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Gli scandali in Lombardia

Fallimento politico. Dimissioni Celesti

Formigoni paga il conto del fallimento del Pdl su tema della giustizia

di Davide Giacalone - 12 ottobre 2012

Roberto Formigoni avrà pure cinque assessori finiti in cella, ma Nichi Vendola è accusato di avere intrallazzato nella sanità e Vasco Errani di avere finanziato il fratello. Perché appuntare tutta l’attenzione sul primo e lasciare che sguscino via gli altri? Inoltre: perché chiedere che si dimetta Formigoni, senza chiedere che si dimettano anche altri che, dal punto di vista giudiziario, sono più inguaiati di lui?

Leggo e sento che si diffondono ragionamenti simili. Che sono radicalmente sbagliati, perché moralistici e non politici, legati ancora alla devianza giustizialista e poco ancorati alla regolarità della vita pubblica. Credo che Formigoni debba dimettersi. Anche ribadendo, se lo crede, la propria totale innocenza (a parte l’idea di andare in vacanza con un fornitore, che forse non è un reato, ma è una colpa). Deve andarsene perché sul suo caso il centro destra deve misurare l’interezza del proprio fallimento in tema di giustizia: dopo tante battaglie, dopo mesi passati in trincea, siamo ancora fermi all"Italia dell’accusa, priva di sentenze. E’ una responsabilità politica enorme, che devono pagare.

Trovo incivile e vergognoso che un imprenditore e un assessore soggiornino da quasi un anno in galera, non a scontare una pena, ma ad attendere l’esito delle indagini. Come loro tanti altri, e come tanti ora uno è stato scarcerato, per cominciare ad attendere una sentenza che verrà. E trovo ancora più rivoltante che non si abbia il coraggio di denunciarlo.

Ma chi lo deve fare? Una sinistra che ne gode? Che dal 1992 ha coltivato il lato peggiore del proprio hegelismo (da loro praticato più nella versione fascista, che in quella comunista), preferendo la vittoria contro avversari che pagavano il prezzo del loro opporsi al giustizialismo? O lo deve fare la destra, quella nuova corrente nata proprio dal crollo delle forze politiche precedenti, fatte fuori per via giudiziaria, ma poi affermatasi nel rifiuto di tale sistema? Quella stessa destra, che non sa difendere un proprio parlamentare dall"arresto, non sa difendere i propri uomini, non sa difendere neanche le proprie proposte?

Così tocca a noi, come è sempre stato. E lo facciamo per convinzione e amore del diritto. Ma mica siamo fessi: il centro destra ha tradito le proprie promesse, non ha condotto le giuste battaglie, non ha riformato la giustizia. E queste sono colpe. Si dirà: la magistratura ha martellato la destra assai più della sinistra. Vero. Più che altro funziona così: se capita che s’inquisisca a sinistra l’interessato si sospende, i suoi capi lo ringraziano e gli confermano stima, tutti s’inginocchiano davanti al giudice e i giornali non esagerano nello sfruculiare; se inquisiscono uno di destra l’interessato nega anche d’essere nato, i suoi capi dicono di non averlo conosciuto, tutti strillano per una persecuzione che è tanto evidente quanto meritata e i giornali vanno a interrogare anche i fidanzatini dell’adolescenza, per stabilire se già sui banchi faceva certe cose. Quindi sì, è vero. Ma anche questa è una colpa. E siccome dovrebbero essere consapevoli di tali loro debolezze, i signori del centro destra avrebbero dovuto provare non a fare l’imitazione dei professionisti della dissimulazione, che stanno dall’altra parte, ma a rimettere il treno della giustizia sui giusti binari. Dopo di che: chi è colpevole va in galera e chi è innocente fa causa a chi gli ha procurato danni irragionevoli.

Quante volte lo abbiamo detto e scritto? Invece, nisba. Eppure rimediare era facile, le cose da farsi le abbiamo elencate decine di volte, al punto che possiamo recitarle a braccia conserte, come le poesie alle elementari. Ma loro hanno fatto guerre epocali per fregnacce sesquipedali. E hanno pure perso. L’hanno sfangata portandosi appresso la nomea di criminali, che non è un gran successo. E oggi sono in grado di dirti: non è colpa nostra, ci hanno combattuti, divisi, comprati, ricattati. Tutto vero, ma tutte colpe. Questa storia andava chiusa prima, con una rottura dura e chiara, chiedendo agli elettori di giudicare. E sarebbe stato trionfo dello Stato di diritto.

Invece hanno accomodato, abbozzato, tirato a campare. Quindi, per colpa politica, ora si dimettano. E capiscano che l’elettorato moderato e riformista, in Italia, era e resta largamente maggioritario. Ma non si fida di loro. Neanche degli avversari, certamente. E sai che bella consolazione.

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