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Ormai il “centro del mondo” è l’Asia

Cindia, l’ asse mondiale vincente

Le sorti dell’economia sono nelle mani di Cina e India. Servono gli Stati Uniti d’Europa

di Enrico Cisnetto - 12 febbraio 2007

Altro che “paesi emergenti”. Anche nel 2006 il pil mondiale è aumentato enormemente (+5,3%), e quasi la metà di questo incremento viene da Cina e India, le cui economie sono cresciute rispettivamente del 10,7% e del 9%. E non a caso a Davos si è parlato di “shifting power” (spostamento del potere), perchè l’Oriente non solo è definitivamente emerso, ma ormai è diventato il motore del mondo. Basta infatti guardare l’evoluzione delle componenti geografiche del pil mondiale negli ultimi 17 anni per rendersi conto che il sorpasso è già avvenuto: nel 1990 l’Europa da sola produceva più di un terzo (il 35,2%, di cui il 3,7% l’Italia) della ricchezza mondiale, l’America del Nord il 21,7%, l’Asia il 17,6% e il Giappone l’8,7%. Lo sviluppo era dunque nelle mani della filiera Usa-Canada-Europa-Giappone, che rappresentava più dei due terzi (il 67, 2%) del fatturato terrestre. Oggi, il Vecchio Continente ha ridotto la sua quota di pil mondiale del 25% (scendendo al 26,2%), l’America del Nord del 6,8% (21,7%) e il Giappone del 28% (6,2%), mentre l’Asia l’ha aumentata del 77% (al 31,2%), scalzando così l’Europa. La quota dell’Italia è scesa del 27%, arrivando al 2,7% del totale.

L’asse mondiale vincente è cambiato: oggi i due terzi del pil li fanno Asia, Nord e Sud America e Giappone. Ce n’è abbastanza per certificare ufficialmente che le sorti dell’economia globale sono nelle mani di Cindia. La Cina è al quarto anno consecutivo di crescita a due cifre, e a questo ritmo diventerà la terza economia del mondo nel 2008. Tanta è oggi la sua forza economica, che detiene il 60% del debito pubblico statunitense, e ciò le regala un potenziale di ricatto non indifferente (pensate che succederebbe se decidesse di convertirlo in euro). E proprio a Davos, in un report di Goldman Sachs, è stato certificato che il sorpasso del paese della Grande Muraglia sugli Usa è fissato tra soli 28 anni, mentre per quello dell’India bisognerà attenderne 43. A quel punto, la gara tra i due giganti asiatici potrebbe, nel lungo periodo, veder favorita proprio l’India, che – non avendo saputo controllare il boom delle nascite – si potrà avvalere della forza lavoro più giovane del mondo. Persino su un fronte negativo, l’inquinamento, l’Asia è da record: secondo l’Agenzia Internazionale dell’Energia, nel 2009 la Cina strapperà agli Usa il primato nelle emissioni di gas carbonici. Un effetto collaterale della crescita senza briglie destinato ad aumentare in maniera esponenziale: entro il 2030 i consumi globali di energia cresceranno del 53%, le emissioni di anidride carbonica del 55%; e il 70% di questo aumento sarà dovuto proprio a Cindia.

Insomma, nel bene e nel male ormai è l’Asia il “centro del mondo”. Per ora ha conquistato la leadership soltanto dell’industria manifatturiera – la quale in Europa rappresenta più solo il 12% del pil – ma nel prossimo futuro punterà sui servizi e sulla tecnologia. Per questo, l’Europa – e l’Italia a maggior ragione – ha davanti due opzioni: o ristrutturare profondamente il proprio capitalismo, facendo affidamento sul vantaggio competitivo che ancora ha nell’alta qualità, o soccombere. Ma per rinascere l’Europa ha bisogno di una guida politica forte: ci vuole una “missione” con la stessa valenza di quella per l’euro. Contro Cindia ci vogliono gli Stati Uniti d’Europa.

Pubblicato dal Messaggero dell’11 febbraio 2007

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