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Storia di ordinaria follia

Donna uccisa in metro da un pugno

Il sorriso beffardo nel mondo alla rovescia

di Paola Nania - 19 ottobre 2010

Soloni e censori non ci sono mai piaciuti troppo. Ma quel sorriso beffardo merita due parole. Il sorriso in questione è quello di Alessio Burtone, il ragazzo che ha ucciso con un pugno una donna - romena (dato non irrilevante nella storia) - dopo uno stupido battibecco nella metropolitana romana di Anagnina.

Quel sorriso, fermato da uno scatto fotografico mentre i carabinieri lo portano in carcere, potrebbe essere casuale o dettato dal nervosismo ma colpisce ugualmente. Che c’entra quel ghigno? Che c’entrano 200 persone accalcate là davanti che esaltano l’uno (“Alessio uno di noi!” “Anch’io avrei fatto lo stesso…”) e insultano l’altra (“Tutto pe’ ‘na putt… romena!” “Quella cercava ogni pretesto per litigare…”)? E quel sorrisino fastidioso era forse di compiacimento per una folla impazzita, completamente schierata dalla sua parte?

Il mondo alla rovescia ci lascia senza parole. Perché la vittima (romena) diventa quasi responsabile: in qualche modo ha provocato, insultato, spinto per prima. E se anche fosse? Il dato, sfortunato o meno, è che un giovane romano di 20 anni le ha tirato un pugno, uccidendola. Si chiama omicidio preterintenzionale: si ammazza senza avere intenzione di farlo, come conseguenza di un’altra azione. C’è poco da parlare, insultare, insinuare. I fatti sono questi…Eppure quelle duecento persone seguono un’altra logica che ci sembra folle, aggressiva e razzista.

Senza parole, dunque. Ancora di più davanti al ghigno che ci ha portato a scrivere, buttato lì da un tizio che si dice pentito, amplificato dalle pagine dei quotidiani. Un ghigno messo lì quasi a “sfottere”, a dirci che le cose – nel mondo alla rovescia – stanno in un altro modo.

Se la vittima fosse stata italiana e il responsabile romeno avremmo assistito a scene molto diverse. Ma questa è una storia che abbiamo già visto.

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