Giovani reazionari e accecati
Non si può sperare che le cose cambino, assumendo un abito mentale reazionariodi Davide Giacalone - 24 ottobre 2008
Molti di questi ragazzi non sono strumentalizzati, sono accecati. Li sento animarsi perché l’odiosa politica governativa minaccia l’esistenza della loro scuola e della loro università. Peccato che detta politica sia cosa da poco e che le loro scuole e le loro università è difficile possano fare più schifo di così. Escludo che ad uno studente possa venire in mente di occupare per difendere i maestri doppi (delle elementari), l’educazione civica che nessuno ha mai fatto o le scuole con meno di cinquanta alunni che non si trovano manco per niente in montagna, ma servono a curare interessi clientelari. Eppure questi ragazzi si ribellano, ma a cosa? Temo si stiano opponendo alla fine del mondo dei loro padri, in gran parte mantenuti dalla spesa e dal debito pubblico. Temo credano sia un loro diritto fare gli avvocati, o meglio ancora i magistrati, se hanno conseguito una laurea in giurisprudenza ma di diritto non sanno un bel niente. Temo credano sia normale essere analfabeti, perché quel che conta è diventare famosi ed entrare in Parlamento.
Invece no, non solo quel mondo sta finendo, ma è un gran bene che crepi. Solo che non cade sotto i colpi di un riformismo intelligente e responsabile, bensì sotto le mazzate della crisi finanziaria e dell’insostenibilità della spesa. Dopo di che, nella globalizzazione, servono ingegneri che facciano star su i ponti e che si spieghino in inglese, pertanto quelli che conoscono l’arte di fare un muro meno di un capomastro e si esprimono in italiota resteranno dove meritano: all’ultimo posto. Sgradevole? Sicuro. Ma altrettanto sicuro che opporsi a che le cose cambino, sperando così di conservare anche il companatico, è il tipicissimo abito mentale dei reazionari. Con o senza l’intervento della polizia.
L'EDITORIALE
DI TERZA REPUBBLICA
Società Aperta è un movimento d’opinione, nato dall’iniziativa di un gruppo di cittadini, provenienti da esperienze professionali e politiche differenti, animati dalla comune preoccupazione per il progressivo declino dell’Italia, già dal lontano 2003, quando il declino dell’economia, almeno a noi, già era evidente come realtà acquisita. L’intento iniziale era evitare che il declino diventasse strutturale, trasformandosi in decadenza. Oltre a diverse soluzioni economiche, Società Aperta, fin dalla sua costituzione, è stata convinta che l’unico modo per fermare il declino sarebbe stato cominciare a ragionare, senza pregiudizi e logiche di appartenenza, sulle cause profonde della crisi economica italiana e sulle possibili vie d’uscita. Non soluzioni di destra o di sinistra, ma semplici soluzioni. Invece, il nostro Paese è rimasto politicamente paralizzato su un bipolarismo armato e pregiudizievole, che ha contribuito alla paralisi totale del sistema. Fin dal 2003 aspiravamo il superamento della fallimentare Seconda Repubblica, per approdare alla Terza, le cui regole vanno scritte aggiornando i contenuti della Carta Costituzionale e riformulando un patto sociale che reimmagini, modernizzandola, la costituzione materiale del Paese. Questo quotidiano online nasce come spin-off di Società Aperta, con lo scopo di raccogliere riflessioni, analisi e commenti propedeutici al salto di qualità necessario