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Angelo Rovati, un monumento all'abnegazione

Chi trova un amico trova un tesoro

Si è sacrificato per tenere Prodi al riparo degli attacchi. Ora però non esageri

di Davide Giacalone - 02 ottobre 2006

Chi trova un amico trova un tesoro, se poi l’amico che trovi fa anche il tesoriere del tuo gruppo politico, non resta che fargli fare il consigliere economico. Lui, Angelo Rovati, ha deciso di trasformarsi in monumento all’abnegazione, in modo da mettere l’amico, Romano Prodi, al riparo dagli attacchi. Ad esagerare, però, c’è il rischio di subire la bruciante accusa di ridicolaggine. Secondo Rovati, allora, le cose sarebbero andate così: a Palazzo Chigi si occuparono, effettivamente, di Telecom Italia, ma fuggevolmente, al mattino, e chi, come il solo Rovati, sosteneva l’opportunità di scorporare la rete fissa e farla acquistare dalla Cassa Depositi e Prestiti veniva rimbrottato, specie da Prodi che, come è noto, è esponente di una scuola liberista, contraria all’intervento dello Stato nel mercato. Ma lui, Rovati, non si da per vinto, e siccome, per lavoro, continua ad incontrare manager di vario livello, a ciascuno di essi pone il tema di Telecom. Le risposte più interessanti, e suppongo affini al piano predisposto, le riceve da Bernabé e Colao. Non ci dice se i due pensavano di parlare con l’amico Angelo o con il consigliere economico di Prodi, sta di fatto che le loro parole gli sono sembrate convincenti e le ha trascritte. Poi, siccome si trovava in barca con un amico di Tronchetti Provera, e quest’ultimo chiamava per informare l’armatore del suo cordialissimo incontro con Prodi, ecco che è proprio il barcarolo a mettere in contatto il presidente di Telecom con Rovati, temporaneamente componente la ciurma. Ora, dico io, se Tronchetti e Prodi non parlarono di Telecom, dei guai finanziari e del modo per porvi rimedio, com’è che il baldo marinaio si permette di presentare un suo piano, per giunta personalissimo e computato rubacchiando idee a qualche ignaro consulente? Comunque, arriva il giorno in cui il piano viene consegnato, per il tramite di un uomo appositamente inviato a Palazzo Chigi. Prima domanda: ma gli sembra normale, al buon Rovati, diffondere da quella sede piani che sono l’opposto di quel che pensa il presidente del Consiglio? Seconda questione: perché scrisse a Tronchetti “grazie per la disponibilità”? disponibilità a che cosa? Sta di fatto che il destinatario riceve il piano, chiama cortesemente e dice all’autore che gli sembra una gran cavolata. Grazie, prego. Poi riunisce il consiglio d’amministrazione e vara un riassetto che in parte ricalca il piano ed in parte va oltre. Arriva Prodi, che naturalmente non sa nulla di nulla, e dice: “sono sconcertato”. Di cosa, è sconcertato? Precisa Rovati: Romano era sconcertato dal fatto che quel riassetto si muoveva in direzione opposta a quella varata da Telecom poco più di un anno prima. Bella spiegazione, il che significa che Prodi ha un’anima da azionista Telecom, e si sconcerta per le inversioni di rotta a prescindere dal giudizio su quale sia la rotta buona? Il bello è che anche il piano Rovati è un’inversione di rotta, giacché prevede l’esatto opposto di quel che fece il precedente governo Prodi. Morale, quel che Rovati racconta al Corriere della Sera non sta in piedi, non ha senso logico, e fa venire il mal di mare. Rappresenta lo staff del presidente come composto da persone che vanno ciascuna per i fatti propri, ma hanno in comune il venire da Goldman Sachs e lo sperare di continuare a fare affari insieme. Naturalmente fra una festa e l’altra. Sarà anche vero che chi trova un amico trova un tesoro, ma da certe spiegazioni è meglio difendersi chiedendo l’aiuto divino. Davide Giacalone www.davidegiacalone.it

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