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Sarkozy e l'ex presidente francese

Circa l'ipocrisia di Mitterrand

Il privato e il pubblico: tre ragioni per cui così non va bene.

di Davide Giacalone - 09 gennaio 2008

Il cielo mi guardi dal volermi occupare ancora delle avventure sentimentali di Sarkozy, ma è l’aspetto pubblico, istituzionale, che m’intriga. Qui in Italia c’è chi vorrebbe adottare il modello francese, lui ha adottato la modella italiana. Ma non è questo il punto. Il presidente francese che, dopo De Gaulle, ha lasciato l’impronta maggiore è stato Mitterrand. “Tonton” era il re della sinistra, era un socialista, aveva il fisico e la passione machiavellica per incarnare il mito della monarchia repubblicana. Aveva, o aveva avuto, anche diverse amanti. Ed oltre ad una moglie, con dei figli, una gli era nata fuori dal matrimonio. Lo ha sempre nascosto, e pensò di se stesso d’essere un grande svelandolo alla fine, organizzando il proprio funerale (mai si sarebbe fidato di altri) disponendo per file successive la famiglia allargata. Cosa lo ha spinto, per una vita, ad occultare la realtà? Semplice: il suo privato avrebbe danneggiato l’immagine di statista che s’era costruito. Il politico freddo, calcolatore, ma anche sincero nelle passioni, fermo nelle opinioni, che aspira ad essere non solo il governante, ma anche il padre e l’esempio da seguire, mal si conciliava con le pudenda vibranti di desiderio e inseminatrici. Ipocrisia? Certo, ed a carrettate. L’attuale inquilino dell’Eliseo ha detto di non volerne seguire quell’esempio, e ce n’eravamo accorti. Non sarò un ipocrita, dice. Bravo. Farò tutto alla luce del sole, promette. Speriamo non proprio tutto. Prendendo il buon esempio esprimo la mia maschilistica opinione: mi pare sia un po’ traumatizzato per come lo ha trattato la seconda moglie, la quale prima è fuggita con un amante, poi si è fatta riaccogliere nel desco nel corso della campagna elettorale, successivamente gli ha stampato un bel bacino della vittoria ed infine ha mandato lui, la carica, l’Eliseo e la prosopopea a farsi benedire. Simpatica, anche se non te la auguri. Ma non è lei il tema, non è lei che è stata votata. Quindi il presidente si rifidanza, viene in Italia e va a pranzo con la futura suocera (i suoceri maschi sarebbero due, comunque morti), porta in barca la morosa assieme al proprio figlio grande, di primo letto, visita le antiche rovine portando a cavalluccio il di lei pargolo. A morte l’ipocrisia, evviva. Anche se, forse, si dovrebbe trovare un accordo sul termine, perché Mitterrand si sarebbe fatto ammazzare prima di diventare canonico onorario, mentre Sarkozy s’è preso l’investitura ed ha proclamato i valori della cristianità innanzi al papa. Sembra una canzone del grande Giorgio Gaber. Ma sul serio va bene così? A me non pare. Per tre ragioni. La prima è antropologica. La leonessa si fa ingravidare dal leone con la criniera più grande ed il ruggito più possente, capace di far scappare l’altro alleprato felino, garantendo così una genetica promettente per i cuccioli. Alcune scimmie femmine si concedono solo se ricevono doni e vengono spulciate, perché va bene l’istinto della riproduzione, ma qualcosa è sempre bene guadagnarci. Darwin non è passato invano. Però temo che il darvinismo repubblicano non porti proprio bene se vale la regola che il potere rende attraenti e facilita l’accesso alle belle gnocche, le quali, del resto, monetizzano la suddetta accasandosi in alto loco. E non porta bene perché: a. fa sembrare il potere repubblicano una conquista per se stessi e non un servizio alla collettività (perdonate tale moralismo ottocentesco, ma, che volete, comincio ad avere un’età); b. come insegna la storia delle monarchie, poi si diventa cornuti, a cura dello stalliere. La seconda ragione è sociale. Sono favorevole al divorzio, sia come legge che come pratica (sono favorevole anche all’aborto, ma solo come legge, mentre la pratica è drammatica). E non credo affatto che un buon governante lo si scelga dalla cintola in giù. Infine non credo alla sacralità della famiglia monogamica. Mi piace, mi sembra una gran bella cosa, quando riesce, ma non credo il matrimonio sia un sacramento. Premesso ciò, se la regola è la carovana non si produrranno tanti capobranco, ma tanti spiantati. C’era una ragione nell’ipocrisia mitterandiana (e non solo sua, naturalmente), si può superarla, non capovolgerla. In terzo luogo sono ancora persuaso che la razionalità serva a dominare l’istinto ed ho leggiucchiato da qualche parte che la razza umana ha sviluppato l’istinto monogamico a causa del fatto che la figliolanza s’emancipa dopo un sacco di tempo, nel corso del quale predilige la presenza di due genitori (che si scelsero liberamente), con ruoli diversi. Può darsi che tali considerazioni zoologiche risultino fastidiose, ma non è confortante vedere dei cinquantenni che si vestono come adolescenti e si sbaciucchiano spremendosi sul muretto. E qui mi prendo volentieri gli insulti di un femminismo vetusto, che contesta la differenza dei ruoli, così come il dileggio di un machismo al viagra, che sospetta sia l’invidia a muovere la penna. Il fato è che saltando a pie’ pari l’età adulta si finisce con il dovere crepare in pubertà. E non è una bella prospettiva.

www.davidegiacalone.it

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