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Public Policy

La parabola che ci siamo costruiti da soli

Da cittadini a sudditi

Troppe verità vengono a galla solo ora. Ma forse eravamo già prima sudditi inconsapevoli

di Elio Di Caprio - 05 aprile 2012

Tutto quello che non sai è vero. Così titola l’ultimo saggio di contro informazione di Beppe Grillo all’inseguimento di una facile popolarità nel crescendo di notizie sulla corruzione diffusa e in un’atmosfera da tiro al bersaglio in cui si sono specializzati i giornalisti Stella e Rizzo ospitati a puntate sul Corriere della Sera o sui media televisivi per fare le pulci a quel che non va nel sistema partitocratico italiano retto sui privilegi e sulle ruberie. Come negli anni ‘90 si viene così incontro ai legittimi malumori dell’opinione pubblica visto che hanno ragione tutti, chi si sveglia ora e chi si è svegliato prima ed il cahier de doleances su privilegi e corruzione in Italia rischia di diventare davvero infinito. Hanno ragione da tempo Beppe Grillo ed Antonio Di Pietro a non volere i condannati e nemmeno gli inquisiti in Parlamento – sarebbe il minimo per combattere o per avere la credibilità di combattere la corruzione dilagante e chi non sarebbe d’accordo su una tale misura di buon senso se la magistratura non fosse a sua volta pronta a ricattare la politica proprio su questo versante?- ha ragione dunque il “Corriere della Sera” che per la sua autorevolezza viene ripreso da quasi tutti i media nazionali ed esteri anche quando sembra dare adito ad ogni tipo di sfogo da blog contro le magagne della casta enumerando fatti e cifre ( non sempre diligentemente verificate per la verità) che fanno sobbalzare sulla sedia più di un osservatore straniero. Ci si domanda solo perché questo avviene ora e non prima, perchè vengano spalancati solo ora con dovizia di particolari quei mali (anche di costume) italiani che ci hanno portato al punto in cui siamo suscitando la legittima aspettativa degli stranieri e non solo dei mercati che siano gli italiani per primi a sostenere l’onere maggiore di fare pulizia in casa propria senza aspettare miracolosi aiuti dall’esterno. E’così ad esempio che abbiamo scoperto recentemente grazie all’Agenzia delle Entrate di essere un popolo di evasori certificati, di ex eroi, di ex santi e di ex navigatori e ora di ex imprenditori, visto che le dichiarazioni dei redditi personali di chi produce ricchezza risultano ben inferiori al reddito medio da lavoro dipendente. Arriveremo al punto che anche gli imprenditori tutti, piccoli o non piccoli, si lamenteranno di non poter arrivare con il loro stipendio alla terza settimana del mese pur al di là dei raccapriccianti episodi di cronaca che segnalano il loro disagio fino al suicidio per i ritardati pagamenti dallo Stato o per essere stati costretti a licenziare i dipendenti?

Dove è la verità dell’evasione, dell’elusione fiscale e del lavoro sommerso e quali persone e categorie riguarda? Siamo tutti inaffidabili? Ci arrivano finalmente i primi barlumi da un sistema informatico prima dormiente che con cifre alla mano apre qualche squarcio di verità su cosa sottosta all’endemica crisi italiana ma è una rivelazione che può anche alimentare pericolosi conflitti sociali. Siamo tutti vittime della disinformazione o dell’informazione piegata a determinati interessi – l’epoca precedente è stata esemplare in proposito- ma almeno su una considerazione che non è di destra e né di sinistra possiamo trovarci tutti d’accordo : la nascita abnorme di un governo tecnico ha fatto venire al pettine i nodi costituzionali, politici, finanziari, economici e sociali prima nascosti che si non accumulati nel tempo. Troppi e tutti insieme per poter essere risolti con un minimo di ordine. Si ammette così, a proposito dell’art.18, che lo Statuto dei lavoratori degli anni ’70 è superato ed andrebbe riformato. E perché non riformare la Costituzione del ’47, ancora più vecchia, che non è stata mai in grado di garantire gli equilibri istituzionali necessari con i circa 60 governi della prima repubblica e poi con il bipolarismo coatto della seconda dalle cui macerie siamo ancora circondati? E perché no la giovanissima legge elettorale? Una cosa è comunque certa al termine dell’accidentato percorso degli ultimi decenni : siamo tutti diventati più sudditi che cittadini in casa propria e non solo perché sono ora i mercati a dettar legge. Sembra quasi che il “disvalore” della sudditanza sia stato incamerato e metabolizzato ben prima e ben oltre dalla nostra classe politica come una caratteristica fisiologica del nostro sistema : prima ci hanno costretto a votare, appunto come sudditi, su liste bloccate dalle segreterie di partito e poi lo stesso Parlamento dei nominati – quello, per intendeci, che comprende i Lusi, gli Scilipoti e i Calearo - non ha retto ed è dovuto ricorrere a sua volta ad un personaggio esterno, a Mario Monti a suo modo anch’egli nominato.…. E’ l’ultimo paradosso che segnala la vera e propria sconfitta della democrazia italiana al di là delle vicende dei diktat di mercato e delle loro conseguenze su singoli Paesi europei. Quando i problemi da risolvere si affollano è difficile dare ad essi un ordine di priorità : è più importante riformare la Costituzione, lo Statuto dei lavoratori o la legge elettorale, oppure sarebbe sufficiente combattere meglio l’evasione e la corruzione mentre i mercati ci guardano più del dovuto a causa del debito pubblico che continua a crescere? Come meravigliarsi che gli attuali Ministri, compresa Elsa Fornero, siano costretti ad inventarsi esperti di rocamboleschi equilibri mediatici per dire e non dire e poi fare accettare pur di non perdere la bussola dei mercati?

Ma almeno, grazie alla crisi ed al governo tecnico, qualcosa in più sappiamo – anche se è sempre meno di quello che dovremmo sapere, come direbbe Grillo- su temi sensibili come l’evasione fiscale, il lavoro nero, le stratosferiche remunerazioni dei grandi dirigenti di uno Stato che neppure funziona bene. Quello che resta francamente inaccettabile è però che queste verità vengano fuori solo ora ad opera di personaggi che bene o male hanno condiviso le precedenti stagioni politiche, i famosi “executives” che non ci hanno mai detto prima, ad esempio, quanti sono i potenziali evasori da reddito dichiarato e cosa si poteva fare per stanarli prima, quale è la consistenza certificata dell’economia in nero, se si poteva prima porre rimedio allo squilibrio del nostro sistema pensionistico senza dover aspettare la scure brutale del governo Monti. I Mastropasqua, i Befera, i Catricalà aspettavano le autorizzazioni politiche che non sono mai arrivate per dire oggi la verità? Troppe cose non abbiamo saputo o sappiamo in parte solo adesso per scopi di immagine e di propaganda dopo che l’accoppiata Berlusconi-Tremonti ha proclamato per tre anni che i nostri conti pubblici erano in ordine perfetto. Ci hanno creduto un pò tutti, anche l’opposizione ed i sindacati, ma il guaio è che non ci hanno creduto né l’Europa e né i mercati e siamo così passati da sudditi passivi della mala informazione a sudditi effettivi di decisioni prese lontano da noi. A fronte della “terra incognita” dei mercati finanziari è così risultata d’improvviso fin troppo cognita la situazione del nostro debito pubblico congiunta alle dinamiche perverse che ne impediscono la consistente diminuzione.

E’ vero che il fantasmagorico salva-Italia di Mario Monti è stato adatto più ad aprirci gli occhi che a risolvere i problemi ma a cose fatte non possiamo non essere grati al Presidente Napolitano per aver fortunosamente trovato fuori dalla classe politica tradizionale un uomo come l’attuale Presidente del Consiglio a cui affidare quello che sta apparendo come il suo vero ruolo di commissario straordinario alla sudditanza, l’unico credibile in questa fase per tentare almeno di trovare un’ “uscita di sicurezza” dalla crisi che da finanziaria potrà presto trasformarsi in politica e sociale con conseguenze amare per tutti.

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