ultimora
Public Policy
  • Home » 
  • Archivio » 
  • Dopo Alitalia ci aspettano altre telenovele

Vuoto a sinistra e bicchiere mezzo pieno a destra

Dopo Alitalia ci aspettano altre telenovele

I successi della “politica format” di Berlusconi con un'opposizione allo sbando

di Elio Di Caprio - 26 settembre 2008

Non avrebbe dovuto essere, ma poi lo è diventata, una telenovela quella dell"Alitalia la cui vicenda si sta concludendo (forse) tra mille contraddizioni. I tre mila talk show che hanno interessato e ammorbato i telespettatori in questi ultimi giorni non sono riusciti a fare chiarezza su un problema complesso, come si direbbe da sinistra, semplificato dal decisionismo interessato di Silvio Berlusconi. Alla fine chi è caduto nel tranello politico è stata proprio la sinistra con l"inaspettata convergenza della CGL- che poco rappresenta nel complesso del personale della compagnia- con il sindacato dei piloti, quello che secondo una vulgata ancora in corso, rappresenterebbe la classe privilegiata di coloro che vogliono mantenere prepotentemente il loro status di èlite e non pongono attenzione al destino degli altri lavoratori, precari e non, che lavorano nella compagnia a 1000 euro al mese. Una convergenza che si è presto sciolta con la pantomima di una presunta contrattazione vincente che solo la CGL, e non gli altri sindacati, ha potuto condurre nell"interesse vero dei lavoratori.

Risultato d"immagine: il vero sindacato esiste e conta ancora, è quello egemone della CGL che all"occorrenza si allea tatticamente con il nemico di classe, non è più la cinghia di trasmissione dei DS o del centro sinistra, non si fa esautorare da Berlusconi e dalla destra, ha costretto ancora una volta “padroni del vapore” a venire a patti. Ma le cose stanno veramente così? O non è forse vero che la fuga in avanti della CGL era stata programmata, con l"avallo di una parte dei DS, solo per dare un ulteriore segnale di insofferenza al berlusconismo vincente in nome e per conto della sinistra senza avere in mano alcuna alternativa plausibile che non fosse il fallimento di Alitalia? Se tutti vogliono salvare la compagnia di bandiera, a destra come a sinistra, in nome dell"intoccabile italianità, chi resta a difesa degli utenti a cui interessa un servizio efficiente e a minor costo? E" appunto un problema complesso, uno dei tanti, a cui il centro sinistra di Veltroni ha risposto in campagna elettorale con lo slogan del “ma anche”: è importante la nazionalità della compagnia ma anche l"interesse dei contribuenti a non pagare troppo per il salvataggio dell"Alitalia, ma anche l"interesse degli utenti a cui interessa più il servizio che l"italianità. Con quale risultato, per questo ed altri problemi, dalla sicurezza, alla scuola? Il nulla.

Era chiaro fin dall"inizio che la cordata italiana era stata costituita per ragioni politiche, era ed è per Berlusconi e la sua maggioranza una scommessa da non perdere, rappresenta emblematicamente, con la presidenza dello stesso Colaninno che scalò Telecom con l"avallo di D"Alema(per poi rivenderla) la convergenza finalmente ritrovata di interessi diffusi tra potere mediatico e potere economico nell"Italia del 2008. Ad un disegno così semplice come si risponde da sinistra? Con la complessità dell"affanno e della confusione, con le fughe in avanti precipitosamente ritirate, lasciando all"alleato Di Pietro l"onere del grillo parlante che non accetta i pateracchi e semplifica la complessità con i soliti slogans ad effetto della politica-spettacolo che servono solo a quietare l"indignazione epidermica anti Berlusconi.

Non sapendosi dare una ragione del successo del centro destra ( finora) nella maggioranza dell"opinione pubblica, la sinistra non fa ammenda dei suoi errori, ne continua a fare come nel caso di Alitalia e se la prende con la “politica format” di Berlusconi, con la semplicità semplicistica dei suoi messaggi che seducono la sprovveduta gente comune che abbocca ad una realtà che non c"è. Eliminare la prostituzione dalle strade pubbliche, militarizzare il territorio della camorra, riformare in via meritocratica la scuola, sono tutte iniziative che appaiono sorprendenti dopo anni di lassismo e lasciano incerto il linguaggio della sinistra che non sa come reagire, al di là del format del “ma anche” e del “ci vuole ben altro”. Certamente la concentrazione di potere mediatico-economico della maggioranza di Berlusconi corre il rischio di ridurre gli spazi di democrazia e di pluralismo, può generare un nuovo conformismo di massa che si sostituisce a quello della sinistra d"antan. E" un risultato che non fa piacere a nessuno, con una sinistra che balbetta e si contraddice ed una maggioranza che gioca sugli annunci ed è attesa al varco su quello che riesce a fare per risolvere i problemi e non accrescerli. Si possono pure criticare ed a ragione i “format” della politica spettacolo di Berlusconi e di questa destra ora al potere, ma l"alternativa è il vuoto della sinistra.

Social feed




documenti

Test

chi siamo

Terza Repubblica è il quotidiano online fondato e diretto da Enrico Cisnetto nato nel 2005 dall'esperienza di Società Aperta con l'obiettivo di creare uno spazio di commento indipendente e fuori dal coro sul contesto politico-economico del paese.