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L’opposizione torni a investire sulla politica

Evitare la trappola del giustizialismo

La sinistra deve tornare a sfidare la maggioranza e affrontare il governo sul terreno delle riforme

di Davide Giacalone - 22 maggio 2009

Due esponenti della sinistra hanno colto con precisione il nostro allarme, circa l’errore che l’opposizione sta, ancora una volta, commettendo. Due segnali importanti, ma ancora troppo poco. Paolo De Castro, ex ministro prodiano e capolista del Pd nel sud, per le elezioni europee, dice: “non posso certo mettermi a fare campagna elettorale sul caso Mills o su Noemi”.
Nicola Latorre, senatore Pd, considerato dalemiano, vede bene la trappola: incalzare Berlusconi sulle faccende giudiziarie è un suicidio, conviene a lui, ma non a noi di sinistra. Giusto. Visto che ora dicono quel che noi scriviamo, cerchino di leggere quel che da tempo sosteniamo.

Il giustizialismo è non solo improduttivo, ma fascistoide. La sinistra che lo cavalca merita di essere spazzata via. Questo non significa, però, che non si debba parlare di giustizia. Non si parli dei singoli processi, neanche di quelli che D’Alema evita grazie all’immunità parlamentare europea, che, evidentemente, nel caso Unipol non è considerata scandalosa (difatti non lo è, mentre è scandaloso, anzi, furfantesco rimproverare altri che si giovano dell’immunità).

Si parli, però, della giustizia che non funziona. La sinistra sfidi la maggioranza, affronti il governo sul terreno delle riforme, dica apertamente quello che tutte le persone intelligenti sanno alla perfezione: occorre smontare la corporazione e ridare senso al diritto, separare le carriere, rivedere l’obbligatorietà dell’azione penale, contingentare i tempi, scandagliare gli immani sprechi di denaro pubblico, semplificare il procedimento senza intaccare le garanzie, scoraggiare l’ostruzionismo giudiziario e punire la nullafacenza togata. Questo è il terreno della sinistra riformista.

Comporta la rottura con le meschinità del passato, con la doppia morale di chi plaude alle indagini ma suggerisce l’omertà ai propri uomini. Richiede la rottura con alleati che sono più vergognosi che scomodi. Presuppone il fare i conti con se stessi ed il passato recente. Ma offre un futuro e porta lo scontro sul piano delle idee e della coerenza, per poi denunciare l’inerzia del governo e le legislature passate invano.

De Castro, Latorre, Follini, dimostrano che a sinistra c’è chi ha capito. Ma leggete le parole dei capi che si sono scelti, e trovate il ritorno del sempre uguale.

Pubblicato da Libero di venerdì 22 maggio

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