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L’iter della legge sulla deregulation

Ecco perché Capezzone non basta

Il ddl responsabilizza l’impresario. Che risponde penalmente. Se la giustizia funzionasse

di Davide Giacalone - 26 aprile 2007

Più che giusto essere felici per l’approvazione (alla Camera, manca ancora quella del Senato) della legge che consente di aprire un’azienda utilizzando l’autocertificazione, quindi saltando molta burocrazia e riducendo i tempi ad una settimana, più che legittima la soddisfazione del promotore, Daniele Capezzone. Ma attenti a non farsi illusioni.

Avviare un’attività privata, in Italia, significa sottoporsi ad un calvario burocratico che associa sadismo a demenzialità, al punto che può risultarne addirittura divertente il racconto. A tanto si è potuti giungere grazie all’alleanza fra l’irresponsabilità delle amministrazioni pubbliche e la retorica politica che preferisce l’esaltazione del “permesso” al rischio della libertà. Il collante di questa alleanza è la siderale distanza fra il mondo politico e la burocrazia pubblica, da una parte, e la cultura d’impresa, dall’altra.

Proprio perché le origini del problema sono profonde e lontane non c’è da illudersi che basti una legge per far seccare la malapianta. Nella futura legge, ad esempio, si tagliano tempi ed adempimenti per avviare l’impresa, ma gran parte dei conflitti e delle perdite di tempo sono destinati a rinascere subito dopo, con verifiche e controlli, e state sicuri che non saranno meno assurdi e gogoliani. In questo disegno di legge, però, è contenuto un seme che si spera sappia germogliare: autocertificando la propria idoneità l’imprenditore se ne assume personalmente la responsabilità, se avrà dichiarato il falso sarà punito in sede penale. Vale, dunque, il principio della buona fede, ma anche quello che punisce severamente il mendacio, individuando immediatamente il colpevole. Questa è sana moralità del mercato, perché riconosce la credibilità di ciascuno, prevedendo una punizione per chi fa il furbo. Una rivoluzione, perché siamo invece abituati ad una burocrazia pubblica che mi chiede talmente tante cretinate da autorizzarmi a prenderla in giro.

Le buone leggi non eliminano il male dal mondo, ma servono ad isolarlo senza dar troppo fastidio agli altri. Non funzionano mai, però, se non funziona la giustizia. Lo Stato dovrebbe essere più leggero, molta burocrazia dovrebbe essere smantellata, ma non si potrà mai assegnare ad altri il compito di amministrare la giustizia. Il guaio è che lo fa malissimo.

Pubblicato su Libero di giovedi 26 aprile

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