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La sentenza della Consulta

Dobbiamo uscirne

L’improcessabilità in capo al Quirinale lo ha trasformato in potere politico, mentre la processabilità dei governanti li ha trasformati in ostaggi.

di Davide Giacalone - 20 giugno 2013

La sentenza con cui la Corte costituzionale respinge il conflitto d’attribuzione, non riconoscendo al presidente del Consiglio il diritto di fissare la data del Consiglio dei ministri e con quella eccepire legittimo impedimento in un procedimento penale, pone un problema a tutti. Basta capirne i contorni.

Non ho creduto alla tesi (prima di ieri) più in voga: il governo delle larghe intese, la lealtà istituzionale e l’accordo con il Quirinale propiziano un clima e una sentenza favorevole al ricorrente. Non solo considero inaffidabile quel genere di meteorologia, non solo vi erano precedenti che deponevano in senso opposto, ma i sostenitori di quella tesi non hanno tenuto conto del fatto che nessuno controlla nulla. Vuoi, alatamente, perché ci sono cose che non devono essere controllabili. Vuoi, più prosaicamente, perché il sistema s’è sbullonato, sicché ciascuno va per i fatti propri. Nobili o ignobili che siano.

La sentenza dice che nel caso di quello specifico Consiglio dei ministri l’imputato non ne spiegò la necessità, come altre volte aveva fatto. L’idea che il capo del governo debba spiegare a un giudice il perché convoca il massimo organo esecutivo ha del surreale. Ciò non toglie che, nel reale, non si sfugge all’impressione che fu convocato per impedire l’udienza. Cancelliamo l’ipocrisia e veniamo al problema collettivo: non è pensabile che la forza elettorale sia giocata contro la giustizia, come non è pensabile che la giustizia sia giocata contro la forza elettorale. Succedono, da anni, entrambe le cose. La sorte del singolo imputato è rilevante, ma quella dell’Italia imballata più ancora.

Dobbiamo uscirne. Non ci riusciremo né in tribunale né nelle urne. L’uscita di sicurezza prevede che nessuno trionfi e nessuno tracolli. Dal punto di vista istituzionale si deve ridisegnare mappa e gerarchia dei poteri. L’improcessabilità in capo al Quirinale lo ha trasformato in potere politico, mentre la processabilità dei governanti li ha trasformati in ostaggi. L’indipendenza della magistratura è un bene, la separatezza autoreferenziale un male. Dal punto di vista immediato, al di là delle dichiarazioni mendaci, o si sottrae Berlusconi alla sorte giudiziaria e alla competizione elettorale, oppure si sceglie fra immobilismo e crisi di governo. La palla è al Colle.

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