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La maratona dei blogger sul referendum

Gli araldi della democrazia dal basso

L’evento del 21 maggio segna un passaggio importante verso una partecipazione effettiva

di Ilaria La Commare - 25 maggio 2005

L’araldo ha chiamato, ma stavolta annunciava alla Città la volontà del demos della Rete. Di quel demos non soltanto mero navigatore e fruitore di contenuti virtuali, ma ora anche promotore di eventi “in carne e ossa”. “Blog in progress. Una maratona sul referendum”: evento ideato dai blogger de Il Cannocchiale, che, eletta la democrazia deliberativa a oggetto del loro cum-loquiare, hanno poi lanciato l’invito ai compagni delle altre piattaforme.

E non per restare a dialogare dai loro intangibili point of presence, bensì per scendere in un’Agorá tutta reale, e neanche lontana dai Fori Imperiali: gli studi di Nessuno Tv. Obiettivo raggiungere il popolo e discuterne insieme, in nome della sovranità unificatrice e abilitata in via privilegiata da una democrazia che vuole essere prima di tutto partecipativa. Aperta e libera.

Prendete una giovane razza di mediattivisti guidati da un Galileo, un Panther e un’Alcestis (i nickname di tre blogger), una televisione sui generis di nome Nessuno Tv, il passaggio di un Taxi Channel (di madre satellitare Sky) e due magazine novelli, Liberal Café e Generazione L. Partite dall’idea di uno, aggiungete il brainstorming di tanti ness-uno, date a questa generazione vocalica una televisione vestita di nuovo e un caffè che porta libere fragranze informative. Finirete “fuori”: ovvero, non vi richiuderete certo in voi stessi. Siete finiti nelle nuove sfere mediatiche, che, forti di un comun denominatore fondato sull’approccio dal basso, maturano visioni politiche e sociali interessanti. La bottom-up philosophy non solo si afferma a tassi crescenti, ora si aggira anche per i campi della produzione dell’informazione.

E se la convergenza delle tecnologie è già adesso, la fusione dei contenuti è la frontiera. Il compito è dei nuovi fautori dell’informazione, che sono gli stessi che prima erano destinati al suo consumo e basta. Dovranno creare nuovi modelli di comunicazione, anche sociale. O forse ci sono già riusciti.

La “maratona” del 21 maggio scorso ha segnato un passaggio miliare: quello dal giornalismo partecipativo alla democrazia partecipativa.

Accompagnato da un altro passaggio: alla terza generazione di blogger. La prima generazione la conosciamo ed è ben descritta, nei suoi fenomeni e caratteristiche, da J. Mills, H. Mostafavi, S. Willborn, D. Galli, S. Márquez e L. Wood in “Sbattete il mostro in prima pagina” (dossier edito da Café Babel).

La seconda è quella dei videoblogger ed è ancora nella sua fase d’infanzia. Ma nel frattempo si è già verificato l’avvento della terza: quella a cui li ha fatti accedere il loro ruolo da promotori sociali.

Organizzando un evento insieme ad una web-radio-televisione pioniera a livello mondiale di quella che è la quarta generazione di televisione. La blogTv di Nessuno Tv. Anche le gerarchie piramidali crollano, e se la produzione vien dal basso, allora c’è la speranza che davvero il cittadino guardi e legga quello che desidera, in termini contenuti e qualità. Ora che se li può ideare e produrre da sé. E anche che si costituisca parte attivatrice nel processo di sensibilizzazione e coinvolgimento alla gestione della Cosa Comune.

“Sì o no, io voto però!”, questo il messaggio veicolato dai giovani- e non- mediattori e maratoneti. Un’arena per gli spinosi temi del referendum del 12 giugno prossimo in sette round, sulla base dei quattro quesiti referendari e di tre aree di discussione (sessualità, turismo procreativo e religione).

Un’arena e un ensemble di gente per il sì, per il no e per l’astensione; di gente estratta dai mondi della politica, della medicina, della scienza, insieme a persone componenti di comitati e associazioni, e a persone con figli malati. Con toni ora pacati, ora molto accesi- ma non per questo non democratici-, il passaggio della staffetta è durato più di tre ore, sollevando tematiche di grande attualità e accendendo i riflettori su prospettive anche poco inflazionate. E che hanno dato adito a diverse riflessioni.

Ce n’è abbastanza per nuovi ellenismi, forse anche per una rivoluzione di stampo copernicano: la società “produce” nuove arene di isocrazia e di isegoria. Che sono due dei tradizionali strumenti atti alla realizzazione di un governo democratico, e alcuni dei nostri nuovi media ne stanno producendo di veramente moderni.

E che hanno impatti nella sfera non solo individuale: grazie a redazioni aperte, produzioni collettive e un flusso di informazione aperto, si coinvolgono i cittadini in maniera diretta in processi politici e sociali dai quali, altrimenti, rimarrebbero distanti. Inoltre, dal momento che loro stessi possono metterci le mani, possono anche sviluppare più facilmente un senso d’identità comune (si pensi ad esempio a quella europea che tanto andiamo cercando). Il risultato è che le regole del giornalismo e della politica si stravolgono, segue l’effetto di straniamento nei tradizionali deputati alla produzione di informazione e di democrazia. Ancien régime, adieu.

Li dovevate vedere, quei giovani. Dovevate vederli, mentre facevano democrazia. Clistene ne sarebbe stato orgoglioso. Li rivedrete presto su Sky. E di nuovo sulle piazze reali il 18 giugno, a Roma: con “L’Europa in embrione. I diritti del Trattato costituzionale alla prova delle diversità nazionali”, tema del Coffee Storming di giugno di Café Babel. Tra discussioni, liti, tante lingue, nuovi binari e i volti di tutta un’Europa.

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