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Il caso delle primarie siciliane

Da metafora a metastasi

Per risolvere la situazione, la soluzione sarebbe l'alleanza dei partiti

di Davide Giacalone - 08 marzo 2012

Garibaldi andò da Quarto a Volturno, e fu un successo. L’alleanza di sinistra è andata da Vasto a Palermo, ed è un disastro. In tutti e due i casi è stata decisiva la Sicilia. Nel secondo anche fatale. Nessuno creda che si tratti di una faccenda limitata ad un municipio o a una sola famiglia politica, perché la devastazione avrà conseguenze nazionali. La metafora palermitana è divenuta metastasi. La terapia non può essere altro che l’amputazione dell’alleanza. Leoluca Orlando Cascio ha sostenuto quattro cose: a. le primarie vanno annullate perché ci sono stati brogli; b. i brogli configurano reati; c. in ogni caso noi non appoggeremo mai il vincitore; d. l’alleanza che regge la giunta regionale è da considerarsi con dei mafiosi, o, a volere essere leggeri, con degli asserviti alla mafia.

Risulta evidente che ciascuno di questi punti porta in un solo posto: Pd e Idv non possono essere alleati, a meno che per allearsi con i dipietristi Bersani e compagni non decidano di sbaraccare il Pd siciliano. E dato che le accuse sollevate sono di gravità estrema non è in nessun caso possibile declassarle a faccenda locale. A Palermo finisce la foto di Vasto. All’opposto è la foto di Vasto a mangiarsi il Pd. Passiamo in rassegna i quattro punti di rottura, in modo da aver chiaro l’impossibilità di rimettere assieme i cocci. Prima questione: cosa s’intende per “brogli”, in elezioni che non hanno regole? Il voto di truppe cammellate, o di immigrati? Faccio osservare che furono riprese immagini di immigrati non dotati di diritto di voto (alle elezioni regolari, le uniche vere) i quali erano stati reclutati per votare Walter Veltroni, alle primarie del 2008. Ricordo anche una surreale documentazione televisiva che ritraeva cinesi in fila fuori dal portone delle primarie, talmente desiderosi di partecipare da sopportare pazienti l’attesa, ma poi pronti a nascondere il viso e fuggire il microfono ove si domandava: lei sa a cosa servono queste elezioni? Quindi non prendiamoci in giro. I “brogli” panormensi sono altri, ovvero l’ipotesi (credo sia la certezza) che a votare siano state portate truppe cammellate che con la militanza a sinistra non c’entrano un bel nulla. Il guaio è che in consultazioni senza regole questo non è proibito.

Seconda questione: la procura ha aperto un’inchiesta e si suppone possano esistere reati. Quali? Ancora una volta: non essendoci regole, non essendoci legge, non può esserci violazione. Le primarie sono una specie di passatempo privato. Quindi il reato presuppone (ad esempio) una violenza per evitare che taluno voti, o per indurre altri a farlo. Leoluca Orlando Cascio sostiene che è successo anche questo, che i Carabinieri ne sono al corrente. Se è vero non è neanche un clima intimidatorio, è direttamente un selvaggio sbranarsi fra compagni (si fa per dire) di coalizione. Poi c’è l’ipotesi che alcuni elettori siano stati pagati un euro (una rappresentante di lista è indagata), il che segnala prezzi popolari. Il fatto è che per votare si doveva versare minimo un euro (alle primarie non c’è diritto di voto gratis, anche questa è una regola inventata) e, in ogni caso, siccome il limite all’uso del contante non è ancora sceso sotto l’unità, ho l’impressione che l’indagine, decisamente più costosa, approderà al nulla.

Terzo problema: le primarie non sono state (fin qui) annullate e Fabrizio Ferrandelli ne è stato proclamato vincitore. Dice Orlando Cascio: noi non lo voteremo mai. Allora che le avete fatte a fare, le primarie? Se in partenza si assume che il solo risultato possibile, l’unico che garantisce l’alleanza, è quello di un singolo candidato, ciò vuol dire che l’intera messa in scena è una truffa. Se si accettano dei candidati si accetta anche che potrebbero vincere, se lo si esclude vuol dire che il broglio era implicito, ma gli altri sono stati più bravi a imbrogliare. Edificante. Quarta e decisiva questione: Ferrandelli non va bene perché sarebbe alleato di Raffaele Lombardo, presidente della Regione. Il quale Lombardo “è come Totò Cuffaro” (suo predecessore e condannato per mafia) ed “è un inquisito”. Parole di Orlando Cascio. Ora, a parte il fatto che Ferrandelli smentisce (con poca convinzione e convincendo ancora meno), il fatto rilevante è che la giunta Lombardo si regge grazie al voto del Pd e vi siedono due magistrati della procura palermitana. Ad appoggiare Ferrandelli era parte consistente dello stesso Pd, diciamo il suo gruppo dirigente locale. Qui la faccenda supera il tema degli imbrogli primari e si traduce in un attacco diretto alla moralità e onestà del Pd. Non di quello palermitano o siciliano, ma di tutto.

Da Bersani in giù tutti conoscono quei fatti politici, e ove li ritengano anche mafiosi sarebbero stati tenuti a intervenire, mentre ove non li ritengano tali, che condividano o meno quella scelta politica, devono ora amputare l’Idv dall’alleanza e dichiararsene alternativi. Non c’è altra via d’uscita. Angelino Alfano ha preso atto, tardi e di malavoglia, che l’alleanza del Pdl con la Lega è finita. Forse è una buona occasione, offerta al Pd, per riuscire, ancora più tardi e con ancor minore voglia, a prendere atto che anche l’alleanza di sinistra è finita. Noi lo scriviamo e ci ragioniamo da anni, ma mi rendo conto che chiedere a certuni di leggere può essere troppo.

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