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La Camera cancella il decreto Bersani

Commissioni, parlamento e banche

Il massimo scoperto torna sotto un’altra forma. Grazie a un emendamento dei Ds.

di Alessandro D'Amato - 28 luglio 2007

Dalla certezza di perdere 3 miliardi di euro alla possibilità di guadagnarne altrettanti. Grazie ad un emendamento “chiaramente scritto sotto dettatura delle banche”, come dichiara Elio Lannutti dell’Adusbef. La commissione di massimo scoperto, cancellata dal decreto Bersani sulle privatizzazioni, che prevedeva una remunerazione, a favore della banca, per i fondi messi a disposizione del cliente indipendentemente dall’effettivo prelievo della somma, è “riapparsa” sotto altra forma. Un emendamento dal deputato diessino Andrea Lulli – presentato su pressione del Tesoro –permetterà agli istituti di credito di “rientrare” di buona parte dei soldi perduti: al posto della commissione le banche potranno fare pagare ai clienti un “corrispettivo per il servizio di messa a disposizione delle somme sia predeterminato, unitamente al tasso debitorio per le somme effettivamente utilizzate, con patto scritto non rinnovabile tacitamente, in misura onnicomprensiva e proporzionale all"importo e alla durata dell’affidamento”. E cioè, le banche chiederanno ai clienti una commissione non più sulla somma più alta che è stata presa in prestito, ma in proporzione all"importo e alla durata del fido concesso. Anche se non si va in rosso, ma solo per il fatto di avere un fido. E, se al Senato tutto andrà come previsto – a settembre è prevista la calendarizzazione del voto – alla fine le banche perderanno molto meno di quanto era stato preventivato. Anzi, secondo le associazioni dei consumatori, probabilmente riusciranno ad andarci in pari. Anche se l’Abi fa sapere che la commitment fee non è obbligatoria, visto che dipenderà da cliente a cliente. Ma a questo punto, agli istituti basterà alzare il costo effettivo della commissione ed ecco che potranno rientrare di gran parte – se non tutta – la somma a cui avrebbero dovuto rinunciare.

La nuova norma, prima ancora di essere effettivamente convertita in legge, è stato elogiato durante l’assemblea annuale dell’Abi dal Governatore Draghi, il quale ha dichiarato che questo tipo di costi sono una pratica comune anche all’estero. Anche se, dicono gli esperti, un raffronto con gli altri sistemi bancari è assai difficile, vista il diverso conteggio di oneri e costi e la difficile “lettura” di quelli italiani rispetto alla regola di quelli stranieri. “Altra cosa sarebbe stato legare i costi all’effettivo utilizzo della liquidità: almeno si avrebbe avuta una giustificazione razionale di quanto pagato – fanno sapere le associazioni dei consumatori – ma così com’è, è una fregatura, visto che in più permette di mantenere questa commissione sotto altra definizione, in modo tale che nessuno possa ipotizzare la maggiorazione surrettizia del tasso debitore”. Sempre che l’emendamento passi così com’è al Senato.

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