forzata dell"ultima elezione politica, la sfida improbabile tra il velleitario Veltroni, quello del “ballo da solo”, e il Cavaliere del predellino che ha messo su una maggioranza numerica anti-Prodi e anti sinistra per governare, non basta per rasserenare gli animi e costringere maggioranza e opposizione a misurarsi sui problemi concreti. Del resto basta pensare che l"alfiere della delegittimazione di Berlusconi è quel Di Pietro che ha fatto la sua fortuna politica in nome e per conto della casta dei magistrati – una casta che a differenza di quella dei politici non corre alcun rischio di essere delegittimata dal voto popolare ed anzi ha un potere d"interdizione enorme persino sulla vita privata dei cittadini- ed ora chiede il conto del suo apporto a latere del PD nelle ultime elezioni.
Come fa ora il Partito Democratico a prendere le decise distanze da Di Pietro e dai giudici quando non gli resta altro che questa sponda presso l"opinione pubblica? Il bluff del “governo ombra” della sinistra non è finora riuscito ad inventarsi alcun chè di fronte al piglio decisionista del centro-destra e a convincere l"elettorato che “si può fare” altro (cosa?) per risolvere i nostri problemi più urgenti. Assisteremo ad una riedizione delle invettive alla Beppe Grillo, questa volta dirette contro l"indegno Berlusconi, ben più efficaci della guerra di posizione della magistratura contro il centro-destra? Il teatrino è pronto a ricominciare e possiamo aspettarci altri proclami del predellino da parte dell"indomito Cavaliere che si rivolge al “suo” popolo” per reclamare una persecuzione nei suoi confronti che non finisce mai.
La realtà è che stiamo ancora pagando il conto della vera e propria entrata in politica della magistratura negli anni "90 che ha prodotto il risultato imprevisto e non voluto del centro destra vincente capeggiato da Berlusconi. Ogni tentativo di richiamare all"ordine l"Ordine dei magistrati è fallito. E poi chi ha l"autorità morale di fare ciò, ammesso che sia possibile? Silvio Berlusconi, solo perchè è stato eletto sul campo come se vivessimo in un sistema presidenziale che non c"è e non è previsto dalla Costituzione? Il Cavaliere lamenta di dover passare buona parte del suo tempo a difendersi dal “cancro” dei magistrati politicizzati e per essere più attrezzato a difendersi anche in Parlamento ha fatto eleggere un manipolo di suoi avvocati personali.
La legge elettorale glielo ha consentito e gli ha permesso di crearsi una piccola casta per conto proprio. Il fronte dei magistrati- che è un Potere più che un Ordine- è difeso per interposta persona dal manipolo di Di Pietro. Per motivi diversi sono Berlusconi e Di Pietro i nuovi intoccabili, come nel sistema delle caste. Ma quello che sta diventando il vero e proprio cancro della politica italiana, al di là dello strapotere dei giudici, è il personalismo esasperato ancor più rafforzato dall"ultima legge elettorale che ha mandato in Parlamento il personale scelto e imposto dalle segreterie di partito.
Berlusconi e Di Pietro, Berlusconi contro i giudici, i giudici contro Berlusconi. E" una telenovela che dura da anni. Ma a pensarci bene si tratta del medesimo imbuto, di due facce della stessa medaglia, della comune patologia di sistema che ha reso impossibile finora di uscire da una crisi che si gioca da troppo tempo sulla pelle del Paese.
L'EDITORIALE
DI TERZA REPUBBLICA
Terza Repubblica è il quotidiano online fondato e diretto da Enrico Cisnetto nato nel 2005 dall'esperienza di Società Aperta con l'obiettivo di creare uno spazio di commento indipendente e fuori dal coro sul contesto politico-economico del paese.