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Natura composita e disomogenea delle coalizioni

Finanziaria: i numeri della smorfia

Deve ancora conoscersi il testo e già i demolitori conducono con successo l'opera

di Davide Giacalone - 29 settembre 2006

I numeri della legge finanziaria rischiano d’essere attendibili quanto la smorfia. Si pensa che sia serio e rigoroso tenere fermo il tetto dei 30 miliardi, consentendosi, però, di spostare a piacimento i pilastri che lo reggono. Quando sarà sul pavimento, il tetto, diranno: ecco, è proprio come lo volevamo.
Il ministro dell’economia era stato chiaro: interverremo alzando l’età pensionabile, diminuiremo la spesa sanitaria chiamando chi ne usufruisce a contribuire (ticket, per dirla facile), cambieremo la finanza locale, trasferendo meno soldi dallo Stato centrale. Tutto questo potete chiamarlo “riforme” anziché “tagli”, oppure “cura efficace” anziché “botta micidiale”, ma quella è la zuppa. Da quando il ministro ha parlato, però, i suoi colleghi non fanno che togliere qualche ingrediente dal pentolone, e l’unico che, invece, ci butta dentro del suo è Visco, con l’idea di considerare nababbi quelli che guadagnano settantamila euro all’anno e proporre di portare via loro la metà. Prego osservare che settantamila euro all’anno è quel che costa la macchina con cui Visco viene scarrozzato a spese del contribuente.
Insomma, l’iter della legge deve ancora iniziare, anzi, deve ancora conoscersi il suo testo, e già i demolitori conducono con successo la loro opera. Perché, domanderà qualcuno, la proposta di Padoa-Scioppa era buona e da difendersi? Non è una domanda ben posta, perché la politica economica del governo si può anche non condividere, si può chiedere, come chiedo, che le tasse diminuiscano e non crescano, che le liberalizzazioni aumentino, che la spesa pubblica sia considerata un problema e non un rimedio, ma è importante, è utile per il Paese, che quella politica sia chiara ed univoca. Le proposte del ministro lo erano e meritavano attenzione. Ma cosa ne rimane?
A determinare questa situazione è certamente la natura composita e disomogenea delle coalizioni che reggono i governi. Ne abbiamo parlato, chiarendo anche le cause. Ma c’è anche un aspetto istituzionale: in altri Paesi la legge di bilancio non è modificabile, il Parlamento la approva, o manda a casa il governo. E’ giusto che sia così. E’ efficiente e morale, si risparmiano mesi di assalto alla diligenza. Nel libro delle riforme, sperando che non sia dei sogni, questa bisogna metterla in prima pagina.

www.davidegiacalone.it

Pubblicato su Libero del 29 settembre 2006

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