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Bisogna applicare il principio di reciprocità

Dal Cicr finalmente buone nuove

Tremonti apre gli occhi e, dopo Francia e Germania, prepara modifiche alla legge Draghi

di Enrico Cisnetto - 23 febbraio 2006

Meglio tardi che mai. Le parole del ministro Tremonti, circa la necessità di modificare la legge Draghi sull’opa, per ristabilire il principio di reciprocità tra l’Italia e i suoi partner europei, giungono come una tardiva ma comunque positiva risposta a chi ha sempre difeso il concetto di interesse nazionale. Specie in quei settori, come quello bancario, che sono strategici per l’economia del Paese. Non si tratta di mettere in dubbio la possibilità per un operatore straniero di varcare i nostri confini, ma è altrettanto necessario che gli investitori italiani incontrino altrove le stesse possibilità. Se così non è – come non è, basta vedere la legge tedesca di “autodifesa” – evitare di difendersi, specie se si è più deboli degli altri, è masochista. Forse c’è voluto il varo di un disegno di legge anti-opa in Francia – per cui una società sotto attacco può aumentare il capitale rendendo così molto più onerosa la scalata – perché Tremonti si rendesse conto di questa disparità. Oppure turbano il ministro l’esito delle recenti battaglie bancarie, piuttosto che il “risiko elettrico” che si sta aprendo in Europa, dal quale – se andasse in porto l’opa di E.On su Endesa – l’Enel rischierebbe di essere marginalizzata, se il sistema-paese non la sosterrà. Il che significa ritornare a quel consenso bipartisan che in modo assolutamente inedito si è verificato all’inizio di quest’anno con la nomina di Mario Draghi alla guida della Banca d’Italia. E’ bene che la politica si riappropri di questi temi. Peccato, però, che siamo agli sgoccioli della legislatura, con due coalizioni più disposte a scannarsi per ottenere il consenso, invece che concentrarsi, insieme, sul rilancio italiano. Il sistema bancario italiano è alla vigilia di un’inevitabile rivoluzione, ma come dimostra il caso di Crédit Agricole – che sembra aver deciso di porre il veto alla fusione di Banca Intesa con partner troppo forti, che diluirebbero il suo potere nell’assemblea degli azionisti – corriamo il rischio di essere colonizzati.

Comunque, se la consapevolezza è il primo passo per recuperare lo svantaggio, il fatto che Tremonti abbia aperto gli occhi è già un buon inizio. E sarebbe opportuno che gli esponenti più avveduti del centrosinistra evitassero di polemizzare su questa presa di posizione solo per ragioni elettorali: anzi, un consenso trasversale sulle dichiarazioni del ministro non potrebbe che far bene al Paese. Ottimo il risultato del Cicr di ieri.

Pubblicato sul Messaggero del 23 febbraio 2006

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