Molte difficoltà per l’approvazione
Class action all’italiana
Una legge indicata come priorità. Che però rimane seppellita alla Camera. Tra le proteste.di Alessandro D'Amato - 04 luglio 2007
Mentre oltreoceano la class action promossa dai risparmiatori contro Parmalat decolla ufficialmente – grazie a un giudice americano il quale ha deciso che la “nuova” società è responsabile dei danni della vecchia – in Italia la legge sulla causa collettiva continua a languire. Eppure la class era stata definita una priorità da Bersani e compagnia. Anche il presidente dell’Antitrust, Antonio Catricalà, ha sottolineato l’importanza del provvedimento, auspicando la nascita di “una lobby dei consumatori che sia più forte di tutte le altre”.
A novembre era stata presentata alla Camera una serie di progetti di legge – tra cui uno del governo – che si fondano su una logica differente da quella americana: la legittimazione ad agire è attribuita solamente alle associazioni dei consumatori, a quelle dei professionisti e alle camere di commercio, ma non ai singoli danneggiati. In più, resta il problema di rendere armonico il provvedimento con la Costituzione, che riconosce a ogni cittadino il diritto individuale ad agire per fare valere i propri diritti, che non può essere “espropriato” da alcun giudice senza l’assenso del danneggiato. Mario Lettieri, sottosegretario all’economia, è però sicuro che si arriverà quanto prima a un testo condiviso: “Mi sento un po’ il papà di questa legge, perché io stesso avevo presentato nella scorsa legislatura un testo approvato alla Camera e poi affossato dal centrodestra in Senato. In questo disegno ci sono cose da migliorare: bisogna meglio precisare le condizioni dell’azione risarcitoria, e soprattutto non fare della class action un’azione punitiva, che ne modificherebbe la natura rendendola pretestuosa e danneggiando così le aziende. Ma lo spazio per un accordo c’è”. E allora perché non è ancora arrivato l’ok del parlamento? “Perché bisogna in ogni caso considerare che c’è tutta una categoria di imprese contraria a questo provvedimento. Banche, assicurazioni, Enel, Telecom: spero che prima o poi accettino i principi della libera concorrenza e della tutela dei consumatori”.
Per comprenderne l’importanza strategica, basti pensare che, se fosse stata già in vigore, la class action per Parmalat avrebbe portato ad azioni risarcitorie per una cifra nell’ordine degli 8-10 miliardi. E intanto, sul web è già nata la petizione on line dell’Aduc per sostenere l’azione legale collettiva: in poco tempo, sono arrivate già 150 firme. “Ma non quella che vuole istituire il governo, che tra l’altro giace nello stallo più totale nonostante i buoni propositi” dice Vincenzo Donvito, presidente dell’Aduc “la proposta dell’esecutivo è una presa in giro, in primo luogo perché restringe l’arco di coloro che possono ricorrere a gruppi associazioni e istituzioni. E soprattutto, perché prevede in caso di verdetto favorevole della class action, che ogni cittadino debba poi fare privatamente causa per vedersi rimborsati i danni. Così si dà da mangiare alla lobby degli avvocati e basta”. Il cammino per la vera tutela dei consumatori, in Italia, è sempre più accidentato.
A novembre era stata presentata alla Camera una serie di progetti di legge – tra cui uno del governo – che si fondano su una logica differente da quella americana: la legittimazione ad agire è attribuita solamente alle associazioni dei consumatori, a quelle dei professionisti e alle camere di commercio, ma non ai singoli danneggiati. In più, resta il problema di rendere armonico il provvedimento con la Costituzione, che riconosce a ogni cittadino il diritto individuale ad agire per fare valere i propri diritti, che non può essere “espropriato” da alcun giudice senza l’assenso del danneggiato. Mario Lettieri, sottosegretario all’economia, è però sicuro che si arriverà quanto prima a un testo condiviso: “Mi sento un po’ il papà di questa legge, perché io stesso avevo presentato nella scorsa legislatura un testo approvato alla Camera e poi affossato dal centrodestra in Senato. In questo disegno ci sono cose da migliorare: bisogna meglio precisare le condizioni dell’azione risarcitoria, e soprattutto non fare della class action un’azione punitiva, che ne modificherebbe la natura rendendola pretestuosa e danneggiando così le aziende. Ma lo spazio per un accordo c’è”. E allora perché non è ancora arrivato l’ok del parlamento? “Perché bisogna in ogni caso considerare che c’è tutta una categoria di imprese contraria a questo provvedimento. Banche, assicurazioni, Enel, Telecom: spero che prima o poi accettino i principi della libera concorrenza e della tutela dei consumatori”.
Per comprenderne l’importanza strategica, basti pensare che, se fosse stata già in vigore, la class action per Parmalat avrebbe portato ad azioni risarcitorie per una cifra nell’ordine degli 8-10 miliardi. E intanto, sul web è già nata la petizione on line dell’Aduc per sostenere l’azione legale collettiva: in poco tempo, sono arrivate già 150 firme. “Ma non quella che vuole istituire il governo, che tra l’altro giace nello stallo più totale nonostante i buoni propositi” dice Vincenzo Donvito, presidente dell’Aduc “la proposta dell’esecutivo è una presa in giro, in primo luogo perché restringe l’arco di coloro che possono ricorrere a gruppi associazioni e istituzioni. E soprattutto, perché prevede in caso di verdetto favorevole della class action, che ogni cittadino debba poi fare privatamente causa per vedersi rimborsati i danni. Così si dà da mangiare alla lobby degli avvocati e basta”. Il cammino per la vera tutela dei consumatori, in Italia, è sempre più accidentato.
L'EDITORIALE
DI TERZA REPUBBLICA
Terza Repubblica è il quotidiano online fondato e diretto da Enrico Cisnetto nato nel 2005 dall'esperienza di Società Aperta con l'obiettivo di creare uno spazio di commento indipendente e fuori dal coro sul contesto politico-economico del paese.