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Vita e morte hanno un parallelismo sottile

Diritto di morire

Solo dove la morte è rispettata vi sono condizioni di vita eccellenti

di Luca Bagatin - 30 novembre 2011

Il suicidio medicalmente assistito di Lucio Magri, fondatore del quotidiano comunista eretico "Il Manifesto", presso la clinica svizzera Dignitas, aiuta e ci aiuta a riflettere. Ci aiuta a pensare, ad esempio, a quanto privata ed intima sia la scelta di morire, così come lo sia - parimenti - quella di due genitori quando decidono di concepire un figlio. C"è un parallellismo sottile fra la vita e la morte, un parallellismo che tende dunque a divenire continuità. Si nasce, si vive e si muore. Si sceglie di dare alla luce un figlio e questi vivrà poi la sua vita e prenderà le sue autonome decisioni, una volta diventato adulto. E potrà anche consapevolmente scegliere di morire. Che bestialità, potrà dire qualcuno che non riesce a comprendere davvero il senso del vivere e quindi del morire. Del diritto a concepire, del diritto alla vita quanto al diritto alla gestione della propria vita, del proprio corpo, della propria fine. La società Occidentale vede da sempre la morte come un tabù. Non ne è mai stata pronta, così come invece lo è quella Orientale, più meditativa, più consapevole della pienezza del proprio vivere e della prosecuzione della vita in un"altra dimensione.

In Occidente consumiamo risorse e corpi che, nell"immaginario collettivo, devono essere perfettissimi e sempre giovani ed efficienti. In Oriente la competizione fisica è vista come inconcepibile. Qui da noi è quasi la regola: la regola di una società inconsapevole di sè e del proprio intimo Sé. Una società che non concepisce la propria morte, con tutte le sue conseguenze, anche di decadimento fisico oltre che psichico, non può nemmeno concepire la propria vita. Ed allora c"è chi sceglie. Chi è eretico. Chi, arrivato ad una certa età dedice di propria spontanea volontà di morire. Con dignità, senza sofferenza, senza disturbare nessuno. Non c"è tristezza in tutto ciò, bensì profonda consapevolezza di sè e del significato della vita. Di una vita il cui significato è Divino proprio in quanto è profondamente Umano, percepibile con i propri sensi, con la propria coscienza. Con il proprio Spirito.

La Svizzera è un Paese civile. Come lo è il Belgio, l"Olanda, il Lussemburgo e l"Oregon. Lì è garantito il diritto alla vita ed il diritto alla morte ed esistono apposite strutture sanitarie che praticano l"eutanasia ed il suicidio medicalmente assistito. Senza sofferenze, senza dolore, senza pena. Con un semplice narcotico assunto per libera scelta del paziente. Nel nome dell"autodeterminazione dell"individuo, che possiede un proprio cervello ed una propria coscienza anche e proprio per questo, forse, religiosa, ovvero consapevole della propria scelta. Il diritto alla vita, così come quello alla morte, andrebbe inserito nella Costituzione di ogni Stato civile e democratico che rispetta la dignità e le scelte dei suoi cittadini, che non sono sudditi da indottrinare. Qui da noi, in Italia, si fanno ancora discussioni sul testamento biologico, si presentano bozze di legge vaghissime, contraddittorie, ipocrite. Si insulta ancora la memoria di Eluana Englaro. Si parla di suo padre come di un "assassino".

Vergogna. Vergogna a chi afferma certe bestialità. Ci si ricordi, nel frattempo, che proprio laddove il diritto alla morte è garantito, vi sono standard qualitativi di vita immensamente superiori rispetto al nostro. Ove forse nemmeno la vita è poi così tanto rispettata.

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