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L’Onu condanni subito queste dichiarazioni

Dall’Iran una speranza per la pace

Ahmadinejad conferma paradossalmente le possibilità di una soluzione vera in Medioriente

di Davide Giacalone - 28 ottobre 2005

Le parole del presidente iraniano, Mahamoud Ahmadinejad, secondo cui Israele andrebbe cancellato dalla carta geografica, non sono nuove, appartengono al filone del male assoluto e meritano una condanna politica dura e senza attenuante alcuna. Ma sarebbe un errore fermarsi alla superficie delle cose.

C’è, se così si può dire, un aspetto positivo in quel delirio antisemita. Il processo di pace, in Palestina, va avanti a fatica, ma va avanti. Ariel Sharon ha giuocato carte pesanti per favorirlo, Abu Mazen ha risposto all’appello. La grande maggioranza del popolo israeliano accetta l’idea di uno Stato palestinese, mentre le proteste della polizia palestinese, che si sente poco armata e forte nel combattere il terrorismo fondamentalista ed antisraeliano mette in luce un analogo desiderio di normalizzazione. Quel che a noi sembra lento, incerto, traballante, al fondamentalismo iraniano ed alla sua ripugnante versione politica appare, invece, veloce, sicuro, determinato. La pace che noi sentiamo di non avere ancora, loro credono abbia oramai sopraffatto l’originario desiderio di eliminare Israele, che fu comune a molti governi arabi.

Le parole di Ahmadinejad sono rivelatrici, aver sentito la necessità di pronunciarle segnala un timore, che per noi è una speranza. Però attenti, quelle parole non sono affatto innocue, da quelle parole discenderanno altri e numerosi morti. Non è affatto chiusa la partita interna al mondo palestinese, a sua volta inserita dentro lo scontro in atto nel mondo islamico. Ed è una partita che porta i nemici del dialogo e della pace, che poi sono i nemici della democrazia e della libertà, a tentare di far saltare gli equilibri interni al mondo libero, e segnatamente in Israele. E per farli saltare tentano di rafforzare gli estremisti di quel mondo, fornendo loro la prova provata che il dialogo è impossibile ed infruttuoso: morti civili provocati dal gesto vigliacco di imbecilli indottrinati per farsi saltare in aria.

Gli iraniani questo lo sanno bene, visto che finanziano ed armano la mano degli assassini, e le parole di Ahmadinejad, dunque, meritano una risposta.

Dalla fine della guerra fredda ad oggi il mondo è assai più in pace. Talora l’opinione pubblica non se ne rende conto, subissata da immagini truculente, ma la pace dilaga più della guerra, nel mondo di oggi. Ha giovato il fatto che nelle guerre locali non ci siano canaglie finanziate dagli uni perché nemiche degli altri.

Dalla fine della guerra fredda si sono potuti mettere in atto interventi armati per l’abbattimento di dittature, come in Iraq. Questo, però, ha posto il problema dell’unilateralismo delle decisioni, ha fatto nascere il dubbio che la coalition of the willing potesse essere l’unico giudice di se stessa. Per questo, da più parti, si è chiesto l’intervento dell’Onu. Ecco, le parole di Ahmadinejad sono un’ottima occasione: o si reagisce, o lo si fa non con chiacchiere di sconcerto ed amarezza, o, come sospetto, l’Onu non esiste.

Ah, dimenticavo, spero proprio, e lo spero sinceramente, che si organizzi qualche grande e variopinta manifestazione, garrenti al vento le multicolori bandiere della pace, per reclamare dall’Onu la condanna dell’Iran.

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