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Gli schieramenti verso la Terza Repubblica

Gli errori di Bertinoro

Non servono reunion o costituenti socialiste ma seppellire questa stagione politica

di Enrico Cisnetto* - 09 marzo 2007

Caro direttore, ragioni personali mi hanno impedito di essere a Bertinoro essendo stato cortesemente invitato a intervenire, ma ho seguito con interesse l"iniziativa cui Turci e Macaluso hanno dato vita. Dico subito che apprezzo il ritorno alle identità politiche, che mi sembra finalmente prender piede, tanto più se declinato non come nostalgia del passato bensì come chiusura di una (troppo) lunga stagione nuovista in cui al confronto delle idee si sono sostituiti lo scontro delle persone (peraltro un leaderìsmo senza statisti) e il dilagare del qualunquismo e dell"antipolitica. Ma perché non si tratti di inutili amarcord, occorre fare uno sforzo affinché, da un lato, si guardi a identità più moderne e pragmatiche di quelle che affondano le radici esclusivamente nella storia del Novecento, e dall"altro si eviti di unire forze che abbiano in comune solo vecchi riferimenti storici.

Per questo, devo dire con franchezza che a Bertinoro - i cui lavori ho potuto seguire attraverso Radio Radicale - temo si siano commessi due errori. Il primo è quello di voler ficcare in un unico contenitore storie diverse come quelle socialiste, liberal-democratiche e repubblicane, e non in nome di una convergenza politico-programmatica attuale - tanto che quando si sono poste alcune pregiudiziali, a cominciare dall"opzione maggioritario-bipolare, sono subito scattati i distinguo - quanto facendo leva su una nobiltà d"origine che i partiti della Seconda Repubblica non possiedono. Il secondo errore, ancor più grave, è stato quello di tentare di aggregare, sotto la bandiera del socialismo europeo, forze riformiste e forze massimaliste, unite dal rifiuto del Partito democratico. Mi chiedo: che cosa ha a che fare il correntone Ds con le diverse anime della diaspora del Psi o, peggio, con radicali e lib vari? Con Mussi e Salvi si fa la riforma delle pensioni e si completa la portata della legge Biagi?

Naturalmente, mi rendo conto che come in ogni processo di trasformazione, le contraddizioni sono inevitabili e che in tutti i casi le opportunità emerse a Bertinoro non possono essere messe in secondo piano dai limiti di quell"appuntamento. Tuttavia, l"esperienza maturata da Società Aperta - imperniata sul terzismo rispetto ai due poli del fallimentare "bipolarismo all"italiana" - mi induce a credere che sia necessario definire una fase intermedia rispetto a quella in cui sul terreno della politica giocheranno squadre auspicabilmente prive di nomi mutuati dalla botanica e affini. Insomma, prima di definire i partiti che saranno protagonisti della Terza Repubblica, dobbiamo unire le forze per seppellire definitivamente la Seconda.

Se questo è il terreno d"incontro, un fronte riformatore laico - ma non laicista (per chiudere la stagione della Seconda Repubblica i cattolici sono indispensabili e i temi dei diritti civili non sono centrali) - non solo è fattibile, è assolutamente necessario. Purché sia chiaro di cosa stiamo parlando: fine di questo bipolarismo, e al suo posto una Grande Coalizione di tipo tedesco - che faccia perno sulle componenti moderate e riformatrici di entrambi gli attuali schieramenti e che invece escluda a priori la sinistra massimalista e giustizialista e la destra populista - cui va dato il compito non semplicemente di predisporre regole elettorali di stampo europeo finalmente condivise da larga parte del Parlamento, ma anche di impostare un lavoro politico e programmatico capace di avviare l"indifferibile e prioritario cambiamento del sistema politico e istituzionale.

Una stagione di transizione, certo, ma che consenta domani di adottare un"alternanza sana e matura che assuma come tratto distintivo non più la novecentesca divaricazione tra destra e sinistra, o peggio quella "Berlusconi sì, Berlusconi no", bensì la differenziazione tra i fautori dello status quo degli interessi e dei diritti (chiamiamoli per semplicità conservatori) e coloro che vogliono il cambiamento e la modernizzazione (riformatori), distinzione che oggi taglia trasversalmente i poli e i partiti stessi. Se la manifestazione di Bertinoro è stata un passaggio in questa direzione, allora finirà sui libri di storia. In caso contrario, la cronaca vorace se l"è già inghiottita.

*Presidente di Società Aperta

Pubblicato su Il Riformista di giovedi 8 marzo

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