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Tra rami d’ulivo e piante di cicoria

Ecco gli scissionisti della Margherita

I movimenti all'interno del partito mirano alla creazione de "I Democratici per l’Ulivo"

di Mario Adinolfi - 06 giugno 2005

  • C'è una data su cui in pochi hanno puntato la loro attenzione: è il 30 giugno 2005, termine ultimo per iscriversi alla Margherita in vista del congresso nazionale che si terrà nel 2006. In una riunione dell'ufficio di presidenza del partito, la scorsa settimana, i cosiddetti "prodiani" (cioè l'ala del partito guidata da Arturo Parisi) hanno provato ad ottenere lo slittamento dei termini del tesseramento.
  • Operazione non andata a buon fine, poiché Franco Marini (non a caso segretario organizzativo della Margherita) sarà vecchio e pure democristiano, ma non scemo. Così si è mantenuto il termine al 30 giugno e ora i prodiani sono davanti ad una scelta dirimente: "fare il tesseramento" o no?
  • Dicesi "fare il tesseramento" quell'operazione con cui i capibastone dei partiti (di tutti i partiti) fanno iscrivere i propri amici, sodali e clienti al fine di ottenere maggior peso all'interno degli organismi dirigenti dei partiti stessi. Maestri del tesseramento sono da sempre i democristiani, ma pure i comunisti non erano male, anche se per un incomprensibile scherzo del destino mai il detentore della cassaforte delle tessere del partito comunista o post-comunista (cioè il capo del partito emiliano) è mai diventato leader. Prima o poi ci proverà Pierluigi Bersani. Ma non divaghiamo.
  • I prodiani a "fare il tesseramento" non sono proprio capaci. Sono tutti professori e anime belle, la gente gli fa schifo, se gli chiedi un aiuto in qualsiasi campo prima ti guardano male e poi imprecano contro questo-paese-che-non-cambierà-mai, a meno che non si tratti del campo universitario dove se ti affili ti fanno fare tutta la trafila e la carriera e magari ti ritrovi anche nella Fabbrica del Programma. Questo Paese non cambierà mai.
  • Dicevamo del tesseramento. Dunque. Nei prossimi ventiquattro giorni i prodiani devono fare le tessere, altrimenti già stanno al 19% nel partito, se continuano a chiacchierare e basta si ritrovano ridotti ad una cifra. E per carità, fa tutto schifo, però in democrazia contano i numeri, diciamo (direbbe D'Alema). E se non c'hai gente che si tessera come fai a dire che la gente sta con te? Nando Dalla Chiesa sbraita di aver combattuto tutta la vita contro i partiti del tesseramento. Bene, copione già visto. La soluzione è prima tuonare contro "i vecchi metodi". E dopo, fare la scissione.
  • Si incontrano in un grazioso ufficio messo a disposizione dall'associazione Civita. Si trova a piazza Venezia, nel palazzo delle Generali. Si incontrano in una cinquantina. Ventotto i parlamentari. Diciassette deputati, undici senatori: Parisi, Bordon, Dalla Chiesa, Papini, Magistrelli, Santagata, D'Amico, Bianco, Cambursano, Monaco, Maccanico. Pronti ad andarsene.
  • La scissione verrebbe ufficializzata, però, solo in autunno inoltrato. Per non dare il tempo a Francesco Rutelli e Franco Marini di mettere davvero in atto la minaccia di ridiscutere la leadership di Romano Prodi. Una operazione-Asinello. Nel 1999, a quattro mesi dalle elezioni europee, i prodiani si staccarono dal Ppi (nelle cui liste Prodi era stato eletto deputato) per vendicarsi della cosiddetta "trappola" che aveva fatto cadere il Professore da Palazzo Chigi. Fecero la lista I Democratici" (elementi trainanti: Francesco Rutelli e Antonio Di Pietro) e fecero cadere il Ppi al 4,3%.
  • Senza molta fantasia, il partito che nascerebbe dalla scissione si chiamerà: I Democratici per l'Ulivo.


Pubblicato sul blog di Mario Adinolfi

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