Euroborsa: la mano della politica
Giornata nera per le piazze d’Europa, bruciati in una sola giornata 220 miliardi di eurodi Enrico Cisnetto - 23 maggio 2006
E Milano? Finora ci sono state “prove tecniche di avvicinamento” con Euronext, ma ora il fidanzamento di Parigi e soci con Wall Street – voluto un po’ scioccamente dai francesi in chiave anti-tedesca – cambia le carte in tavola. Molte volte mi sono dichiarato convinto sostenitore del cosiddetto Nuovo Mercato Europeo (NME), che dovrebbe nascere dall’unione di tutte le Borse europee se si avesse la coscienza che il Nyse rappresenta già oltre la metà di tutti gli scambi mondiali e che per Eurolandia non avrebbe senso farsi “mangiare”. Occorre al più presto superare anacronistici campanilismi, permettendo la nascita di un mercato integrato dei paesi dell’euro, ponendo poi a Londra l’aut-aut per decidere se stare al di qua o al di là dell’oceano. Naturalmente, per Piazza affari l’autarchia sarebbe autolesionistica – pur valendo la metà del pil nazionale (733 miliardi) Milano è un quarto sia di Euronext che della City e un circa il 60% di Francoforte – ma non favorire l’integrazione continentale sarebbe ancora peggio. Per questo è necessario che la politica continui a vigilare: certo, Borsa Italiana è una spa e ha una propria indipendenza, ma il rischio che Piazza Affari diventi la pedina di uno scacchiere più grande di lei è contro sia l’interesse nazionale che quello europeo.
Pubblicato sul Messaggero del 23 maggio 2006
L'EDITORIALE
DI TERZA REPUBBLICA
Società Aperta è un movimento d’opinione, nato dall’iniziativa di un gruppo di cittadini, provenienti da esperienze professionali e politiche differenti, animati dalla comune preoccupazione per il progressivo declino dell’Italia, già dal lontano 2003, quando il declino dell’economia, almeno a noi, già era evidente come realtà acquisita. L’intento iniziale era evitare che il declino diventasse strutturale, trasformandosi in decadenza. Oltre a diverse soluzioni economiche, Società Aperta, fin dalla sua costituzione, è stata convinta che l’unico modo per fermare il declino sarebbe stato cominciare a ragionare, senza pregiudizi e logiche di appartenenza, sulle cause profonde della crisi economica italiana e sulle possibili vie d’uscita. Non soluzioni di destra o di sinistra, ma semplici soluzioni. Invece, il nostro Paese è rimasto politicamente paralizzato su un bipolarismo armato e pregiudizievole, che ha contribuito alla paralisi totale del sistema. Fin dal 2003 aspiravamo il superamento della fallimentare Seconda Repubblica, per approdare alla Terza, le cui regole vanno scritte aggiornando i contenuti della Carta Costituzionale e riformulando un patto sociale che reimmagini, modernizzandola, la costituzione materiale del Paese. Questo quotidiano online nasce come spin-off di Società Aperta, con lo scopo di raccogliere riflessioni, analisi e commenti propedeutici al salto di qualità necessario